Voglio mostrare un'Africa spogliata di Ngo, Bono, bambini soldato e infanti con pance gonfie, mostrarvi piuttosto quel tipo di persone che non vedrete mai nei documentari: uomini d'affari bianchi e diplomatici, i grassi gatti dei centri urbani, tutte quelle persone che nell'Africa Francese post coloniale stanno avendo una bella vita.Per mostrare questo versante dell'Africa ho usato il "performative journalism"- invece che mimetizzarmi come una mosca sul muro osservando neutralmente, ho preferito vestire la mia parte e agire come un'agente provocatore. Con tutte le intenzioni di un giornalista di svelare un mondo segreto, sono andato nella Repubblica CentrAfricana come un ricco uomo d'affari con credenziali diplomatiche, approfittando di ogni possibile vantaggio offerto dalla mia posizione (contrabbando di diamanti, abusi di potere...) e diventando così un rispettabile membro del corpo diplomatico. (Tradotto da The Ambassador Official Site)
Nomen
Omen, Mad(s) Brugger è pazzo.
Regista
di documentari e giornalista danese, riprende in molti aspetti il
gonzo journalism, ma scendendo ancora più in profondità, valicando
insomma a passo deciso il confine fra teatro e investigazione.
Autore
di un documentario in cui s'infiltrava nella Corea del Nord – Red
Chapel- The Ambassador è il suo ultimo lavoro, un documentario
piuttosto straniante, in cui dopo aver contrattato con a) Un
portoghese b) Un italiano c) Un fiammingo Riesce finalmente a
ottenere credenziali false per fingersi un diplomatico della Liberia,
e viaggiare dritto nella Central African Republic, con l'ambizioso
scopo di fondare una fabbrica di fiammiferi gestita da operai Pigmei
per coprire un traffico di diamanti di contrabbando.
L'operazione svolta in incognito, pericolosissima e condita da toni masochisti è stata esposta nel documentario – The Ambassador - attraverso registrazioni, videocamere nascoste, filmati ufficiali e foto.
L'operazione svolta in incognito, pericolosissima e condita da toni masochisti è stata esposta nel documentario – The Ambassador - attraverso registrazioni, videocamere nascoste, filmati ufficiali e foto.
Per
esporre la corruzione e la collusione di molte potenze mondiali –
Dalla Cina alla Francia, che nella faccenda gioca un ruolo nerissimo-
il ruolo di falso diplomatico è infatti perfetto.
Primo,
un diplomatico sebbene non maneggi mai soldi, è libero di viaggiare
con quanto più desidera, da una semplice valigia con accessori di
viaggio a una ventiquattrore gonfia di milioni di dollari. Non può
venire fermato, bloccato o inquisito; gode appunta di "immunità
diplomatica".
In
secondo luogo, dettaglio fondamentale, gran parte dei diplomatici è
libera di riprendere e registrare le proprie operazioni, come
attestato di buona condotta e successo.
Le
operazioni di Mads Brugger partono in Europa, dove seguiamo tramite
videocamera nascosta diversi incontri con businessmen affaristi in
Liberia e ambasciate africane, che dietro cospicue ed enormi somme
forniscono credenziali e patente per viaggiare in Africa sotto i
prestigiosi panni di un diplomatico di qualche remota nazione dai
scarsi poteri di controllo. I
prezzi variano da un milione a cifre sorprendentemente ragionevoli.
Ho
trovato particolarmente interessante l'incontro con Giuliani, console italiano in Liberia, coinvolto in loschi traffici. A
rassicurarmi che il documentario non fosse una farsa, non ho potuto
fare a meno di notare la Mokka, e un dialetto italiano fin troppo
(sic) riconoscibile. In effetti il solo fatto che la Liberia abbia
Ufficialmente chiesto l'estradizione (e la testa su un palo?) di Mads
Brugger alla Danimarca è stranamente rassicurante che l'opera sia
vera, e non bastasse tutto ciò il documentario spesso E' pesante,
nonostante il giornalista abbia svolto nel montaggio un lavoro
eccellente.
