Conan
il pirata nell'ordine cronologico della vita di Conan è il terzo
volume della Fantacollana, dopo il grugnito adolescenziale di Conan!
e le avventure tra i ghiacci di Conan il cimmero.
Dopo
la nobile professione del ladro, del guerriero, del mercenario
prezzolato, del sicario, del capitano delle guardie di palazzo di
re/regine/imperatori che prontamente gli muoiono tra le braccia,
Conan intraprende una ruspante carriera piratesca. A dire il vero
l'attività di pirata compariva già in Conan di Cimmeria, nel bel
racconto La Regina della Costa Nera, ma in questa terza raccolta i temi pirateschi sono più
frequenti.
Dopotutto, Everything is better with pirates.
Leggendo
Howard sto cercando di non esagerare; non voglio “stancarmi” del
mondo hyboriano tanto presto, sciaguratamente abbuffandomi su quanti
più racconti possibili. Cerco quando possibile di alternare con
altre letture – e non è facile, considerando che sono anche sotto
esami, e sono anche intento a scrivere di mio racconti, e sono anche
sotto commissione di un paio di recensioni – tuttavia davvero non
voglio dover aprire il prossimo volume della Fantacollana con basso
entusiasmo, col pensiero “boh leggiamolo dai, così facciamo in fretta la recensione e aggiorniamo
sto' blog!”.
Pianificare gli articoli del blog e portarsi avanti con la scrittura
è sempre un'idea saggia, ma non bisogna mai costringersi alla
lettura di alcuni romanzi, di alcuni saggi con l'unica motivazione di
recensirli altrove. Leggete perché vi piace quello che state
leggendo, e lasciate l'obbligo della lettura ad altri ambiti; lavoro,
studio, editing ecc ecc
Tutto
ciò per rimarcare ancora che ho tutta l'intenzione di continuare la
lettura dei volumetti hyboriani, ma con tempi e modalità lente,
senza volersi affrettare.
Di
questi racconti, pur coi loro innegabili difetti, apprezzo molto una
certa innata semplicità.
Non
è corretto scrivere, come fanno molti, che Conan agisce prima di
pensare. Prendendo le dovute distanze dal Conan di Milius, Howard
descrive spesso il flusso di pensieri di Conan, che per quanto
limitato dal suo essere barbaro, è lontano dall'essere una scimmia
con una spada in mano (1).
Conan pensa e agisce. Compie ragionamenti, compie scelte, la sua non
è solo astuzia barbarica, ma apprendimento dall'esperienza più
dura: quella del campo di battaglia. Si può dire che Conan agisce
nel momento stesso in cui pensa. Non c'è alcun intervallo di tempo
che segue al ragionamento compiuto, nessuna barriera a frenare
l'azione. Nel momento stesso in cui pensi, agisci subito per attuare
quel pensiero. E' parte di un tutt'uno, di un unico movimento che dal
cervello si propaga al corpo senza intermediari quali la cultura, la
civiltà, la vergogna, nozioni e idee troppo astratte, troppo
svincolate dal reale. Gli uomini civili del mondo hyboriano sono al
contrario orribilmente oberati di vincoli, di leggi, filosofie,
droghe sia culturali che reali. Non riescono ad afferrare la realtà,
per dirla alla Zarathustra a “mordere” la testa del serpente. Al
contrario il barbaro non ha “barriere” mentali.
Che
è un gran giro di paroloni per dire che Conan non è intralciato
dalla civiltà, ma si muove e agisce come un vero barbaro del nord.
Howard gioca la carta "barbaro" (senza grande successo) |
Forse
dovrei procurarmi un'edizione cartacea che sia mia di Conan, da
tenere sulla scrivania nei momenti d'improvviso blocco creativo.
Potrei brevettarlo come una soluzione efficace al blocco dello
scrittore, chiamarlo “Metodo Conan” e alternarlo a piccoli
rituali come tagliuzzare la carta con asce giocattolo e flettere
anemici bicipiti geek ripetendo “Roarr! Per Crommm!”
Umh,
meglio proseguire...
Falchi
su Shem
Nonostante
venga accreditato come produzione originale di Howard, Falchi su Shem
è una riscrittura campiana. L'opera originale prevedeva
un'ambientazione medievale, nell'Egitto nell'anno domini 1021.
Sprague de Camp, per motivi a me ignoti, scelse di riscrivere e
riadattare l'intero racconto per farlo rientrare nell'avventura
standard di Conan. L'ambientazione resta desertica e assolata, ma
viene spostata nel continente hyboriano.
