mercoledì 14 maggio 2014

La pochezza dei romanzi per bambini


Una delle cose che più rattrista nell'età contemporanea, è quanto siano diventati patetici i nobili intenti degli scrittori per bambini. Secoli di pedagogia hanno ampiamente convenuto che i bambini sono "spugne; assorbono di tutto!". Che sono facilmente influenzabili nel comportamento e nel modo di fare da quanto viene loro insegnato, trasmesso, e non ultimo da quanto leggono.
I libri per bambini plasmano l'adulto che diventeranno, se non al 50%, cerchiamo di stimare quantomeno un 5, 10%. Ovviamente molto dipenderà da quanto legge, come, perché, dove... Tantissime variabili. 
Ma l'influenza che un romanzo per bambini può esercitare è forte e immensa.

E dunque, posti di fronte a tutto ciò, come reagiscono questi "romanzieri-pedagoghi"? 
Male, direi. Malissimo. In primo luogo, per quanto non si può, ovviamente, far leggere D'Annunzio a un bambino delle elementari, questo non vuol dire si debba sprofondare nell'idiozia linguistica. Dovete scrivere un romanzo semplice, non un handicappato mentale che mugola con quattro parole in croce. Esistono una cosa chiamata "Note a piè di pagina”. Le capisce un adulto, può capirle benissimo un bambino. Se siete indecisi se ripetere l'ennesimo termine trito e ritrito, o infilarne uno nuovo, infilate quello nuovo, e vicino aggiungete una semplice annotazione: Significa bla bla Ora imparalo, lettore bambino. Progredisci veramente.

In secondo luogo, ed è l'appunto più desolante: proprio perché il bambino assorbe di tutto, non vedo perché
dobbiate proporre l'ennesimo scenario "cittadino", "attuale", con un protagonista (ovviamente) "bambino". Basta! Quando Tolkien scrisse un romanzo per bambini scrisse quel fottuto capolavoro de Lo Hobbit , non un romanzetto giallo con un bambino che viveva nella campagna inglese con un padre imprenditore e una madre segretaria "con l'hobby della cucina". Rabbrividisco all'idea. Scrisse invece di una piccola razza con piedi pelosi che viveva in un mondo fantastico razionalmente creato, con una trama e personaggi nell'insieme più che complessi e caratterizzati. Ripeto: non scrisse nessun edificante romanzo con protagonisti dei "bambini". Scrisse un romanzo con protagonista un "Hobbit" con ben nove "Nani" al seguito, in un'ambientazione straniante. Come on'! I bambini non sono deficienti (lo sono però i "fan" cinquantenni che citano Tolkien come il Dogma o la Rowling come l'Essenza Ultima), potete inserire il vostro messaggio "edificante" in una cornice molto più piacevole del giovane mago/studente/cavaliere/vampiro nell'ennesima scuola anonima/ villaggio/paesino di campagna (sic!).

E sempre a proposito del messaggio "edificante", terzultimo punto. Non serve. Non perché non si debbano trasmettere degli ideali. Ma proprio in virtù degli ideali stessi; se sentite di doverli "trasmettere" vuol dire che non li sentite davvero. Altrimenti li avreste già interiorizzati, resi parte di voi. Non sentireste di dover inserire qualcosa, verbo "inserire” che d'altronde già denuncia ampiamente quanto sia "estraneo" quest'inserimento. Non c'è bisogno di specificare che un romanzo per bambini debba avere tra i suoi messaggi l'amicizia. E' ovvio, che debba essere così. Nella storia che andrò a costruire, mi verrà "naturale" inserire temi quali l'amicizia e l'onore. Non dovreste accorgervene neppure, d'inserire tematiche del genere: dovreste piuttosto concentrare l'attenzione sulla storia, sul fluire degli eventi, delle situazioni. Non ripeto, sul "messaggio" che se sentite davvero l'ideale che volete trasmettere, esso verrà da solo.

