Alan Moore recentemente è
stato intervistato dalla televisione francese, con una miniserie di
otto video, dove nell'arco di pochi minuti riassume le sue posizioni
e le sue riflessioni sul mondo, la politica, il cinema e ovviamente,
la magia. Come H. P. Lovecraft, Alan Moore è quel genere di
scrittore che trovo interessante tanto – se non a volte di più –
delle sue opere. Ormai mi è impossibile capire se ho anch'io le sue
stesse opinioni perchè la penso allo stesso modo, o semplicemente
perchè l'ho talmente letto e ascoltato che l'ho interiorizzato e lo
ripeto a memoria (!).
Ad ogni modo, visto che la
trasmissione è in inglese con sottotitoli in francese, ho pensato di
tradurla per mio conto e pubblicarla qui; ovviamente non è tutto e
alcune espressioni mi erano indecifrabili. Consiglio, as usual,
di rivolgersi alla versione originale, che è anche bene diretta. I
francesi hanno una cultura in campo popolare invidiabile – saranno
una manica di arroganti in altri campi, ma nell'arte e nella
scrittura non li posso che invidiare.
Credo che Moore colpisca
al cuore della questione quando critica la cultura attuale.
Al
momento, in America ed Europa non abbiamo più una cultura nel senso
moderno del termine.
Non abbiamo una cultura del 21' secolo per gli
abitanti del 21' secolo.
Le generazioni nate nel 2000 non stanno
vivendo né una cultura del 21' secolo, né una corrispondente
controcultura. Ogni singola, fottutissima, cosa che esperiamo è una
riproduzione della cultura popolare del XX secolo. E' una copia, è
un patetico plagio, è una riproduzione fine a sé stessa. Ci sono
manufatti culturali che potrebbero riflettere la nostra epoca, ma
rimangono in ombra, nascosti. Non c'è una direzione unitaria, una
tendenza dominante, un movimento che con la sua filosofia, il suo
stile, la sua ideologia pervada la nostra epoca.
Non abbiamo un
equivalente del Modernismo. O del Brutalismo. O dell'art nouveau fin
de siecle. O del Neoclassico.
Non abbiamo un movimento come il
Romanticismo. O il Modernismo. O l'Illuminismo. O il Positivismo.
Qualunque sia il campo, non c'è nulla, se non la stanca, nauseante
ripetizione dei decenni passati. Una cultura certo straordinaria, ma
che abbiamo già sperimentato più e più volte.
Avevo vomitato contro i Pokemon, un anno fa. Non ho nulla contro i Pokemon, sono una
bellissima invenzione... per gli anni '90 dove sono nati. Basta,
diamine. Lasciateli morire in pace.
Avevo vomitato cinque anni fa,
contro la cultura anni '80. All'epoca immaginavo che qualcosa sarebbe
cambiato. Patetico illuso che non sono altro, nel 2015/2016 la
situazione se possibile è peggiorata ancora e ancora di più. La
Disney letteralmente manovra i suoi registi come se fossero
marionette da circo. Vuoi imporre la tua visione, il tuo gusto, le
tue scelte di regia e sceneggiatura? Fuori dai coglioni, vogliamo un
prodotto talmente limato, talmente mogio e senza palle, che possa
piacere a tutti. Senza in realtà piacere a nessuno. Basti guardare le difficoltà con Star Wars IX. E non fraintendetemi, adoro Star
Wars: come una saga nata in un preciso momento storico e appartenente
a una precisa mentalità propria della fine anni '70, inizio anni
'80. Se vuoi ancora proporre Star Wars, proponi qualcosa di nuovo.
Qualcosa per il 21' secolo.
Come osserva Alan Moore, la cifra
dominante del 21' secolo è la complessità. Viviamo nel secolo dove
meno si dovrebbero usare slogan e semplificazioni, perchè sempre più
grazie all'imponente flusso di informazioni che abbiamo a
disposizione, siamo consci che viviamo un mondo pieno di
sfaccettature. Un mondo dove si dovrebbe agire e giudicare coi piedi
di piombo.
Siamo persone adulte nel 2017: comportiamoci come tali.
Non possiamo più generalizzare. Dobbiamo affrontare l'immensa mole
di dati e sentimenti che riceviamo dalla tecnologia e affrontarle con
un adeguato responso, altrettanto ricco e complesso. Certo, come con
gli scacchi, le euristiche sono necessarie. Non gli stereotipi. Non
gli slogan. Non le divisioni in tribù e fazioni.
