Nonostante nel caso dei fumetti i difensori della carta abbiano ogni
diritto a preferire il volume da sfogliare all'asettico .cbr da
tablet, anche il digitale può riservare sorprese. Il crowdfunding
dovrebbe sempre includere, nella lista di offerte della campagna,
un'opzione economica per chi non vuole sobbarcarsi il costo delle
spedizioni e vuole solo i file nudi e crudi. Pur avendo qualche
dubbio su certe scelte di marketing e di piattaforma (Indiegogo), ho
sempre ammirato la scelta della Radium di offrire 5 euro a chi
volesse avere tutte le puntate del fumetto. E' un'opzione
estremamente allettante per chi non voglia rischiare o si ritrova,
ahimè caso mio, sempre in ristrettezze economiche.
Inoltre, permette
di avere a tempo record la prima uscita!
E' il caso del primo numero di Shadow Planet, dei Blasteroid Bros.
Si tratta di un progetto Radium lanciato (nello spazio?) a giugno, su
cui avevo scritto un'entusiasta raccomandazione, augurandomi che
riuscisse a concretizzare quel miscuglio assurdo che prometteva nella
pagina su Indiegogo: un brodo di atompunk anni '50, condito con un
bel po' di Alien, una spolverata del Pianeta Proibito, un pizzico di
Lovecraft e last, but not least una frittura nella
disillusione -punk di chi tutte queste cose le ha vissute.
Una navetta della Federazione, uscita dall'ibernazione per un
rendez-vous con la flotta, capta una richiesta di soccorso dalla
goletta scientifica E/Rico, secondo gli archivi del comando stellare
ritenuta distrutta trent'anni prima. Ansiosi di sbrigare la
seccatura, l'equipaggio scende sulla desolata palla di roccia nota
come Gliese 667 a investigare. Si tratta della capitana Jenna,
l'addetta alle comunicazioni Nikke e il secondo in comando Vargo. La
capitana è una donna mascolina, dal caratteraccio sbrigativo, con un
infelice affare con Vargo, Nikke una nervosa nevrotica e Vargo un
imbranato cowboy dalla pistola fin troppo pronta. Seguono altri
membri dell'equipaggio, chiaramente superflui in sede di
sceneggiatura se non come carne da cannone.
La storia si sviluppa partendo, come da tradizione, con una sequenza
onirica (Event Horizon, Aliens ecc ecc), cui segue un ritrovo
generale dell'equipaggio, lo sbarco sul pianeta e l'investigazione.
A
livello di atmosfere, le prime tre pagine sono un incipit
stratosferico, una sequenza d'immagini horror notevole, in
particolare nel passaggio dalla vignetta col mostriciattolo al pozzo
sacrificale che accompagna i titoli di testa. Successivamente la
storia si sviluppa seguendo linee più tradizionali, approfondendo la
conoscenza con l'equipaggio e iniziando a inserire indizi sul perchè
rispondere a quella richiesta di soccorso non sia stata una così buona
idea...
Dopo vignette dense di dialoghi, l'atterraggio e la prima
esplorazione del relitto su Gliese 667 sono sequenze silenziose, di
lunghi panorami. L'astronave abbandonata sfrutta i soliti giochini di
luci e ombre, robot e scafandri; da quel momento in poi l'avventura
accelera in uno slasher con un anticlimax alla fine piuttosto
azzeccato (la “pala”).
E' troppo presto per giudicare la sceneggiatura, che al momento
sembra funzionare alla grande; un po' scarsi i dialoghi, con delle
battute e un turpiloquio che sembrano fuori posto. Complice anche i
disegni, la caratterizzazione dei personaggi è marcata; inutile
sottolineare come il mio preferito sia quell'amabile coglione
trickster di Vargo.
Il design e il lavoro di worldbuilding sono invece diverse tacche
sopra, siamo in un setting che non immaginavo così buono
dall'introduzione su Indiegogo. Il modulo sferico per entrare
nell'atmosfera con le zampe a papera; gli interni delle astronavi
(tubi, tubi everywhere); il robot spilungone e contrapposto lo
scafandro “obeso”; in generale un'atmosfera molto dark e molto
poco “pulp”.
L'uso dei colori è da maestro, giocata sulla continua
contrapposizione di colori “caldi”, terrosi a una vasta gamma di
grigi e bluastri spenti. All'esterno, per la luminescenza dei pianeti
e delle stelle troviamo un rosso acceso, l'arancione, il giallo;
all'interno invece domina una palette di grigio, marroncino, verde
bottiglia. Il rosso delle tute, scuro in rapporto all'esterno e
acceso in rapporto all'interno, funge da tramite tra i due colori. Le
tute, non si sa come, risultano credibili e ho apprezzato piccoli
tocchi come i caschi di colore diverso a seconda della mansione.
Aspettiamo il secondo numero fiduciosi di un'escalation di mostri e
gore e nichilismo cosmico (siamo nello spazio, dopotutto...)
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