Ci sono romanzi che affrontati a mente fredda si liquiderebbero come emerite idiozie, operette ingenue che al più intrattengono. La storia è convenzionale, i personaggi sono cliché appena abbozzati, i colpi di scena non li avverti nemmeno, sono una carezza intuibile da pagina uno. Sono romanzi che razionalmente verrebbe da demolire pezzo per pezzo. Eppure, alcune rarissime volte, sono talmente divertenti, talmente carismatici, talmente pieni di azione caciarona, che perdoni loro ogni difetto. Certo, questa non dev'essere una scusa per violare ogni regola della narrativa, eppure, ripeto, ogni tanto il miracolo avviene...
La saga di Gotrek e Felix di William King non appartiene certo alla categoria delle opere qui sopra, non è certo tanto pessima: bisogna però riconoscere che accumula di stereotipo in stereotipo, procedendo alcune volte con tanta rozzezza da far sembrare scribacchini come Terry Brooks il Dante del fantasy. Mentre autori come Dan Abnett, pur popolando metà della Black Library, sono diventati scrittori al cento per cento, autori che meriterebbero molta più attenzione dai “letterati”, dall'altro William King tra gli anni '80 e '90 confezionava storie scritte molto alla buona, dove il materiale di base si sente parecchio. Non siamo ai livelli di un tie-in, di una trasposizione diretta, com'è ad esempio per la narrativa di Shirley tratta dai videogiochi, ma ci si avvicina pericolosamente.
Eppure... quant'è divertente la saga di Gotrek?
Eppure... quant'è divertente la saga di Gotrek?
Ho divorato pochi romanzi tanto avidamente quanto questa saga. Ti sembra di avere appena iniziato Trollslayer e stai già completando Skavenslayer: un racconto tira l'altro, un romanzo completa il successivo. Continui a ricordare a te stesso quanto sono stupidi certi passaggi, ma nel frattempo hai già finito il libro e guardi per il successivo, cercando di ricordarti che “sì, sì, è una pessima serie, certo”... Lo scorso febbraio ho studiato una media di dieci ore al giorno, eppure ho completato i primi libri della saga nel giro di una settimana.
Il che ci riporta alla domanda iniziale: ma quant'è divertente la saga di Gotrek?
Ho deciso di provare a recensire un romanzo della serie alla settimana, iniziando con i primi tre volumi, in particolare con questo primo, Trollslayer e procedendo con le traduzioni della Mondadori, poi con il (pessimo) lavoro svolto dalla Hobby&Work e infine con gli ultimi lavori in originale, non più di King. Sono curioso sopratutto di leggere dell'ultima avventura del duo scritta in occasione della Fine dei Tempi, che ha decretato la distruzione dell'universo di Warhammer Fantasy e la nascita (molto sofferta...) di Age of Sigmar. Lo scrittore è in seguito passato a scrivere sia in proprio che per conto di alcune case di videogiochi. Ho già recuperato il suo romanzo ambientato nel mondo di Warcraft, tradotto nella collana Chrysalide. Come molti autori del parco macchine della Black Library, è terribilmente prolifico.
Trollslayer raccoglie una serie di novelle ambientate nel mondo di Warhammer Fantasy, con protagonisti un nano, Gotrek Gurnisson e un umano, Felix Jaeger.
Gotrek è un nano sventratore, un guerriero che ha giurato di trovare la morte combattendo in seguito a una terribile colpa da lui commessa nei confronti dei suoi simili. E' un nano basso, estremamente muscoloso, ricoperto di cicatrici e con due voluminose asce runiche. Sarà in Trollslayer che perderà un occhio, sostituito da una benda che spesso alza per grattarsi l'orbita vuota (groovy!). Gotrek è assetato di sangue, spericolato, cocciuto, asociale e un po' rintronato.
Ma ora basta parlare delle sue virtù...
Felix Jaeger era uno studente all'università, un aspirante poeta figlio di un ricco mercante prima che uccidesse per sbaglio un collega in un duello: caduto in disgrazia è ora ricercato dalla polizia per aver incitato una rivolta popolare contro una nuova tassa dell'Imperatore. E' un abile spadaccino, sospettoso del Caos e pronto a cadere in amore: uno spirito romantico nonostante tutto. Ha giurato di seguire Gotrek dovunque vada e di documentare le sue gesta, perchè siano trasmesse ai posteri; un giuramento promesso quando il nano lo salvò dalla carica dei templari sguinzagliati dall'imperatore. Da allora Felix si è più volte pentito di un giuramento così avventato e dubita di poter un giorno sopravvivere al suo eroe...
