Quando alle medie cercavano d'inculcarci
come scrivere un tema argomentativo, spesso si sottolineava il valore
degli argomenti scientifici. La mia professoressa caldeggiava in
particolare l'uso della statistica, e delle dimostrazioni
scientifiche. Sostenere la propria tesi citando gli argomenti che
nella dispensa venivano messi a disposizione era un bene, citare
qualche vittorioso esperimento che si fosse svolto in immaginari
laboratori americani, era eccellente.
Nulla batteva la scienza.
E così infarcivamo i nostri temi di
grandiose statistiche svolte su migliaia di migliaia d'italiani, di
minuziose indagini sociologiche sull'inesistente "cittadino
medio italiano", di complessi ma incontrovertibili esperimenti
di recente pubblicati sui più noti giornali internazionali.
Ovviamente, mentivamo.
Erano esercitazioni quelle;
l'importante era afferrare il metodo, comprendere il meccanismo.
Inventavo a tutto spiano, ma sapevo bene che quanto scrivevo aveva la
stessa qualità della cartaccia della più infima qualità.
L'altro ieri, passeggiando in città
una gentile signorina mi ha ficcato in mano questo volantino, e per
poco non mi è scappato un conato, mentre leggevo. Sono abituato alle
coventricole, alle piccole sette, ai gruppi di pseudomassoni che
affollano il sottobosco cittadino; ma non ero avvezzo alle ultime
innovazioni che avevano introdotto.