Francamente,
è un racconto molto povero. L'ho trovato un po' pesante, un po'
ripetitivo. Dall'ambientazione ai personaggi, sa spaventosamente di
già visto. L'idea del re folle poteva risultare interessante, ma è
gestita così così senza davvero sorprendere il lettore. E' comunque
un racconto solido, ma come dicono agli alunni un po' pigri, “può
impegnarsi di più”.
Colosso
Nero
Come
spesso succede, l'interesse di Rufia di Falchi su Shem per Conan non
dura a lungo, e presto la coppia si separa, ciascuno per la propria
strada. Conan si arruola al servizio di Almaric di Nemedia, un
generale mercenario che ha messo le proprie lame al servizio del
piccolo regno di Khoraja. La contrada confina con il deserto dello
Shem ed è governata dalla sorella del re, Yasmela. Il monarca è
infatti in ostaggio del vicino regno di Ophir.
Yasmela
è tormentata ogni notte da uno spirito spaventoso, che minaccia di
conquistare Khoraja, e da lì il mondo intero. Si tratta del mago
Thugra Khotan, un uomo vecchio di tre millenni, che aveva scelto
d'entrare in uno stato di animazione sospesa quando la civiltà che
governava era sprofondata nel caos. Dopo che il ladro Shevatas
accidentalmente lo “sveglia” dal suo sonno immortale, Thugra
assume il nome di Nathok il Velato, e inizia a radunare le tribù di
nomadi dello Shem in una temibile orda. Di notte il suo spirito
tormenta lascivo Yasmela, non solo per insidiare il suo trono ma per
conquistarla come sua concubina.
Yasmela,
disperata, si rivolge al vecchio dio Mitra, che le ingiunge di
affidare il destino del regno alla prima persona che incontrerà
uscendo in strada. Ovviamente, quella persona si rivela Conan, cui
viene perciò affidato il comando dell'intero esercito Khorajano.
Assieme
a Nascerà una strega, probabilmente questo è il racconto migliore
del terzo numero della Fantacollana. L'incipit cattura fin da
subito, mostrando con meticolosità i preparativi dell'abilissimo
Shevatas per penetrare nel sepolcro di Thugra Khotan. La morte del
ladro è fulminea, congelata nell'orrore della scoperta: così come
altrettanto efficace è la descrizione della coltre di polvere sui
tesori sterminati del vecchio mago.
Howard
rende chiara come la scelta di Yasmela di nominare Conan generale sia
tutt'altro che saggia. Coll'eccezione di Almaric, che conosce bene il
valore del barbaro amico, gli esperti di corte inorridiscono all'idea
d'affidare a un cimmero ignorante il comando di un intero contingente
di soldati ben addestrati. In effetti nella realtà, la decisione di
Yasmela sarebbe stata davvero disastrosa, perché il valore in
combattimento è una dote completamente diversa dal saper usare
strategie e tattiche in battaglia. Sono esistiti generali abilissimi,
ma profondamente codardi, o menomati. Così come valorosi cavalieri
hanno imparato a proprie spese che saper comandare non vuol dire saper
combattere bene. Ma siamo sul continente hyboriano, dove ciò che
conta è la forza bruta, e ciò che conta è chi riesce a darle per
primo e con maggior forza. Conan, in tal senso, è un generale adatto
a comandare mercenari induriti dalla guerra, è per così dire, uno
di loro:
– Sono nato in mezzo a una battaglia – rispose il barbaro, dilaniando un pezzo di carne con i denti fortissimi. – I primi suoni che udii furono il clangore delle spade e le grida della strage. Ho combattuto in faide di sangue, guerre tribali e campagne imperiali.– Ma sai comandare gli uomini e disporre gli schieramenti in battaglia?– Beh, posso provare – ribatté lui, imperturbabile. – Non è altro che una scherma su scala più vasta. Devi sbilanciare la guardia dell'avversario, poi… affondo, fendente! E lui ci rimette la testa, o ce la rimetti tu.
