giovedì 22 marzo 2012

Automi e segretarie

Donne, dirigibili e brutti contadini VII parte

- Milady Katherina?-
Si voltò di scatto, le sfuggì un gemito di paura, subito soppresso dal ferreo autocontrollo dei denti stretti fino a far sanguinare le gengive. L'automa osò indietreggiare di un passo, accennò un aggraziato inchino con le braccia in caucciù.
- E tu chi...- una correzione- Cosa diavolo sei?- sputò Katherina cercando con la mano il fodero della pistola e trovandolo sgradevolmente vuoto. Peccato. Avrebbe tanto voluto fargli scoppiare quella testa piena di frivoli ingranaggi, quella maschera in rame sorridente e sornione. 

- Automa da passeggio – annunciò con voce vellutata. Una registrazione, riflettè Katherina.
In sottofondo sentiva lo stridere di una puntina su disco. Una voce maschile, da tenore. Forse un cantante? Ipotizzò. L'automa allungò la mano e prima che Katherina gli mollasse un pugno afferrò la scheda perforata che sporgeva dal taschino dell'uniforme. 
- Se non le dispiace – Si battè il petto, un filo di vapore gli sfuggì dalle giunture
- Sono l'anfitrione del sindaco, considerando i recenti attentati.  Annunciarla al senatore è mio preciso compito-
Katherina alzò le spalle, finse d'ignorarlo. 
- Fai pure, mostro. Se il sindaco preferisce le macchine agli umani...- 
L'automa si allontanò impettito e non appena Katherina si affrettò a seguirlo rilasciò una zanfata di vapore rovente. Tossì un paio di volte, dovette fermarsi in angolo a riposare, strangolata da un conato.
L'automa se ne accorse, girò la maschera a fissarla. 
- Qualche piccolo problema, signorina?-
Piccolo? Signorina? Quella sottospecie di macchina aveva il senso dell'ironia. Dannati scienziati dell'Accademia.
Agitò la mano e scosse la testa.
Tutto bene, bastardo. Se in quella testuccia volevi provare soddisfazione a vedermi star male per il tuo scherzetto con il gas, vaffanculo.
La porta all'ufficio di sindaco e senatore era un massiccio blocco di rovere i cui rivestimenti in ferro davano l'impressione di poter resistere ad un colpo di cannone. L'automa armeggiava con la scatola collocata a lato, nella cui fessura doveva probabilmente infilare la scheda perforata, quando la porta si aprì di colpo e una donna si precipitò fuori dall'ufficio.
Piagnucolava, osservò Katherina, guaiva peggio di un cane bastonato. Il vestitino umile da segretaria era sporco di bianco, la crinolina della gonna lacerata in due. Le due donne si fissarono per un istante e la segretaria, il viso bagnato dalle lacrime, allargò le braccia a cercare conforto. Il capitano la spintonò via con una smorfia di disgusto, lasciando che fosse l'automa a toccarla. 
- Capitano? Non l'aspettavamo così presto-
- Eggià- Katherina entrò nell'ufficio, sbuffò- Me ne sono accorta- 
Il sindaco aspirò una boccata dal sigaro, ravvivò le braci rosse.
Di fronte alla figura rigida sull'attenti del capitano sospirò; metà piacere, metà imbarazzo. 
- Prego, si sieda. Spero che lo sgradevole incidente non...- Aggiunse frettoloso, tormentandosi la rada barba che stentava a nascondere il doppiomento. Per gli occhi porcini, nulla da fare.
- Sono affari vostri, signor sindaco. Non m'interessano gli affari dei terricoli- 
Si accomodò sulla poltrona più vicina, velluto ancora caldo della precedente occupante. L'idea la riempì di nausea, e d'istinto sottrasse le mani dai braccioli. 
Il sindaco sembrava voler temporeggiare: si asciugò il sudore dal volto, bevve un sorso di whisky dal bicchiere situato sulla mastodontica scrivania che dominava la stanza. 
- Vuole qualcosa? Un sigaro forse?-
- Pipa, se ne ha una - Rispose di getto.
Compiaciuto, il sindaco le allungò una longradish dal cannello scolpito a forma di drago. Finalmente! Katherina quasi non credeva alla propria fortuna. Dimenticò tutto e si accoccolò nella poltrona, caricando con energiche pigiate l'erba nel cannello. Alla prima soffiata, il sindaco alzò il sopracciglio, inalando il fumo.
E' forse erba, quella che sento?- accennò quasi per caso. 
Katherina faceva le fusa dalla soddisfazione.
- Ed era forse sperma quelle macchie sul vestito della segretaria?- replicò beffarda.
Alla minaccia, il sindaco in un primo momento ammutolì.
- Come aveva detto lei stessa, non sono cose che la riguardano, capitano. Quanto all'erba, invece è una droga, dunque strettamente illegale-
- Oh i suoi sadici giochetti con le impiegate certo non m'interessano. I giornalisti tuttavia...-
Il viso grassoccio dell'uomo si fece paonazzo. Ingollò alcool sporcandosi il colletto, accennò sbrigativo;
- Fumi quello che vuole, se si vuole rovinare sono affari suoi.-
Katherina rispose con un nuovo- irridente- anello di fumo.

