lunedì 8 luglio 2013

The Ambassador- Ballare con pigmei ubriachi


Voglio mostrare un'Africa spogliata di Ngo, Bono, bambini soldato e infanti con pance gonfie, mostrarvi piuttosto quel tipo di persone che non vedrete mai nei documentari: uomini d'affari bianchi e diplomatici, i grassi gatti dei centri urbani, tutte quelle persone che nell'Africa Francese post coloniale stanno avendo una bella vita. 
Per mostrare questo versante dell'Africa ho usato il "performative journalism"- invece che mimetizzarmi come una mosca sul muro osservando neutralmente, ho preferito vestire la mia parte e agire come un'agente provocatore. Con tutte le intenzioni di un giornalista di svelare un mondo segreto, sono andato nella Repubblica CentrAfricana come un ricco uomo d'affari con credenziali diplomatiche, approfittando di ogni possibile vantaggio offerto dalla mia posizione (contrabbando di diamanti, abusi di potere...) e diventando così un rispettabile membro del corpo diplomatico. (Tradotto da The Ambassador Official Site)
Nomen Omen, Mad(s) Brugger è pazzo.
Regista di documentari e giornalista danese, riprende in molti aspetti il gonzo journalism, ma scendendo ancora più in profondità, valicando insomma a passo deciso il confine fra teatro e investigazione. 
Autore di un documentario in cui s'infiltrava nella Corea del Nord – Red Chapel- The Ambassador è il suo ultimo lavoro, un documentario piuttosto straniante, in cui dopo aver contrattato con a) Un portoghese b) Un italiano c) Un fiammingo Riesce finalmente a ottenere credenziali false per fingersi un diplomatico della Liberia, e viaggiare dritto nella Central African Republic, con l'ambizioso scopo di fondare una fabbrica di fiammiferi gestita da operai Pigmei per coprire un traffico di diamanti di contrabbando. 

L'operazione svolta in incognito, pericolosissima e condita da toni masochisti è stata esposta nel documentario – The Ambassador - attraverso registrazioni, videocamere nascoste, filmati ufficiali e foto. 
Per esporre la corruzione e la collusione di molte potenze mondiali – Dalla Cina alla Francia, che nella faccenda gioca un ruolo nerissimo- il ruolo di falso diplomatico è infatti perfetto.
Primo, un diplomatico sebbene non maneggi mai soldi, è libero di viaggiare con quanto più desidera, da una semplice valigia con accessori di viaggio a una ventiquattrore gonfia di milioni di dollari. Non può venire fermato, bloccato o inquisito; gode appunta di "immunità diplomatica".
In secondo luogo, dettaglio fondamentale, gran parte dei diplomatici è libera di riprendere e registrare le proprie operazioni, come attestato di buona condotta e successo.
Il risultato, incidentalmente, è perfetto per un documentario d'assalto.
Le operazioni di Mads Brugger partono in Europa, dove seguiamo tramite videocamera nascosta diversi incontri con businessmen affaristi in Liberia e ambasciate africane, che dietro cospicue ed enormi somme forniscono credenziali e patente per viaggiare in Africa sotto i prestigiosi panni di un diplomatico di qualche remota nazione dai scarsi poteri di controllo. I prezzi variano da un milione a cifre sorprendentemente ragionevoli.
Ho trovato particolarmente interessante l'incontro con Giulianiconsole italiano in Liberia, coinvolto in loschi traffici. A rassicurarmi che il documentario non fosse una farsa, non ho potuto fare a meno di notare la Mokka, e un dialetto italiano fin troppo (sic) riconoscibile. In effetti il solo fatto che la Liberia abbia Ufficialmente chiesto l'estradizione (e la testa su un palo?) di Mads Brugger alla Danimarca è stranamente rassicurante che l'opera sia vera, e non bastasse tutto ciò il documentario spesso E' pesante, nonostante il giornalista abbia svolto nel montaggio un lavoro eccellente.