La
battaglia campale tra Khoraja e Nathok il Velato è il fulcro del
racconto. I numeri dei soldati sono da Howard inventati largamente a
caso, senza cognizione di reali battaglie, ma lo svolgimento della
stessa è realistico ed efficace. Conan adotta un atteggiamento
prudente, mantenendo una linea di battaglia ristretta e in difesa: ma
la boriosa cavalleria di corte non può sopportarlo, e carica senza
aspettare i suoi ordini. La conseguenza è l'immediata distruzione
dell'intera nobiltà Khorajana, quando Nathok svela il primo dei suoi
terribili incantesimi. La violenza di Conan raggiunge livelli davvero
grotteschi, quando nel pieno della battaglia alcuni soldati si danno
alla fuga. Conan prende l'osso di bue che stava sgranocchiando (!) e
…
Sulle creste, i guerrieri delle colline esitarono. Uno di loro corse verso il pianoro, con la bava alla bocca.– Fuggite, fuggite! – balbettò. – Chi può opporsi alla magia di Natohk?Con un ringhio, Conan balzò dal macigno e lo colpì con l'osso di bue. L'uomo cadde, perdendo sangue dal naso e dalla bocca. Conan sfoderò la spada; i suoi occhi erano due minacciose fiamme azzurre.– Ai vostri posti! – urlò. – Se un altro si azzarda ad arretrare d'un passo, gli staccherò la testa! Combattete, maledetti!La fuga cessò bruscamente com'era cominciata. La personalità ardente di Conan fu come un getto d'acqua diaccia sul fuoco turbinante del loro terrore. - Ai vostri posti – ordinò concitato il barbaro. – E restateci! Né uomini né diavoli saliranno dal Passo di Shamla, oggi!
Capito?
Altro che commissari sovietici...
Non
sarebbe normalmente possibile superare il climax di una battaglia, ma Howard ci
riesce rapendo Yasmela con Nathock, e spingendo Conan a un forsennato
inseguimento nel deserto, che culmina in un duello tra mago e
barbaro. Il racconto così si conclude dov'era cominciato: nel
sepolcro di Thugra nel quale era entrato Shevatas nell'incipit.
Ombre
al chiaro di Luna
In
questo punto della storia Conan si è unito ai kozaki, un'orda nomade con cui aveva già avuto a che fare. Insieme con una sua
vecchia banda, i Liberi Compagni, saccheggiano e devastano i confini
dell'Impero Turaniano, fino a quando una spedizione punitiva coglie i
kozaki in trappola e li massacra fino all'ultimo. Ferito e in fuga,
Conan si rifugia in una palude, dove per caso difende una fanciulla –
Olivia – dal suo schiavista, Shah Amurath. Dopo aver spaccato il
cranio dell'hyrikano che aveva massacrato i suoi compagni kozaki,
Conan fugge con Olivia su un isola disabitata, dove scoprono un
tempio con misteriose statue di metallo. Nel frattempo una ciurma di
pirati è sbarcata sull'isola in cerca di provviste...
Rispetto
al Colosso Nero, Ombre al chiaro di Luna è un racconto dal setting
molto più ridotto, molto più piccolo. Conan gioca al gatto e al
topo con i pirati, cercando d'impossessarsi della nave per fuggire
dall'isola e dai turaniani che hanno annientato i kozaki. Al contempo,
deve proteggere Olivia, che fidandosi del suo istinto lo avverte che
su quelle statue vige uno spaventoso maleficio.
A
questo proposito, è divertente come il primo istinto di Conan, non
appena vede le statue, sia di vandalizzarle (!), cercando di spaccarne
braccia e nasi:
Conan batté l'elsa della spada contro una delle statue.– Ferro – sentenziò. – Ma, Crom! In quali stampi sono state fuse?Scosse il capo e scrollò le spalle massicce in un gesto di perplessità.Olivia volse timidamente lo sguardo nella grande sala silenziosa. Vide soltanto le pietre coperte d'edera, le colonne avvolte dai tralci e le statue scure, minacciose. Si mosse, turbata, presa dall'impulso di fuggire, ma le statue esercitavano uno strano fascino sul suo compagno. Le studiò attentamente e, secondo l'abitudine dei barbari, cercò di spezzarne le membra. Ma il materiale resistette ai suoi sforzi. Non riuscì a sfigurare una sola immagine, né a smuoverla dalla sua nicchia. Alla fine desistette, imprecando per lo stupore.
Il
motivo dell'isola disabitata, che ritornerà di continuo in Howard,
viene qui svolto senza troppo entusiasmo. Ci si diverte e sembra di
leggere una bozza malfatta di quanto diventerà Lo stagno dei negri.
Howard
butta dentro un po' troppi elementi alla rifusa: dal mostro
lanciatore di pietre nella foresta, alla scalata sul pinnacolo, al
mistero delle statue, ai pirati... Miracolosamente, tutto funziona
non appena lo leggi, ma se affidato ad altri quest'intreccio di
pericoli diventerebbe una barzelletta.