“La notte di Geheimnisnacht” introduce la coppia di “eroi” (mai così obbligatorie le virgolette!) dando un assaggio dell'Impero di Warhammer Fantasy, una Germania del '500 percorsa di eserciti in marcia, bande di mutanti, uominibestia, goblin, malviventi: una terra di velluto e gentiluomini, di polvere da sparo e fede incrollabile, di corruzione e anarchia.
Il punto di vista di Felix, nell'introduzione tratta dalle sue memorie, “In viaggio con Gotrek” descrive con efficacia l'ambientazione, così come il punto di vista adottato in seguito, in terza persona, di Felix, un ex letterato improvvisatosi avventuriero. Compare una delle firme più riconoscibili e apprezzabili nei romanzi di William King, ovvero un forte sarcasmo:
A chi era all'oscuro delle reali condizioni della giustizia imperiale, come il sottoscritto, pareva quanto mai plausibile che il tentacolare apparato del nostro potente stato fosse impegnato nella cattura di due fuggiaschi. A quell'epoca non avevo idea di quanto il principio di legalità venisse applicato in modo lasso e aleatorio. A dire il vero, era una sfortuna che gli sceriffi e i cacciatori di taglie che popolavano la mia immaginazione non esistessero nella realtà: se fosse stato altrimenti, il male non avrebbe allignato con tanta pervicacia entro i confini della mia terra natia.
Non avevo notato in passato quanto Felix assomigli in Trollslayer a uno studente di goliardia. Abbondano i riferimenti all'università, ai professori, agli studi e ai bagordi passati: un mio amico che milita tra i goliardi (associazione che francamente ho molto in antipatia) ha conosciuto alcuni suoi colleghi da Berlino, dove tutt'ora praticano ancora i duelli alla maniera tedesca: a un metro di distanza, spade smussate in mano, ci si sfregia alle guance fino a quando uno dei due cede. In effetti uno degli studenti assomigliava a sua detta a Joker, per una cicatrice che gli andava dal labbro all'orecchio. Ognuno hai suoi passatempi, anche se alla spada preferisco l'incertezza di una pistola settecentesca, Barry Lyndon docet...
Il passato universitario di Felix gioca un ruolo rilevante in alcune storie, essendo l'unico alfabetizzato della compagnia (elemento che William King sfrutta abilmente) e l'unico con una certa cultura (specie nel campo del teatro e dell'etichetta di corte).
Qualche pagina più avanti, William King adopera una tecnica umoristica che ritroveremo in tutti i suoi romanzi, declinata nelle varianti più assurde: di fronte a un pericolo, Gotrek reagisce sprezzante, insultandolo e degradandolo, con nomignoli e battutine. E' naturale, è un nano, un nano sventratore, un nano sventratore che cerca la morte e ancor più un nano sventratore che cerca la morte ed è considerato persino dagli altri nani un po' tocco.
Nel caso in questione, la Carrozza Nera, un presagio di morte e dannazione eterna nella notte di Geheimnisnacht, viene da Gotrek considerata una “carretta”, che ha rischiato d'investirlo e merita di finire dal robivecchi:
«Sapete dirmi niente su una carrozza nera, tirata da quattro destrieri neri?» si informò Gotrek. «Hai visto la Carrozza Nera?» domandò un ambulante con la voce colma di terrore. «Se l'ho vista? C'è mancato poco che quella dannata carretta m'investisse!» Un uomo restò a bocca aperta. Felix sentì cadere un mestolo e vide il locandiere chinarsi a raccoglierlo, per poi tornare a riempire il boccale.
Un oggetto, un mostro, un uomo considerato potentissimo, crudele, invincibile, viene apostrofato da Gotrek con appellativi e insulti sprezzanti: segue l'effetto comico, perché non ti aspetti una reazione del genere. Felix, infatti, un semplice umano, è terrorizzato.