Dopo alcune osservazioni su forum gw tilea, relative all'eccessiva umanità dell'automa, lontano da quell'immagine di balocco, che dovrebbe trasmettere ho riscritto la scena, approfittando di rendere anche più esplicita l'entrata in scena del sindaco. Sono due versioni ormai diverse, per cui lascio entrambe (provvisoriamente)

- Milady?-
Si voltò di scatto, le sfuggì un gemito di paura, subito soppresso dal ferreo autocontrollo
dei denti stretti fino a far sanguinare le gengive. 
L'automa eseguì un rigido passo all' indietro, si abbassò in un inchino.
Le giunture schioccarono, gli elastici si torsero, un gemito di rotelle contorte accompagnò l'innaturale saluto. 
- E tu chi...- una correzione- Cosa diavolo sei?- sputò Katherina cercando con la mano il fodero della pistola
e trovandolo sgradevolmente vuoto. Peccato.
Avrebbe tanto voluto fargli scoppiare quella testa piena di frivoli ingranaggi, 
quella maschera in rame sorridente e sornione.
- Automa da passeggio – annunciò con voce vellutata. Una registrazione, riflettè Katherina.
In sottofondo sentiva lo stridere di una puntina su disco. Una voce maschile, da tenore. Forse un cantante? Ipotizzò.
L'automa allungò in avanti il braccio, aprì il palmo in legno della mano e rimase fermo nel mezzo del corridoio.
Katherina tentò d'oltrepassarlo, appiattendosi lungo una delle pareti, ma rinunciò.
Gli bussò allora sulla spalla, ma non rispose. "Gli spacco o non gli spacco la faccia?" Pensò esasperata.
Invece gli mollò la scheda perforata nel palmo, che subito richiuse come una morsa.
Un filo di vapore sibilò dalle tubature sulla schiena, mentre l'automa inseriva la scheda nel petto.
"E adesso?" 
- E' mio compito accompagnarla nell'illustre ufficio del sindaco, lady- 
La voce inciampò, s'udì uno scricchiolio- Ka- the- ri- na.- Scandì le sillabe con la monotonia di una cassa da morto.
- Avanti mostro!- sbeffeggiò il capitano- Stringimi la mano già che ci sei, balia metallica!- 
C'era un perverso piacere nell'insultare chi non poteva rispondere, ammise. 
L'automa sferragliò in avanti alzando la gamba a livello del torace, abbassandola di scatto come un soldato in marcia.
Katherina si affrettò a seguirlo, e nel fissare quella statua semovente che la sovrastava di diverse teste rabbrividì.
Sfruttata come ridicolo maggiordomo era solo che grottesca, ma immaginata in grandi plotoni di suoi simili,
l'enormi gatling che solo quelle braccia in metallo potevano sostenere,
lanciata all'assalto in ondate senza paura, nè rimorso...
Ringraziò che fosse la guerra aerea a preoccuparla, e non gli sporchi conflitti dei terricoli. 
L'automa appoggiò le braccia alla grande porta in rovere che recava la targa dell'ufficio, spinse con gemito d'ingranaggi. 
Luce filtrò nel corridoio, immerso nella penombra.
Katherina s'incollò all'automa, ansiosa d'incontrare il senatore e il sindaco.
Si sollevò sulle punta dei piedi, aguzzò gli occhi, il mento che faceva capolino sopra la spalla del colosso.
Al vedere la scena, le mancò il fiato.