La
strada delle aquile
Ancora
una volta, La strada delle aquile è una completa riscrittura
spranghiana. L'opera in origine prevedeva un setting nell'impero
ottomano e dunque un'ambientazione decisamente storica. Quest'aspetto
rimane sia nell'assenza di elementi soprannaturali, sia in una trama
più complicata del solito, con diversi gruppi di avventurieri –
uno dei quali sono i marinai con Conan come loro guida - che
competono per rapire un principe che può servire o come ostaggio o
come guida di un nuovo regno.
Per
forza di cose, usando il racconto originale l'intero background
ottomano, Sprague de Camp viene costretto a inserire gargantueschi
infodump, gradevolmente simili a quell'interminabile lagna del
Silmarillion:
Anche con questo vantaggio, il debole Yildiz non sarebbe riuscito a sconfiggere l'aggressivo fratello Teyaspa, se non fosse stato per sua madre, una kothiana che si chiamava Kushia. La formidabile vecchia, che era la vera dominatrice di Turan, preferiva Yildiz perché era più docile, e Teyaspa era stato cacciato in esilio. Aveva cercato rifugio in Iranistan, ma aveva scoperto che il re di quella terra era d'accordo con Yildiz per avvelenarlo. Nel tentativo di raggiungere Vendhya, era stato catturato da una tribù di nomadi hyrcani, che l'avevano riconosciuto e venduto ai turaniani. Teyaspa aveva creduto che la sua sorte fosse segnata; ma sua madre era intervenuta e aveva impedito a Yildiz di far strangolare il fratello.
Tespaya,
Yildiz, hyrcani e turaniani... Voi ci capite qualcosa? Io faccio
fatica a distinguere tra personaggio e personaggio, quando mi si
rovesciano addosso valanghe di nomi, etnie e geografie in questo
modo. Del tutto senza reale necessità per altro, perchè il racconto
originale non necessitava di queste spiegazioni – essendo
ambientato nel nostro mondo, nel 1500!
Detto
ciò, La strada delle aquile scorre bene, accelerando verso la fine
in una sorta di caccia al tesoro, dove tuttavia il “gioiello”
prezioso è l'ostaggio principesco. Notevole il colpo di scena delle
creature cannibali nelle grotte, che oltre a dimostrare l'abilità di
Camp nell'inserire elementi nuovi al racconto, permette alcune
visuali interessanti: in particolare l'idea del guerriero in lotta su
una piattaforma sospesa nel vuoto, che combatte contro creature
ragnesche (goblin, scarabei egizi, scheletri ecc ecc) che provengono
da ogni lato risalendo lungo le pareti... E' da fantasy, è da
dungeon, è da videogioco... E questo già nel 1955!
Nascerà
una strega
Dopo
aver perso i suoi marinai ne La strada delle aquile, Conan si
appropria di un cavallo hyrkano e cavalca verso le steppe dei kozaki.
I nomadi sono ancora dispersi dalle rappresaglie descritte
nell'antefatto di Ombre al chiaro di luna, pertanto Conan raggiunge
l'ennesimo, piccolo regno di confine, Khauran. Lì, seguendo un
copione prefissato, ottiene il comando della guardia reale della
regina Taramis.
Il
racconto inizia con un colpo di scena: Taramis, una regina che ha a
cuore i suoi sudditi e cerca di governare con saggezza, scopre
d'avere una sorella gemella, Salomè (chiaro riferimento biblico).
Separata dalla nascita, Salomè è una strega che è stata cresciuta
nell'esotico Khitai, contrada cino-giapponese da sempre presente in
Howard, ma mai esplorata a fondo. La gemella è l'esatto opposto di
Taramis: è malvagia, lussuriosa, adora idoli pagani lontani dal
pseudo monoteismo di Mitra, evoca demoni e si associa a un'armata di
mercenari. Grazie alla perfetta somiglianza con Taramis, può
scambiarsi con la sorella e prontamente governare il regno. Mentre il
popolo bue non comprende l'improvviso mutare di sentimenti della
sovrana, la “vera” Taramis giace in cella, periodicamente
seviziata da Salomè. Conan, nel frattempo, intuendo la vera natura
della sovrana viene sanguinosamente catturato e inchiodato a una
croce: abbandonato presso il deserto è destinato a venire mangiato
vivo dagli avvoltoi. Ma ovviamente Conan crocifisso è pur sempre
Conan e nemmeno questa terribile ordalia riesce a uccidere il
cimmero...
Ingiustamente
ritenuto un racconto mediocre, Nascerà una strega al contrario è
ricco d'innovazioni e sperimentazioni rispetto al “solito”
racconto howardiano.