L'umorismo della saga, nello stile del mondo scalcagnato e “basso” di Warhammer Fantasy, è decisamente un aspetto sottovalutato della scrittura di King:
«Altroché. L'omuncolo ha avuto l'idea brillante di esporre le proprie ragioni all'Imperatore, organizzando petizioni e cortei di protesta. Dall'alto della sua saggezza, il vecchio Karl Franz ha deciso di accogliere le sue richieste con cariche di cavalleria.» Gli ambulanti iniziavano a indietreggiare. «Un dissidente» udì mormorare Felix. Si sentì avvampare. «Un'altra tassa iniqua e odiosa. Per l'esattezza, una moneta d'argento per ogni finestra. Quel che è peggio, i mercanti più ricchi muravano le finestre delle proprie case e le milizie di Altdorf si aggiravano per la città aprendo buchi nelle baracche della povera gente. Avevamo il diritto di protestare.»
La chiusura del racconto è degna di un low fantasy quale il Vecchio Mondo: l'eroismo del nano viene scambiato per l'operato di un mostro, “un demone armato d'ascia” mentre il figlio del locandiere, rapito dai mutanti, in realtà è egli stesso un cultista di Slaanesh!
Sia la Notte che I cavalcalupi che Le oscure profondità del mondo vennero scritti attorno alla fine degli anni '80 e ne rivelano positivamente le influenze di quei primi anni. Autenticamente Oldhammer, hanno quel genere di atmosfera sporca e tetra che si va perdendo nelle opere successive.
Se leggete attentamente il finale della Notte, è chiaro come Gotrek dovesse morire nello scontro - il deus ex machina di Felix è improvvisato in un paio di righe - e la storia stessa sembra presa di peso da un modulo di ruolo di Martelli da Guerra. Durante un'intervista all'eccellente Realm of Chaos, William King ha confermato entrambi i sospetti.
“I cavalcalupi” abbandona le atmosfere provinciali della Notte per dirigersi a sud dell'impero, nei territori di frontiera infestati da orchi e goblin. Gotrek e Felix scelgono di accompagnare una carovana di pionieri capitanata da un nobile in esilio.
Felix spera di proteggere e sposare una ragazza incontrata nella carovana, mentre Gotrek spera... beh, spera di morire gloriosamente. Cosa vi aspettavate?
Felix spera di proteggere e sposare una ragazza incontrata nella carovana, mentre Gotrek spera... beh, spera di morire gloriosamente. Cosa vi aspettavate?
William King infila una sottotrama che permette un (prevedibile) colpo di scena, dimostrando ancora una volta come il vero pericolo non siano gli orchi e i goblin, nemici principali in questo secondo racconto, quanto ancora una volta il Caos e le sue insidie.
L'incipit, come da tradizione fantasy, è in una locanda:
«Chiedo scusa» disse Felix all'attonito avventore. Felix cercò a fatica di sollevare il tavolo per scaraventarlo contro l'aggressore. Ce la mise tutta, tanto che temette di spezzarsi i muscoli della schiena.L'ubriaco lo guardò con un perfido sorriso. «Non si alza. È inchiodato al pavimento. In caso di risse.»
Le avventure di Gotrek funzionano meglio quando sono in un ambiente cittadino o circoscritto, che permettono a Felix di investigare e a Gotrek di spaccare: negli ambienti aperti, così come sui campi di battaglia, sembra esserci meno realismo. La sensazione diventa quella di un videogioco, che non è mai un bene. I cavalcalupi resta un buon racconto, redento dall'attacco dei non morti sui tumuli, presente in una bell'illustrazione della prima edizione del racconto, prima che venisse raccolto in un'antologia:
“Le oscure profondità del mondo” è il racconto più “tolkieniano” di Trollslayer, una discesa a Karak Otto Picchi, una Moria warhammeresca ricca di insidie e misteri da svelare.
In seguito al macello della Notte di Geheimnisnacht e allo scontro con i pelleverde al confine, Gotrek e Felix continuano a scendere a sud, alla ricerca di Karak Otto Picchi, una città dei nani abbandonata, in cui si dice si trovi un immenso tesoro.
Ah, la cupidigia dell'oro, ossessione di Thorin come di Gotrek!
Ah, la cupidigia dell'oro, ossessione di Thorin come di Gotrek!
Mentre la descrizione della Karak deve molto a Moria, King sceglie di rinforzare l'atmosfera classica affiancando al nano un templare alla ricerca della spada magica del suo ordine, un ranger bretoniano e un mago.