L'unica generalizzazione
che accetto, nel 2017, è tra estremamente ricchi ed estremamente
poveri. E paradossalmente è l'unica che se proposta, incontra una
durissima opposizione. Si potrebbero fare tanti paragoni all'età
vittoriana che dal 1860 allo stesso modo doveva orientarsi in un
mondo interconnesso e in continuo mutamente. Sarà argomento dei
prossimi mesi.
Per ora, l'unica reazione
dalla nostra generazione è stata un patetico rintanarsi in sé
stessi, un'infantilizzazione che si abbevera spasmodica alla tetta
della cultura pop degli anni '80. E il risultato lo vediamo: una
non-cultura in un periodo come il nostro, che ne avrebbe più che mai
bisogno.
Su Anonymous...
La prima volta che ho
visto una protesta di Anonymous, era ancora ai suoi esordi, quando,
credo, operavano sotto il nome di Chanology, che era stata inventata
in diretta opposizione a Scientology
Posso capire perchè
vestire delle maschere, ha senso, quando sei contro una setta
religiosa come Scientology.
Poi, molto più tardi,
Anonymous cominciò a emergere in tutta la sua forza. Tuttavia penso
che l'adozione di massa della maschera di V per Vendetta avvenne
solamente dopo il film, che non ho visto e non voglio averci nulla a
che fare, perchè era una distorsione di cosa V era, in cui le voci
anarchia e fascismo non venivano mai menzionate. Non ne ho più una
copia in casa oggigiorno, perchè come altri miei lavori - la gran
parte - la mia associazione con essi è fastidiosa, disturbante e mi
parlano soltanto di amicizie spezzate e proprietà intellettuali
rubate.
Con Anonymous non si può sostenere un movimento così eterogeneo, anche se sostengo gran
parte dei loro sforzi. Sono fiero che i moderni movimenti politici
possano trovare un qualche uso in quella immagine incredibilmente
forte, e posso vedere come dia un certo senso di romantico e
drammatico alle proteste e questo è un bene, perchè essendo stato
coinvolto nelle proteste in passato, sono incredibilmente noiose e
posso vedere come essere vestiti da V per Vendetta possa notevolmente
migliorare le cose.
Sulla cultura e
controcultura...
La controcultura è
l'unico modo di criticare la cultura - esattamente come il marxismo è
l'unico modo di criticare il capitalismo.
Dalla fine della seconda
guerra mondiale fino al 1990, potevamo dipendere su una nuova
controcultura - una rinnovata controcultura, ogni due, tre anni - la
cultura della metà del '60, in pochi anni abbiamo avuto il glam, che
portò una nuova controcultura completamente diversa, alcuni anni
dopo arrivò il punk, con la sua tremenda, esplosiva energia. Questi
movimenti arrivarono, in modo rimarcabile, ogni 2/3 anni con la
regolarità della fermata di un bus. E poi nel 1995 abbiamo avuto,
invece di una controcultura... il britpop. Che non era un movimento
culturale genuino, era un revival delle band indie chitarriste, una
copia del '60 e del '70.
Quando abbiamo avuto
l'emergere di Internet, quando le persone stavano iniziando a
comprendere come avrebbe cambiato la nostra società, allora abbiamo
realizzato che “ah, abbiamo un ruolo, questo è il futuro. E non era
il futuro che ci eravamo aspettati e non lo abbiamo capito e penso
che culturalmente abbiamo deciso di marciare sul posto, immobili”.
Abbiamo così deciso di
reiterare e ripetere la cultura con cui eravamo familiari, la cultura
del XX secolo, e non abbiamo avuto una controcultura da quel momento,
in effetti si può argomentare che non abbiamo avuto nessuna cultura
in tutto e per tutto da quel momento!
Abbiamo bisogno di una
controcultura, in modo che la cultura normale non ristagni e muoia
definitivamente.
Ho l'impressione che
l'attuale tsunami di film americani supereroistici non stia facendo
del bene alla nostra cultura per niente. E si potrebbe
discutibilmente osservare come il 2016, l'anno in cui la Gran
Bretagna ha votato per la Brexit e in cui l'America ha eletto un
gigantesco pompelmo (satsuma) nazista, sei dei film con i più grandi
incassi erano film di supereroi.