Certo, è pieno di uomini vuoti, a questo mondo. E' possibile che vogliate "non comunicare alcun messaggio". La neutralità vigliacca che tutti amano, in questo tempo. In tal caso, rassicuratevi: state già trasmettendo un messaggio, ed è il trito conservatorismo tollerante e capitalista, l'ennesima fantasia liberale (no, purtroppo non è il fantasy tradizionale; è senza elfi, o nani: troppo nobili e idealisti i primi, troppo proletari e solidali i secondi). Una citazione di Tolkien, sebbene non pertinente al cento per cento riassume bene l'atteggiamento d'assumere:

Tolkien, a proposito della domanda: << E' vero? >> osserva come << Non è una domanda cui si possa rispondere in modo avventato o distratto >>.
Egli aggiunge che molto più importante, per il bambino, è la domanda: << E' stato buono? E' stato cattivo? Cioè (al bambino) sta più a cuore capire chiaramente chi è dalla parte del giusto e chi dalla parte del torto >>.

Gettate nel fuoco i vostri trattatelli di psicologia e le vostre piccole, meschine intenzioni di scrivere "solo" un romanzo per bambini. Proprio perché per bambini, quel romanzo necessariamente dovrà essere costruito con estrema cura, attenzione e serietà. Nella mia (probabilmente dispotica^.^) Repubblica Ideale, permetterei solo agli scrittori più bravi e con alle spalle le opere più eccelse, di scrivere romanzi per bambini. Troppo spesso, a passare in libreria e a gettare per curiosità un'occhiata fugace a quella sezione, trovo che il Fantasy per bambini, e il libro in generale per l'infanzia stia recedendo a narrativa di serie B, per autori in fondo un po' "bambini", che non hanno voglia d'impegnarsi.
Proprio al contrario, dovrebbero occuparsene gli adulti più adulti.

Fonti:
Il romanzo di formazione, di Franco Moretti.
Per la citazione, "Albero" di Tolkien, Come il Signore degli Anelli ha segnato la cultura del nostro tempo. 

6 commenti:

Unknown ha detto...

Condivido pienamente il tuo pensiero.
Anche perchè i primi romanzi che il bambino legge hanno il grande compito di farlo innamorare della lettura e ormai non possono più permettersi di fallire.
Ora per non creare una gioventù di debosciati cosa c'è di meglio della buona vecchia educazione spartana?

Coscienza ha detto...

"Ora per non creare una gioventù di debosciati cosa c'è di meglio della buona vecchia educazione spartana?"

Come non sottoscrivere? :-D Perfettamente d'accordo!
Ci vuole più coraggio e più cura, altrimenti non si fa molta strada.
(e benvenuto sul blog, by the way, dall'esilio dei lettori fissi^^)

Unknown ha detto...

Tu permetteresti solo ai migliori scrittori di scrivere libri per bambini, io invece andando alla radice del problema permetterei solo agli umani migliori di procreare, ciò mi sembra un problema assai più rilevante sul fronte educativo. ( so che tu ti sei focalizzato su un altro aspetto, ma ci stava questa "nota a piè di pagina" ;)

Coscienza ha detto...

Ci stava, ci stava!
Tuttavia, stiamo attenti a cosa consideriamo per "esseri umani migliori", che non è un concetto così facile da definire. Io ad esempio, da un "campione" di "umani migliori" mi autoescluderei fin da subito! :-D

Unknown ha detto...

Nel caso specifico, semplicemente in grado di educare un figlio. Abbiamo la scuola guida obbligatoria per imparare ad utilizzare un veicolo, ma chiunque può mettere al mondo un figlio e si da per scontato che sarà in grado di crescerlo... lo so è un argomento spinoso. Comunque con l'espressione esseri umani migliori non intendevo fare allusioni di stampo razzista ;)

Coscienza ha detto...

Comunque con l'espressione esseri umani migliori non intendevo fare allusioni di stampo razzista ;)

Tranquillo, faccio fatica a immaginarti col passo della papera e il braccio alzato XD