Ottenute
delle sottospecie di credenziali, e ansioso di cominciare, assistiamo
al viaggio di Mads nella Repubblica CentrAfricana sotto lo pseudonimo
di Mr Coltzen, raffinato dandy post-coloniale dal vestito
impeccabile, l'amore per le citazioni e un ottimo buon gusto per
sigari e tabacco. L'unica a conoscere i suoi reali scopi è Maria, la
sua assistente, che svolge inoltre fondamentale ruolo di mediatrice,
conoscendo il francese, lingua ufficiale nello Stato.
Al
di là del duro valore politico del documentario, la trasformazione
di Mads in diplomatico Dandy è particolarmente interessante. In
effetti, viene da chiedersi quanto sia immedesimazione, e quanto sia
reale piacere nel ricoprire un ruolo che per quanto progettato nei
dettagli, viene anche fin troppo bene recitato- forse un desiderio
dell'infanzia, forse una confusione di ruoli che man mano procede la
vicenda, diventa sempre più acuta.
Citando
da un'intervista...
" Ho lavorato sulla creazione del personaggio di Mr. Coltzen per un paio d'anni, in effetti. Ero costantemente all'erta per eventuali dettagli che potessero enfatizzare la sua personalità, o renderlo più credibile. Ho letto libri sull'etichetta diplomatica, sono andato alle reception e ambasciate a Copenaghen per scorgere quei piccoli segni rivelatori di diplomazia che raccontano o mentono se si è davvero un reale diplomatico.
E inoltre, volevo diventare un ologramma, una realizzazione della fantasia più nera sul più spietato uomo d'affari bianco che la mente possa immaginare. Perché avevo una certa idea che mi avrebbe aperto un bel po' di porte. E allo stesso tempo era una strategia di sopravvivenza- vestiti come un dandy coloniale e tutti penseranno che hai un sacco di soldi, e sei davvero potente. E d'altra parte dev'essere per forza così, perché nessuna persona sana di mente andrebbe a camminare nelle strade della Repubblica Centrafricana vestito in tal modo.
Nella personalità di Mr Coltzen ho inserito elementi del Dr Muller di Tintin, The Phantom, l'Uomo con il Cappello Giallo da Curioso come Georgie. Segnalando chiaramente quale tipo di Africa avessi in mente, e quali feticismi mi attraessero, speravo di attirare persone con la mia stessa mentalità, e le mie stesse fissazioni. Questo spiega in ultima analisi la strana galleria di personaggi del film "
Il
personaggio di Mr Coltzen è già grottesco, ma l'intero documentario
per sua conseguenza assume toni sempre più cupi, intrisi di umorismo
nero assolutamente (in)volontario. Alcune scene, alcuni dialoghi
hanno davvero il tono di una commedia satirica piuttosto affilata.
Abbiamo
l'idea di Mr Coltzen, non poi così campata in aria, di usare come
operai per la sua fabbrica pigmei, perché "Hanno gli stregoni
migliori, e quindi la popolazione si fiderà di più a comprarli "
Ancora
sui pigmei, la visita al loro villaggio per sancire il contratto è
quanto di più assurdo si possa immaginare; a viaggiare sono Mads,
una Maria sempre più perplessa, Mr Gilbert, grasso affarista di
miniere di diamanti illegali con cui Coltzen sancirà un accordo
illegale.
I
pigmei si radunano, soldati di Mr Gilbert stappano diversi barili d'alcool e Mr Coltzen balla in abiti coloniali con pigmei felici e
ubriachi. Non voglio tirar fuori qualche facile morale, ma solo
illustrare la scena, che comprenderete è davvero... Straniante.
" E' questo che la gente proprio non comprende dell'Africa " Interloquisce Coltzen, sorridendo " Ci si può davvero divertire, qui "
Ritto
in piedi in stivali di cuoio lucente e bicchiere in mano, Coltzen
conclude un discorso ai suoi futuri operai con una citazione dal generale Patton:
" Se dici alla gente dove andare, ma non gli dici come, sarai stupito da cosa succede. "
E
ancora.