Abbiamo quindi un combattente (il templare), un tiratore da distanza (il ranger) e un lanciatore di magie (il mago). Se non fosse che siamo nel mondo di Warhammer e conseguentemente il templare è anche un monaco masochista e fanatico, il ranger è un codardo superstizioso che spera di trovare bottino, mentre il mago è un personaggio ambiguo, che si sospetta affiliato al Caos.
Come preavverte il titolo, al modo di scrivere già brutto di King, ritroviamo qui un pessimo tono eroico, magniloquente, evidente già da quell'interminabile Le-oscure-profondità-del-mondo (non di Karak, o dell'Impero, del Mondo nientemeno!).
Avvertiva la presenza opprimente delle tenebre e delle antiche sale scavate nel ventre della montagna, che mai avevano conosciuto la luce del giorno. Il seme della paura attecchì nel suo cuore.
Il “seme” della paura... dai insomma, King, please...
Lo scontro con il mostro finale, un gigantesco troll, dà il titolo alla raccolta. Come ogni combattimento della saga, è sorprendentemente violento e sanguigno.
Un'interessante curiosità è la copertina della prima edizione di Martelli da Guerra, del 1986, che sembra anticipare di qualche anno una scena del combattimento a Karak: circondati da due gruppi di orchi, gli avventurieri sono costretti a uno scontro serratissimo, dove compare un ogre con una cresta bianca e nera.
Giudicate voi stessi, confrontando il passaggio con la copertina del manuale (davanti e dietro):
Li attendeva nella sala successiva, ai piedi dall'alta scalinata. I cinque passarono sotto un archivolto di pietra fregiato di crani demoniaci e videro la belva: un ogre mastodontico, alto quasi il doppio di Aldred e grosso quattro volte tanto. Una cresta spuntava dal capo squamoso, tinta come quella di Gotrek ma ornata da strisce bianche e nere. Il braccio destro era protetto da un enorme bracciale dalle borchie a punta, che terminava in una falce lunga e micidiale. La mano sinistra impugnava una catena, alla quale era appesa una palla chiodata che pareva in grado di sgretolare le mura di un castello.
La copertina presenta (1) i crani demoniaci, (2) l'ogre, che ha sia il bracciale (3) che la catena (4).
Lo sventratore è chiaramente Gotrek, anche se non ha la benda e appare troppo vestito rispetto all'immagine del nano sventratore “classica”. L'uomo in armatura è sicuramente un templare, pertanto potrebbe essere Aldred, dal racconto... e la somiglianza è confermata dalla figura in verde, che ha tutto l'aspetto di un ranger, con tanto di arco e vestiti che potrebbero passare sia per bretoniani che kisleviti, specie per il cappello vagamente slavo/tartaro.
Le descrizioni dei goblin sembrano anche corrispondere, persino nei collari e nelle armi:
La creatura sogghignava, mostrando una bocca irta di aguzzi denti metallici. Alle sue spalle stava acquattata una masnada di goblin, dalla pelle verde e scintillante. Stringevano scudi di metallo che recavano lo stemma del teschio, e i ceffi malvagi erano deturpati da croste, pustole e cicatrici di vaiolo. Alcuni portavano collari con borchie aguzze, altri anelli di metallo infilzati nelle carni del petto. Gli occhi rossastri erano privi di pupille, e Felix si chiese se non fosse un altro segno della corruzione del Caos.
E' probante allo stesso modo la descrizione di una sorta di tempio/altare del sacrificio, identica al disegno:
Nella parete vicina erano infisse alcune catene di ferro. A sinistra troneggiava un imponente caminetto, scolpito in modo tale da assomigliare alle fauci spalancate di una testa demoniaca. La pietra era imbrattata di sangue brunastro. "Siamo finiti in un tempio dei goblin?" si domandò Felix. Ci mancava solo questo: un ogre affamato di uomini e un'orda di goblin fanatici. Cercando di consolarsi, pensò: "Per lo meno le cose non possono andare peggio di così."