In
primo luogo, la crocifissione. Una scena visivamente, emotivamente
potentissima, che rovescia i tropos di solito associati a questo
genere di torture. Conan, un barbaro pagano, viene torturato con il
martirio cristiano per eccellenza da un rappresentante della
cosiddetta “civiltà”. Ma grazie alla pura forza di volontà, al
suo essere “incivile” e selvaggio riesce a sopravvivere. Il morso
dell'avvoltoio, e la volontà di vivere spinta al suo estremo
caratterizzano questa scena, e la mettono in netta contrapposizione
con la rassegnazione “passiva” che invece caratterizza il “santo”
cristiano. Conan non si arrende mai, neppure nella più terribile
della situazione. Preferisce combattere fino all'ultimo, senza
accettare il martirio come un volere dall'alto. Immobilizzato,
sanguinante, assetato, trova però la forza di staccare coi nudi
denti la testa all'avvoltoio. Considerando che sia Lovecraft che
Howard leggevano e studiavano i filosofi di fine ottocento, Nietzsche
compreso, considerare questa scena come una ripresa del morso del
serpente nel Zarathustra non è così “forzata” come potrebbe
sembrare. Mordendo, Conan sceglie di voler vivere, di non voler
diventare l'ennesimo martire nichilista: sceglie la vitalità, con la
sua connessa e inestricabile violenza (l'uccisione dell'altro che ti
vuole divorare, in questo caso l'uccello da carogna). Non deve così
sorprendere che dopo questa terribile ordalia, Conan virtualmente
scompare dal racconto. In un certo senso, è “asceso”, ha
superato una prova fondamentale. Da quel momento in poi, per tutto il
Nascerà una strega, Conan diventa un fantasma di sfondo, una potenza
della natura temuta e odiata dai suoi nemici. Diventa in effetti
invincibile, come se la tortura l'avesse ammantato di un'aura
soprannaturale. Conan ha vinto in quell'istante in cui viene liberato
dai chiodi, da lì in poi la malvagia Salomè non può che perdere.
Avendo letto questo racconto verso credo i dodici, tredici anni, sono rimasto sorpreso da quanto bene lo ricordassi. Innanzitutto il tema del doppio, connesso con descrizioni pruriginose delle frustate di Salomè verso Taramis; poi il trucco dell'assedio e delle macchine da guerra “finte” che denotano le abilità strategiche del nostro cimmero. Senza dubbio ingegnoso da parte di Howard l'infodump mascherato della lettera del sapiente Astreas, che descrive in poche pagine i cambiamenti apportati dalla falsa Taramis sui suoi poveri abitanti, tra sacrifici umani e continue tasse. A contraltare, il mostro finale è talmente abbozzato, talmente irrealistico che nemmeno riusciamo ad immaginarlo: probabilmente Howard fu costretto a inserirlo per obbligo del suo editore, perché non svolge alcun ruolo rilevante, tranne che morire subito sotto la spada di Conan!
Salomè inoltre utilizza nella battaglia finale una sorta di "teletrasmissione" data da due sfere, di cui una viene trasportata dal minion di turno. Forti di anni di D&d, l'idea ci sembra abusata, ma considerando che il racconto veniva scritot negli anni trenta, si tratta ancora una volta di un'idea notevole:
La strega entrò nella camera dove aveva parlato con Constantius e si avvicinò al piedestallo: notò che la sfera di cristallo era offuscata, venata di sanguigne striature cremisi. Si chinò sul globo, imprecando sottovoce.
- Zang! - chiamò. - Zang!
Una nebbia turbinò nella sfera e si risolse in nubi vorticanti di polvere in cui si muovevano figure nere, irriconoscibili; l'acciaio balenava come folgore nell'oscurità. Poi il volto di Zang apparve nitidissimo: sembrava che i suoi grandi occhi fissassero Salome.
Senza spoilerare troppo il finale, la rincorsa di Valerius per salvare Taramis e l'arrivo provvidenziale di Conan ricordano molto l'ultima scena dell'altrimenti dimenticabile Conan il distruttore, di Laurentiis.
(1)
Non a caso grossi esseri scimmieschi abbondano nei racconti che ho
finora letto e spesso Conan sembra volersi rispecchiare, salvo poi
ribadire la propria umanità – un essere “umano” che mostra
ancora d'avere un nesso col mondo primordiale, animalesco che spesso
lo assale.
2 commenti:
Questa parte di Conan pirati mi manca...
Ma del resto mi manca ancora molto
I racconti "originali" di Howard li trovi facilmente in molte delle ultime raccolte, se vuoi recuperare :)
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