Queste sono brutte notizie
per la cultura, se abbiamo questa infantilizzazione, se abbiamo
questo rifiuto di crescere, un rifiuto di prendere responsabilità
per il mondo adulto in cui ci troviamo tutti ad agire.
Quindi sì, questo è un
mondo molto complesso e sì, è spaventoso.
Nessun altro vuole
ammettere che siamo la generazione che ha ora la responsabilità.
Quindi ci ritiriamo in
queste fantasie di potenza, verso le quali avevo prima un certo
disgusto, dopo averle tanto amate nell'infanzia, ora ho come
un'avversione tossica nei loro confronti e penso davvero che stiano
danneggiando la cultura, stiano danneggiando l'immaginazione umana e
penso che alla fine della giornata possano giustamente essere
descritte come sogni di supremazia bianca della razza ariana.
Su Northampton, città
natale del Bardo...
Quindi, je suis
Northampton.
Mi sono sempre sentito
strettamente legato ai paesaggi dai quali sono emerso. Penso che
questo in una certa misura sia proprio di tutti noi. Le nostre
personalità, le nostre vite sono incredibilmente influenzate forse
non dalle stelle alla nostra nascita, ma dalla situazione del
quartiere dove siamo nati. Dalla situazione in cui i nostri parenti
vivevano, che la nostra famiglia ha forse vissuto per generazioni...
queste cose posso vedere come potrebbero, definitivamente,
influenzare chi diventerai in futuro. Quando lasciai la città per il
weekend, un paio di anni fa, ebbero un tornado.
Quindi, è per questo che
resto. Senza di me, la città andrebbe a pezzi. E' certo un'enorme
responsabilità, ma è di quel genere che sono contento di assumermi.
Se si viaggia molto per il
mondo, credo che si arrivi a comprenderlo in un senso orizzontale, si
è consapevoli del presente e di come si realizza in diversi modi in
tutto il mondo.
Se rimani in un solo
posto, ricevi una concezione molto più quadrimensionale del mondo in
cui vivi. Vedi tutte queste persone non in un singolo istante di
tempo, ma li si vedi con un senso di profondità, nelle loro storie.
Credo di avere ottime basi
per dire che Northampton è il centro di questa nazione, almeno.
Anche Dio pensa che
Northampton sia il centro della nazione.
E avevo sentito che Adolf
Hitler aveva piani d'invasione per l'Inghilterra che apparentemente
si concludevano con la presa di Northampton.
Quindi, questo è Hitler,
Dio il sottoscritto che siamo tutti piuttosto unanimi nel
sottolineare l'importanza e la centralità di Northampton. Pertanto, se
qualcuno vuole discuterne, dovrebbero essere conscio verso chi sta
attaccando briga.
Sulla Thatcher e Tony
Blair...
Odiai Margaret Thatcher.
La disprezzavo veementemente. Tuttavia, nemmeno lontanamente a quanto
arrivai a odiare Tony Blair.
Margaret Thatcher cambiò
completamente questa nazione. Con la sua banale, borghese visione. E
raccontò a tutti: oh sì, puoi comprare la tua casa, puoi fare
scalata sociale, puoi diventare un medio borghese e un sacco di
persone cercarono di comprare la loro casa e la gran parte finì per
dormire nelle strade o finirono retrocessi ai più bassi gradini
della classe borghese. E questo terminò ogni genere di opposizione
alla Thatcher, ma! almeno aveva fatto quello che aveva promesso: era
una guerrafondaiaia di destra, commise tutto quello che persone di
questo genere finiscono per fare.
Tony Blair, dall'altro, era membro
di un partito che era stata l'unica speranza per la classe operaia;
ma non lo voleva più; voleva che fosse solo un'altra versione del
partito Tory. Da questo momento in poi mi pare ci sia stata
un'accettazione, in questa nazione, che solo le politiche di destra
funzionano. Che le politiche di sinistra sono tutte folli. Sono state
le politiche di sinistra che ci hanno dato un servizio sanitario dopo
le guerre, sono state le politiche di sinistra che ci hanno dato un
sistema scolastico dopo le guerre, in modo che i ragazzi della classe
operaia avessero almeno una chance di entrare nel mondo allo stesso
modo degli altri. Ma con Margaret Thatcher si scelse di tornare
indietro e tutt'ora si torna indietro con questa nuova generazione di
politici inetti e finti. La soglia di accettabilità è così bassa
che non pensavo fosse possibile scendere ancora più in basso.