Se guardiamo il retro della copertina, la somiglianza continua: vediamo in dettaglio il vestito del ranger, “indossava la giubba di pelle di daino e il colbacco tipici dei cacciatori” e sopratutto un gruppo di goblin guidati da un orco, con tanto di capo mozzato e mummificato, come da descrizione:
Sentendo un colpetto sulla spalla, si volse e guardò in cima alle scale.Lungo i gradini si precipitava un'altra compagnia di goblin, capitanati da un orco corpulento. Nella mano sinistra stringeva una scimitarra e con la destra reggeva uno stendardo, il cui vessillo raffigurava un'immagine stilizzata delle fauci zannute di Morrslieb, la luna cattiva. Sulla punta era conficcata una testa d'uomo imbalsamata. Dietro l'alfiere accorrevano altri goblin, armati di mazze, picche e asce.
Considerando che il disegno risale al 1986 e l'antologia Wolf Riders che include il racconto “I cavalcalupi” sempre al 1989, è difficile capire chi ha copiato chi. Dai bozzetti originali e dal dettaglio dell'occhio mancante che caratterizza invece Gotrek, penso che sia stato William King a ispirarsi alla cover del manuale, anche conoscendo la sua passione ruolistica. In origine infatti il mago non era previsto nel disegno, così come continua a mancare un personaggio fondamentale come Felix. Rimane una coincidenza interessante!
Primo racconto “nuovo”, scritto negli anni '90, “Il marchio di Slaanesh” capovolge abilmente la prospettiva dei racconti precedenti: in seguito a un violento colpo alla testa, Gotrek perde la propria identità e lascia l'attonito Felix a doversela cavare da solo, alla disperata ricerca di un rimedio in grado di far tornare in sé l'amico sventratore.
William King aumenta il grado di umorismo nella storia, regalando alcune scene a tutti gli effetti comiche, degne di Tre uomini in barca. Le riflessioni ciniche di Felix ne sono un ottimo esempio:
Felix si chiese perché i fiordisole dovessero crescere sulle pendici più alte, proprio sotto la linea delle nevi perenni; non potevano spuntare lì, sui colli, come tutti gli altri fiori? Dopo un istante, scrollò le spalle. L'esperienza gli aveva insegnato che erano poche le cose facili da ottenere. Forse l'alchimista usava questi ingredienti proprio perché erano quasi introvabili, per aumentare il fascino esoterico della sua professione. La cosa non lo avrebbe minimamente sorpreso.
Con Gotrek affetto da Alzheimer, l'avventura manca di grandi combattimenti, preferendo imbastire una sorta di giallo, dove il nemico, un nobiluomo corrotto da Slaanesh, è odioso per il suo comportamento da bullo, non per la sua affiliazione agli dei del Caos.
“Tenebre di sangue” continua la tradizione dei racconti precedenti, cercando di dare maggior spessore alla storia, deviando dalla trama iperlineare della Notte.
Justine è una guerriera del Caos consacrata a Khorne, rivoltasi agli dei proibiti dopo che il nobiluomo locale l'aveva stuprata. Guida un'armata che impazza nelle foreste del Drakwald, distruggendo ogni villaggio sulla sua strada. Il suo patrono, un principe demone, ha promesso a Justine l'immortalità, “perché non potrà mai essere uccisa da un uomo”. Per poter adempiere alla profezia deve però eliminare una bambina di nome Kat, verso cui ha provato un inesplicabile moto di pietà durante uno degli attacchi agli insediamenti umani.
Superfluo dirlo, Kat è la figlia di Justine e sarà compito di Gotrek&Felix sconfiggere il terribile esercito, che annovera un cannone infernale, uominibestia e guerrieri del caos.
William King si sforza stavolta di offrire molteplici punti di vista, passando da Kat, a Justine, a Felix. Se il punto di vista della bambina è convenzionale, i tormenti interiori di Justine sono descritti con efficacia. La donna prescelta di Khorne sarà un'idea di King poi copiata dalla Black Library per il personaggio di Valkia la Sanguinaria, sia nel codex che nel romanzo di Sarah Cawkwell.
Purtroppo non si resiste a descrivere la natura, con un lirismo fuori luogo:
Felix osservava le nuvole. Fuggivano rapide in cielo, cumuli di nembi che ruzzolavano e si affastellavano, sospinti dal vento impetuoso. Le tinte verdeggianti della foresta acquisirono una sfumatura più fosca, gravida di oscuri presagi. Pareva che anche gli alberi, come tutto il resto, fossero in attesa.
“Affastellavano/Gravida di oscuri presagi...” Dai, King, è ridicolo...
D'interesse notevole le descrizioni dei luogotenenti di Justine, sempre pronti ad usurparla, non appena mostra un momento di umana debolezza: l'antagonismo tra umano e bestia è bene descritto.