Ottenute delle sottospecie di credenziali, e ansioso di cominciare, assistiamo al viaggio di Mads nella Repubblica CentrAfricana sotto lo pseudonimo di Mr Coltzen, raffinato dandy post-coloniale dal vestito impeccabile, l'amore per le citazioni e un ottimo buon gusto per sigari e tabacco. L'unica a conoscere i suoi reali scopi è Maria, la sua assistente, che svolge inoltre fondamentale ruolo di mediatrice, conoscendo il francese, lingua ufficiale nello Stato.
Al di là del duro valore politico del documentario, la trasformazione di Mads in diplomatico Dandy è particolarmente interessante. In effetti, viene da chiedersi quanto sia immedesimazione, e quanto sia reale piacere nel ricoprire un ruolo che per quanto progettato nei dettagli, viene anche fin troppo bene recitato- forse un desiderio dell'infanzia, forse una confusione di ruoli che man mano procede la vicenda, diventa sempre più acuta. 
Citando da un'intervista...
" Ho lavorato sulla creazione del personaggio di Mr. Coltzen per un paio d'anni, in effetti. Ero costantemente all'erta per eventuali dettagli che potessero enfatizzare la sua personalità, o renderlo più credibile. Ho letto libri sull'etichetta diplomatica, sono andato alle reception e ambasciate a Copenaghen per scorgere quei piccoli segni rivelatori di diplomazia che raccontano o mentono se si è davvero un reale diplomatico.
E inoltre, volevo diventare un ologramma, una realizzazione della fantasia più nera sul più spietato uomo d'affari bianco che la mente possa immaginare. Perché avevo una certa idea che mi avrebbe aperto un bel po' di porte. E allo stesso tempo era una strategia di sopravvivenza- vestiti come un dandy coloniale e tutti penseranno che hai un sacco di soldi, e sei davvero potente. E d'altra parte dev'essere per forza così, perché nessuna persona sana di mente andrebbe a camminare nelle strade della Repubblica Centrafricana vestito in tal modo.
Nella personalità di Mr Coltzen ho inserito elementi del Dr Muller di Tintin, The Phantom, l'Uomo con il Cappello Giallo da Curioso come Georgie. Segnalando chiaramente quale tipo di Africa avessi in mente, e quali feticismi mi attraessero, speravo di attirare persone con la mia stessa mentalità, e le mie stesse fissazioni. Questo spiega in ultima analisi la strana galleria di personaggi del film "
Il personaggio di Mr Coltzen è già grottesco, ma l'intero documentario per sua conseguenza assume toni sempre più cupi, intrisi di umorismo nero assolutamente (in)volontario. Alcune scene, alcuni dialoghi hanno davvero il tono di una commedia satirica piuttosto affilata.
Abbiamo l'idea di Mr Coltzen, non poi così campata in aria, di usare come operai per la sua fabbrica pigmei, perché "Hanno gli stregoni migliori, e quindi la popolazione si fiderà di più a comprarli "
Ancora sui pigmei, la visita al loro villaggio per sancire il contratto è quanto di più assurdo si possa immaginare; a viaggiare sono Mads, una Maria sempre più perplessa, Mr Gilbert, grasso affarista di miniere di diamanti illegali con cui Coltzen sancirà un accordo illegale. 