Sulla Brexit...
Fare un voto di protesta
alle elezioni è come decidere di spendere la notte in un hotel,
scegliendo di non chiudere a chiave la propria stanza e cagando sul
letto come segno di protesta e quindi realizzando che avrai da
dormire tutta la notte in un letto di merda.
Non sono così sicuro che
le deluse classi lavoratrici siano interamente da biasimare per
questo. Sì, lo so, tanti lo erano: votarono per lasciare l'Unione.
(…) Penso che ci siano stati altrettanti voti nella classe
borghese, che votarono per lasciare, e che per la maggior parte era
un voto di protesta. Conosco parecchie persone che la mattina dopo
soffrirono un atroce rimorso o mi è stato raccontato di un uomo
d'affari che aveva donato un milione di sterline per lasciare e che
la mattina del 24 la sterlina era disastrosamente crollata contro il
dollaro e che l'uomo d'affari aveva perso soldi per 49 milioni
rispetto al valore della sua compagnia.
Questo non sarebbe dovuto
al razzismo, che anche giocò un ruolo importante. Questi (gli operai ora in pensione) nel 1960
erano convinti socialisti. Ma il mondo in cui viviamo è molto più
complicato del mondo degli anni sessanta. In effetti, penso che la
complessità crescente sia la fonte di tutti i nostri problemi
Sulla tecnologia...
La tecnologia accelera
tutto.
Durante il Rinascimento
abbiamo duplicato la quantità d'informazioni acquisite nelle
migliaia di anni precedenti. Poi raddoppiò di nuovo nel corso di due
secoli e raddoppiò ancora tra gli anni '60 e '70. E penso che la
quantità d'informazioni attualmente stia raddoppiando in meno di un
anno. C'è un punto proiettivo dove l'informazione raddoppia ogni
frazione di secondo, il che vuol dire che in ogni frazione di secondo
acquisiamo più informazioni di quante ne siano esistite in tutta la
storia dell'umanità.
La tecnologia, come
Internet ad esempio, erode il nostro concetto di geografia fisica, in
quanto la distanza perde di senso, le frontiere nazionali diventano
sempre più inutili. Quindi cose come i legami nazionali cominciano a
evaporare, iniziano a non significare nulla. Le persone che vedono le
barriere scomparire e che si sentono spaventate ed esposte,
cercheranno disperatamente di far tornare l'orologio indietro, quando
comprendevano le cose del mondo - o pensavano di comprendere le cose
- una sorta di età dell'oro negli anni '50.
Lo stesso vale per il
fondamentalismo religioso. I religiosamente inclini - o alcuni di
loro - invece che adattare la propria spiritualità a un mondo in
cambiamento, preferiscono dire, “No, noi pensiamo che Dio ha creato
l'intero universo in 7 giorni e che ha messo quei fossili di
dinosauro per testare la fede dei paleontologi ottocenteschi”.
Questo è ciò che porta
all'idiozia fondamentalista religiosa e politica; dobbiamo
ricordarcelo, queste persone sono spaventate e si può capire il
perchè. Il mondo attorno è in ebollizione; sta cambiando da uno
stato a un altro; nessuno ha idea di cosa sta succedendo o di quale
sarà il risultato di tutto questo, in particolare i nostri capi che
semplicemente cavalcano l'onda del populismo. Non sono in controllo
dell'onda, si lasciano trasportare. La nostalgia e il risentimento
sono le due cose che portano più direttamente al populismo o al
fascismo come movimenti che abbiamo visto in giro per il mondo
oggigiorno.
Sul
passato e la memoria storica...
Lucia Joyce destinata all'Ospedale Psichiatrico, nel fumetto di Mary e Bryan Talbot, Dotter of Her Father's Eyes |
Sembra che abbiamo perso
quel rispetto per il passato e per le persone che erano a noi
necessarie per esistere.
Quello che volevo compiere
con Jerusalem, era prendere queste fragili memorie e tenerle da
qualche parte al sicuro, come un messaggio nella bottiglia, per
rendere queste effimere e temporarie strade e persone, eterne.