Tryell l'Orbo non costituiva una vera minaccia: era un valoroso guerriero, di spessore eroico, ma profondamente segnato dalla warpietra. Non aveva occhi, eppure vedeva bene come chiunque altro. Avendo ricevuto il marchio del Caos, nutriva grande paura nei confronti di Justine, che riteneva godesse di un favore particolare presso gli dei. Viveva soltanto per uccidere e aggiungere nuovi occhi alla sua collezione.
Anche se, ancora una volta, espressioni come “spessore eroico” fanno rabbrividire...
“Il signore dei mutanti” è una divertente diversione dalla storia principale. Il tono torna ad essere ironico, filtrato dal sarcasmo di Felix:
Persino il castellaccio arroccato in cima a una rupe sembrava negletto, abbandonato all'incuria. Le mura cadevano in rovina. L'edificio dava l'impressione che sarebbe bastata una cricca di sgorbi armati di bastoni appuntiti per espugnarlo; il che era strano, dato che il villaggio pareva accerchiato da un'orda di temibili mutanti.
Un castello abbandonato domina dall'alto un villaggio cui ha rapito ogni bambino: vi regna infatti un terribile mago esperto nella magia nera. Dalla premessa classica, King opta per l'ormai classico capovolgimento, regalandoci uno studente della scuola di magia troppo ambizioso, che fuggito da scuola vuole diventare un malvagio overlord. E' una macchietta comica, il cui scambio di parole con Felix si dimostra esilarante:
«Studiavamo insieme ad Altdorf.» «Ne ho abbastanza!» strillò la vocina irritante di Kruger. «Siete miei prigionieri, e per quel poco che resta delle vostre miserevoli vite obbedirete ai miei ordini!»«Per quel poco che resta delle vostre miserevoli vite?» Felix ricambiò lo sguardo di Kruger, fissandolo allibito. «Albericht, hai letto troppi melodrammi di Detlef Sierck. Parli come un libro stampato.»
“I figli di Ulric” completano questo primo volume di Trollslayer con una storia ambientata nell'inverno della foresta di Drakwald: presto il bianco della neve si tinge di rosso, quando Gotrek&Felix vengono catturati da una banda di cultisti di Tzeench al servizio di un aristocratico del luogo. Un licantropo – o mutaforma, se preferite – terrorizza il feudo con feroci attacchi di lupi. L'investigazione è stavolta condotta da un terrorizzato Felix nella magione del corrotto feudatario, dove scopre un piano adeguatamente contorto anche per gli standard del Dio del Mutamento...
Il racconto è nella media, senza infamia e senza lode. E' interessante come il setting invernale sembri anticipare i romanzi successivi, da Daemonslayer in poi. Il personaggio femminile di Magdalena sembra anticipare il personaggio di Ulrika, mentre la foresta innevata ricorda più il Kislev che l'Impero.
E con questo, abbiamo concluso. La prossima settimana sarà il turno di Skavenslayer, che prende le caratteristiche già presenti in Trollslayer portandole all'estremo.
Come vi sembra, finora?
Vi può interessare, come (retro)analisi?
Avete mai letto Gotrek&Felix? E cosa ne pensate?
Bibliografia:
Trollslayer. (Lo sventratroll), di William King (edizione Mondadori)
Sangue di Troll, di William King (edizione Hobby&Work)
Un'intervista a William King
Il sito di William King, con gli ultimi progetti e collaborazioni
4 commenti:
Gotrek e Felix li ho vissuti sui White Dwarf, i romanzi purtroppo non li ho mai vissuti.
In ogni caso, ottimo articolo!
@Marco Grande Arbitro
Grazie! Ti davo per disperso, Grande Arbitro :)
I romanzi se ti interessano li ho sempre visti a poco prezzo sulle bancarelle, almeno per quanto riguarda le edizioni Mondadori...
Purtroppo ho avuto periodo del caspio, ma mi sto riprendendo.
Ci becchiamo con Gotrek e Felix :)
@Marco Grande Aribtro
E' un periodo duro anche per me, infatti tra febbraio e marzo ho aggiornato poco il blog. Spero di riuscire a riprendere la normale programmazione adesso ad aprile, pur con la dovuta calma (dopotutto nessuno ci paga per farlo! :-D)
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