I pigmei si radunano, soldati di Mr Gilbert stappano diversi barili d'alcool e Mr Coltzen balla in abiti coloniali con pigmei felici e ubriachi. Non voglio tirar fuori qualche facile morale, ma solo illustrare la scena, che comprenderete è davvero... Straniante.
" E' questo che la gente proprio non comprende dell'Africa " Interloquisce Coltzen, sorridendo " Ci si può davvero divertire, qui "
Ritto in piedi in stivali di cuoio lucente e bicchiere in mano, Coltzen conclude un discorso ai suoi futuri operai con una citazione dal generale Patton
Se dici alla gente dove andare, ma non gli dici come, sarai stupito da cosa succede. "
E ancora.
La visita di Mr Coltzen alle miniere di diamanti di Mr Gilbert, in una zona di guerra dove infuriano ribelli separatisti, in clima teso allo spasimo, dove il pilota dell'aereo minaccia di andarsene se non rientreranno al campo base in tempo. E sempre nella stessa visita l'assalto di una folla di straccioni barbuti a Mr Gilbert, che scrollando le spalle accetta per siglare un'importante contratto minerario di sposare l'ennesima moglie di un'affarista musulmano.
E' l'usanza, you know.
Mads e il simpaticissimo (sic) Mr Gilbert
Rivelatori sono i discorsi con aiutanti e civili nella Repubblica, con riferimento specifico all'epoca d'oro dello Stato, quando sotto al dittatura di Bokassa, imperatore cannibale, il paese sembrò assumerne una guida autonoma, e lentamente risollevarsi. Satanizzato in Occidente, il dittatore è ricordato con affetto dal popolo, per la sua azione di rimozione violenta di ogni oppositore, e di deciso stacco dall'influenza coloniale francese. Lo spettro del dittatore continuerà a ricorrere per tutto il documentario, e le poche infrastrutture statali, come il marcescente – e unico- albergo dove vive Mads sono legate alla sua azione. 
Dalla morte dei dittatore i diversi presidenti fantoccio hanno svolto un ruolo marginale, e lo Stato già arretrato è sprofondato in una No man's land dove le uniche infrastrutture statali rimangono concentrate nella capitale, isola di tenebre in un cuore di tenebra di miniere francesi e cinesi e indiane che si spartiscono l'enormi ricchezze minerarie del piccolo Stato. A trasformare questo "stato" in un luogo ancora più inquietante, concorrono le interferenze nazionali francesi; due aerei sorvolano l'intero Stato due volte, notte e giorno, tracciando accuratamente spostamenti e azioni militari di ribelli e statali. Le informazioni non vengono tuttavia mai passate al presidente africano, ma sfruttate per mantenere il monopolio delle principali aziende sul territorio. Welcome to the neocolonialism, baby!
Ma almeno per il sottoscritto, il massimo viene raggiunto quando per festeggiare l'arrivo dei primi diamanti Mr Coltzen, i suoi collaboratori e Mr Gilbert decidono di brindare, e in seguito a diverse citazioni arrivano a parlare d'Hitler. Mi aspettavo qualche riflessione, qualche importante discorso, ma il truce dittatore nazista viene citato per raccontare diverse storie sul suo conto, tutta iniziativa di Gilbert e collaboratori, mentre un genuinamente stupefatto Mads/Coltzen annuisce cercando di sorridere. Lo sapevate che Hitler dormiva su cuscini imbottiti di peli pubici di donna? Perchè, sapete "Hitler has many funny stories! "(cit. dal docu).
Intanto, Mads suda freddo. E non perché sebbene patria dei diplomatici falsi, la Central African Republic è anche patria di estorsioni e violenze, dove malviventi intervengono di notte a rubarti ogni diamante che volevi contrabbandare; ma sopratutto perché in Liberia cominciano ad accorgersi che quel diplomatico tanto eccentrico non ha tutte le carte in regola. Mentre nel frattempo, William Tijssen, l'europeo che vende falsi documenti risponde evasivo, è brusco, scompare. Con i soldi.
Uscito nel 2011, The Ambassador è un documentario temerario, e dannatamente originale. Non spoilero l'ultima parte, ma ora Mads vive felice in Danimarca, progettando il prossimo esperimento, la prossima maschera. Meanwhile, la grande critica cinematografica si sbrana sui filmetti della Marvel e in campo italiano questa è l'unica recensione del documentario.
Just saying 


2 commenti:

The Mist ha detto...

Io ho trovato molto più interessante questa recensione che tutte le menate sui vari uomini d'acciaio.

Grazie, Coscienza!

Coscienza ha detto...

Scoprire questo documentario è stata una boccata d'aria, cinematograficamente parlando.

Io ero anche favorevole all'inizio ai cinecomics, ma l'ossessione che stanno sviluppando i critici nei loro confronti è allucinante. E non si può sinceramente vedere le tartarughe Ninja venire finanziato con decine di milioni, e registi capaci come Carpenter non beccare un centesimo di budget :D