Violet Gibson era famosa
per aver sparato a Mussolini sul naso e Lucia Joyce, la figlia di
James Joyce, qualcuna che aveva catturato la mia attenzione. Forse
l'unica vera erede del talento di James Joyce. Fu posta nelle mani di
un'intera sequela di medici e dottori dell'Ospedale, tra i quali,
molto sfortunatamente, Carl Jung, che trattò Lucia alla stregua di
un libro di suo padre e che finì a St. Andrews (…) dove fu
visitata da Samuel Beckett.
Nel parco di Northampton
(…) si dice che si trovi sepolto anche un first folio di Shakespeare con una
tragedia inedita, assieme a una mummia egizia e un tank della seconda
guerra mondiale.
Mi piace pensare che nei
giorni dell'apocalisse il grande tumulo ad Abington Park si aprirà
per rivelare il carro armato con la mummia che lo cavalca leggendo
questa perduta tragedia del teatro di Shakespeare. Spero di vivere
abbastanza per vederlo.
Sulla magia, nostra
salvatrice...
La magia è politica, la
magia è sociale, la magia è cultura, la magia è praticamente
tutto.
Dobbiamo tornare indietro
al 1993, in occasione del mio 40esimo compleanno, quando avevo avuto
un po' troppo da bere e quando decisi all'improvviso alla fine della
sera che sarei divenuto un mago.
E la mattina dopo, quando
ti svegli, ovviamente pensi “Oh mio Dio, ora dovrò veramente
farlo, o altrimenti sembrerò uno stupido. E se lo faccio,
probabilmente sembrerò stupido”.
Il linguaggio, l'arte, la
conoscenza e la magia sono 4 facce dello stesso fenomeno.
La creatività e la magia
sono praticamente intercambiabili. La nostra cultura, oggigiorno, è
interamente rappresentata dalle parti e dagli ingredienti squartati
della magia. Quello che è successo, è che con l'avvento della
società urbana, per la prima volta puoi avere una specializzazione.
Puoi essere ad esempio, un prete, che prenderà via dalla magia la
sua funzione spirituale.
E quei noti bastardi, gli scrittori e gli
artisti, che prenderanno dalla magia la funzione visionaria e la
nascita di quanto oggi definiamo scienza moderna, che emerse
dall'alchimia, che emerse dalla magia. E ovviamente c'è la medicina.
Ma la magia aveva ancora il mondo interiore, il mondo della mente,
quello era ancora territorio magico; questo fino al 1910, quando
Sigmund Freud rimosse quell'ultima vestigia di cos'era la magia,
lasciandolo solo i rituali vuoti e senza significato.
Sì, abbiamo
smembrato la magia. Ma questa, in realtà, è solo una parte di una
più grande formula magica, la formula chimica Solve et Coagula.
Solve significa, alla fin fine, analizzare, rompere la cosa nelle sue
più piccole componenti. La seconda parte della formula, Coagula, è
la sintesi, è la riunione di tutte queste parti assieme, in una
forma che si spera migliorata, o almeno in una forma meglio
comprensibile. E mi sembra che questo sia quant'è necessario succeda
con la magia, assieme alla cultura e dalla società presente.
Dovremmo cominciare a
vedere questa coerenza emergere dal completo stato di dissoluzione in
cui attualmente sembra essere la società.
Con l'attivismo e le
proteste e l'organizzazione che si sta formando in opposizione a
figure come Donald Trump, forse possiamo dire, ottimisticamente, che
possiamo vedere l'inizio di questa sintesi, di questo tipo di
processo. Questo è per me cos'è la magia, dovrebbe, anzi, è tutto nel
nostro mondo.
5 commenti:
Non so come ringraziarti per il lavorone che hai fatto!
Anch'io sono totalmente in sintonia con Alan Moore (alcuni dicono che sono "un fan"...) e bevo volentieri ogni sua intervista o dichiarazione, ritrovandomi ogni volta a concordare con tutto.
Purtroppo per me il mio inglese e il mio francese non sono buonissimi, quindi, di nuovo, ti ringrazio infinitamente per l'opportunità che mi hai dato di leggere comodamente in italiano le parole del Bardo :)
Questa sera vedrò anche i video su Arte, e anche qui ti ringrazio per il link.
Un carissimo saluto.