La
visita di Mr Coltzen alle miniere di diamanti di Mr Gilbert, in una
zona di guerra dove infuriano ribelli separatisti, in clima teso allo
spasimo, dove il pilota dell'aereo minaccia di andarsene se non
rientreranno al campo base in tempo. E sempre nella stessa visita
l'assalto di una folla di straccioni barbuti a Mr Gilbert, che
scrollando le spalle accetta per siglare un'importante contratto
minerario di sposare l'ennesima moglie di un'affarista musulmano.
E'
l'usanza, you know.
Mads e il simpaticissimo (sic) Mr Gilbert |
Rivelatori
sono i discorsi con aiutanti e civili nella Repubblica, con
riferimento specifico all'epoca d'oro dello Stato, quando sotto al
dittatura di Bokassa, imperatore cannibale, il paese sembrò
assumerne una guida autonoma, e lentamente risollevarsi. Satanizzato
in Occidente, il dittatore è ricordato con affetto dal popolo, per
la sua azione di rimozione violenta di ogni oppositore, e di deciso
stacco dall'influenza coloniale francese. Lo spettro del dittatore
continuerà a ricorrere per tutto il documentario, e le poche
infrastrutture statali, come il marcescente – e unico- albergo dove
vive Mads sono legate alla sua azione.
Dalla
morte dei dittatore i diversi presidenti fantoccio hanno svolto un
ruolo marginale, e lo Stato già arretrato è sprofondato in una No
man's land dove le uniche infrastrutture statali rimangono
concentrate nella capitale, isola di tenebre in un cuore di tenebra di miniere francesi e cinesi e indiane che si spartiscono l'enormi
ricchezze minerarie del piccolo Stato. A trasformare questo "stato"
in un luogo ancora più inquietante, concorrono le interferenze
nazionali francesi; due aerei sorvolano l'intero Stato due volte,
notte e giorno, tracciando accuratamente spostamenti e azioni
militari di ribelli e statali. Le informazioni non vengono tuttavia
mai passate al presidente africano, ma sfruttate per mantenere il
monopolio delle principali aziende sul territorio. Welcome to the
neocolonialism, baby!
Ma
almeno per il sottoscritto, il massimo viene raggiunto quando per
festeggiare l'arrivo dei primi diamanti Mr Coltzen, i suoi
collaboratori e Mr Gilbert decidono di brindare, e in seguito a
diverse citazioni arrivano a parlare d'Hitler. Mi aspettavo qualche
riflessione, qualche importante discorso, ma il truce dittatore
nazista viene citato per raccontare diverse storie sul suo conto,
tutta iniziativa di Gilbert e collaboratori, mentre un genuinamente
stupefatto Mads/Coltzen annuisce cercando di sorridere. Lo sapevate
che Hitler dormiva su cuscini imbottiti di peli pubici di donna? Perchè, sapete "Hitler has many funny stories! "(cit. dal docu).
Intanto,
Mads suda freddo. E non perché sebbene patria dei diplomatici falsi,
la Central African Republic è anche patria di estorsioni e violenze,
dove malviventi intervengono di notte a rubarti ogni diamante che volevi
contrabbandare; ma sopratutto perché in Liberia cominciano ad
accorgersi che quel diplomatico tanto eccentrico non ha tutte le
carte in regola. Mentre nel frattempo, William Tijssen, l'europeo che
vende falsi documenti risponde evasivo, è brusco, scompare. Con i
soldi.
Uscito
nel 2011, The Ambassador è un documentario temerario, e dannatamente
originale. Non spoilero l'ultima parte, ma ora Mads vive felice in Danimarca, progettando il prossimo esperimento, la prossima maschera.
Meanwhile, la grande critica cinematografica si sbrana sui filmetti della Marvel e in campo italiano questa è l'unica recensione del
documentario.
Just
saying
2 commenti:
Io ho trovato molto più interessante questa recensione che tutte le menate sui vari uomini d'acciaio.
Grazie, Coscienza!
Scoprire questo documentario è stata una boccata d'aria, cinematograficamente parlando.
Io ero anche favorevole all'inizio ai cinecomics, ma l'ossessione che stanno sviluppando i critici nei loro confronti è allucinante. E non si può sinceramente vedere le tartarughe Ninja venire finanziato con decine di milioni, e registi capaci come Carpenter non beccare un centesimo di budget :D
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