Orlando
In due post sparati uno dietro l’altro metti molta carne al fuoco.
Il mondo d’oggi è molto più complesso rispetto a soli 30 anni fa. E non dipende solo dalla quantità impressionante di materiale che viene prodotto, ma anche dalla mai vista prima disponibilità di questo materiale. Praticamente tutto, da qualsiasi parte del mondo, è accessibile istantaneamente.
E trovo che sia una cosa bellissima, però porta a quel fenomeno di future shock al quale la nostra mente non è preparata.
Non posso neanche dire che sia tutta colpa nostra. In milioni di anni l’evoluzione ha forgiato il nostro cervello per rispondere a determinate caratteristiche ambientali, che non comprendevano Facebook e Whatsapp. Come non era tra queste l’esistenza di comunità di milioni di persone, con migliaia di contatti da gestire. E intendo proprio gestire a livello di cervello. Io ho difficoltà a ricordarmi i nomi di tutti i miei colleghi, pensa di alcuni milioni persone con le quali magari condivido la comunità di… una cosa a caso… Game of Thrones. Basta leggersi David Wong e la sua teoria della Monkeysphere, basata sul numero di Dunbar: in breve (ma ti invito a leggerti l’articolo di Wong) possiamo considerare come appartenenti alla nostra tribù solo un numero limitato di persone, tutte le altre diventano non-persone, e questo è un limite hardware del cervello umano.
Penso che da questo segua anche la difficoltà di elaborare una cultura (e controcultura) del 21° secolo, soprattutto se si considera i rapporti del “Mondo Occidentale” con il resto del globo. Modernismo, Brutalismo, Art nouveau, Neoclassico, Illuminismo, Positivismo… sono tutte culture nate in occidente in contesti che direi molto localizzati (Europa, poco più, anche se dovrei verificare meglio), cosa del tutto comprensibile quando la realtà che ti sta attorno, quella cioè che ti viene presentata davanti, è solamente quella occidentale.
Al giorno d’oggi, grazie all’accesso di cui si parlava sopra, veniamo a contatto con culture di tutto il mondo. E per il discorso della monkeysphere, abbiamo difficoltà ad accettare queste altre culture.
Che poi è un fenomeno a due vie. Tutti i film di successo Hollywoodiani (tanto per fare un esempio) sono ormai pensati per il mercato estero, tanto che si cerca di ridurli ai minimi comuni termini per poterli rivendere in altri mercati. E questo porta una semplificazione dell’opera e del suo messaggio. Dicono, per esempio, che le commedie siano destinate a sparire in futuro perché difficili da vendere in mercati di popoli che hanno un altro senso dell’umorismo rispetto al nostro.
Contrariamente a quanto la gente pensi, la conoscenza non porta la pace. Come mostra Nate Silver in Il Segnare e il Rumore, tutte le grandi invenzioni che hanno portato a una diffusione delle cultura hanno portato anche a un aumento dei conflitti. E basta vedere i gruppi di odio su Facebook su tantissimi argomenti oggetto di discussione, per rendersi conto che Nate non è troppo lontano dal vero.
Possiamo anche vedere la cosa da un altro punto di vista: il mondo occidentale è destinato a diventare sempre più irrilevante, non è che ci sia l’obbligo di sviluppare una cultura per il 21° secolo: possiamo lasciare che chi veramente vivrà questo futuro (e non saremo noi, saranno africani, musulmani, cinesi etc…persone che nella nostra monkeysphere non consideriamo nemmeno) si adegui per conto suo mentre noi possiamo tranquillamente intrattenerci con le glorie passate mentre trapassiamo in pace. È una visione che mette tristezza. Ma mi chiedo: cosa fare per combatterla?
@OrlandoFurioso
Ho cominciato ad approfondire Alan Moore proprio da quel gigantesco archivio che è il tuo blog e ovviamente l'infaticabile sito di Smokyland, che traduce sempre le curiosità più notevoli sul Bardo.
Quindi sarei io che dovrei ringraziarvi, in realtà :-D
La trasmissione è interessate. Sono brevi spezzoni, ma risultano sorprendentemente densi. E' sciocco dirlo, ma Moore mi sembra in gran forma – forse solo perchè ha scelto di pettinarsi i capelli, il che allontana il paragone con Rasputin. Nell'articolo mancano alcuni passaggi su Northampton e la Brexit, oltre che sulla storia di Anonymous.
@Lorenzo Davia.
Divido la risposta in due parti, perchè la sezione "commenti" di Blogspot mi sta dando problemi.
E' una questione complessa, perchè dai per scontato alcuni elementi che non sono così ovvi.
L'Europa, gli Stati Uniti, il Giappone, la Corea, la Russia, gli stati dell'Europa dell'Est (in parte), le nuove Europe (Australia, Nuova Zelanda, Oceania) possiedono un'infrastruttura e una potenza industriale e politica che può giocare un ruolo rilevante a livello globale.
Tuttavia, non vedo emergere una cultura dominante da parte degli “africani, musulmani, cinesi etc”.
Gli Stati Uniti sembrano sull'orlo del collasso a causa di una direzione incompetente e di un momentaneo arresto, ma come osserva sempre Chomsky, a livello militare rimangono imbattuti. Non riesco a immaginare al momento il sorgere di una terza potenza. Al di fuori degli stati elencati, il benessere dei cittadini è a livelli estremamente mediocri. La Cina è in forte crescita, ma non può al momento competere, mentre il continente africano ha arrestato da tempo l'industrializzazione avviata negli anni '60.
Si può dire, in un certo senso, che le aree “ricche” delle città tendono sempre più ad assomigliarsi, così come le aree “povere”: una baraccopoli in sud america assomiglia sempre di più alla periferia di Detroit, mentre un'area residenziale in India è indistinguibile dal centro “borghese” di una città dell'Europa occidentale. Tuttavia credo sia veramente presto per dire che il mondo occidentale è “irrilevante”, anzi.
Sotto il profilo culturale molta di quella che viene considerata cultura “nuova”, esotica, è una banale rielaborazione delle fiabe e delle leggende antiche di quel popolo. La fantascienza cinese mi sembra un esempio lampante; quando viene additata come “diversa” in realtà sta riproponendo con un'altra veste la propria mitologia. Non c'è una corrente culturale “nuova”, piuttosto una rivendicazione culturale, come il nazionalismo ottocentesco, con l'invenzione di popoli e tradizioni.
@Lorenzo Davia
Quello che sarebbe necessario è un movimento che sia cosmopolita. L'esempio con l'architettura è calzante, perchè il modernismo, ad esempio, è legato ad alcuni canoni stilistici che non sono “nazionali”, ma legati puramente a un gusto estetico proprio della ragione umana. Io odio il modernismo, intendiamoci, il suo disprezzo per l'ornamento ha prodotto mostri, ma effettivamente come edifici era sorprendentemente versatile, perchè poteva essere adottato da tutti, senza distinzioni.
Allo stesso modo il Brutalismo – che è molto più interessante! – nel suo uso del cemento, delle costruzioni gargantuesche, nel suo “imporsi” come scultura-edificio, è slegato dall'appartenenza a un'etnia o un popolo. Infatti uno dei più grandi architetti brutalisti fu Kenzo Tange... un giapponese.
Quello che si deve comprendere è che se si vuole una cultura “globale” e adatta al 21' secolo, questa deve superare i conflitti, non esacerbarli. E per fare ciò, deve abbandonare l'ossessiva valorizzazione dell'identità culturale, a favore di un elemento superiore. Purtroppo, se si guardano i dibattiti attuali, da entrambe le parti al momento si è fissati sulla valorizzazione dell'identità. C'è una stretta simmetria, tra il cittadino che difende la sua “appartenenza” a una terra e dall'altro la minoranza “oppressa” che ossessivamente vuole difendere la sua “cultura” minacciata. In entrambi i casi c'è una fissazione quasi patologica nel difendere una presunta identità di base. Il richiamo al sangue e alla terra è un rimprovero spesso additato ai movimenti fascisti e populisti, ma io sto cominciando a vedere nei discorsi anche nel fronte opposto un'identica fissità mentale: concetti come “appropriazione culturale”, la malsana volontà di avere i film italiani con attori italiani, i film cinesi solo con attori cinesi, il razzismo verso il “proletariato bianco” da parte dei democratici americani, ecc ecc. Bisognerebbe abbandonare la ricerca della “diversità” fine a sé stessa, proponendo invece l'omogeneo e l'uniforme, che permettono quell'uguaglianza e quella rappacificazione propria del cosmopolitismo.
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