- Avanti, così! Ahhh! -
Il sindaco era seduto sulla poltrona a gambe divaricate, i pantaloni calati.
Una ragazza mano del sindaco premuta sulla testa, succhiava, in ginocchio sul pavimento. 
Katherina distolse lo sguardo, con la chiara sensazione di essere entrata a grandi passi nell'intimità di qualcuno.
" Ma che sto pensando? E' lui ad avermi invitata e tutto questo..."
Passò sotto il braccio dell'automa.
" E' un puro affronto alla morale ..."
Si avvicinò facendo risuonare i tacchi.
" E più di ogni cosa al mio status di capitano! ".
- Che diamine sta succedendo?-
In altre circostanze, forse in veste di barzelletta dinanzi a un boccale di birra, la reazione del sindaco
sarebbe risultata comica. Strabuzzò gli occhi dapprima, gli sfuggì un gemito dalle labbra, stavolta non di piacere.
- Tu! Non...- Balbettò. La ragazza smise di succhiare, alzò il viso. - Porc Non dovresti essere quì, dannazione! Non adesso!-
- Convocazione, massima urgenza! L'ha ordinato lei! -
Katherina arrivò a livello dell'imponente scrivania ingombra di carte, l'aggirò.
Sentiva la rabbia montarle dentro, esplodere come un termometro sotto pressione. 
- E per vedere questo?-
Afferrò per i capelli la ragazza, la tirò in piedi.
- Un ufficiale pubblico, il governatore di un'intera città che si sollazza con una puttana?- 
Il sindaco si era a sua volta alzato e con le mani grassocce trafficava sui bottoni della scarsella dei pantaloni.
Agitò la mano quasi a scusarsi, o forse a nascondere la spiacevole vista della ragazza e di Katherina.
- Non è una puttana! – la voce era un pigolio di rabbia repressa.
Finalmente terminò d'allacciare la cintura e con un grugnito di soddisfazione sembrò riacquistare coraggio.
- Non lo è? - Katherina sollevò il sopracciglio, prima di fissare la giovane.
La pettorina umile da impiegata bene si accompagnava con la vecchia gonna in crinolina.
Katherina smise di stringere la screanzata per i capelli, e ne fissò il viso in lacrime. Trattenne la nausea. 
Il sindaco prevenne il suo sguardo.
- Sì, va bene – ammise a denti stretti- E' la nuova segretaria, d'accordo? Dovevo...-
- Si rende conto che l'immagine di un grasso depravato che fotte innocenti fanciulle sarebbe una gioia per i giornalisti, vero?
Mi basterebbe davvero poco per rovinarla, e forse intentare un processo-
Si aspettava delle accalorate scuse o una fantasiosa quanto improbabile ricostruzione delle vicende
che l'avevano forzato in quella situazione, ma il sindaco reagì in modo diverso. 
- Chiariamo un paio di cose, capitano. Primo: l'automa doveva farla aspettare, ma quella ciofeca dell'accademia
non ha le rotelle a posto, è il caso di dirlo. Altrimenti quest'increscioso accaduto non si sarebbe verificato.
Secondo – Contrasse le labbra- la signorina ha scelto di sua spontanea volontà;
non ho tolto nessuna presunta innocenza virginale -
– un sogghigno- Violetta! -
Si rivolse alla ragazza, che alzò il viso, cagnolino obbediente
- Ti ho forse mai fatto qualche pressione?-
La segretaria si strofinò il naso con la manica, prese un profondo respiro.
Si asciugò gli occhi dalle lacrime. Rimase a capo chino. 
- Nessuna, signor sindaco. Nessuna -
" Sì, col cazzo! Probabile che sia l'unico modo per avere un lavoro, questo."
- Visto capitano? Più tardi mi dovrà delle scuse, sono un gentiluomo, dopotutto!-
Si accese un sigaro, l'odore del tabacco disperse il fastidioso lezzo di sudore.
Katherina si sentì svuotata.
La rabbia sentiva c'era ancora, ma il profumo del tabacco le aveva ricordato la sua dolce dipendenza dall'erba.
Da quanto tempo non si faceva una fumata come si doveva? Troppo, decisamente.
Annuì stancamente e con un gesto il sindaco congedò automa e segretaria. 
Si accoccolò nella poltrona in velluto di fronte la scrivania, subito imitata dal sindaco,
che non mancò di versarsi un sorso di vecchio brandy.
- Gradisce? - Presentò una scatola di sigari, abbozzò un sorriso riconciliatore.
" Tieniteli pure i tuoi regaletti da pervertito" Poi tuttavia non resistì a chiedere:
- Non avrebbe una pipa?-
Con gli ospiti che ci giungono abbiamo di tutto, milady!-
Rovistò in un cassetto della scrivania, le porse una longradish dal cannello scolpito a foggia di drago ruggente. 
Finalmente! Katherina quasi non credeva alla propria fortuna.
Dimenticò tutto e si accoccolò nella poltrona, caricando con energiche pigiate l'erba nel cannello.
Alla prima soffiata, il sindaco alzò il soppracciglio, inalando il fumo.
- E' forse erba quella che sento? - Domandò con finto tono distratto, annusando con esagerato rumore dal naso, per farsi sentire. "Proprio come un vecchio porco" le sfuggì di pensare a Katherina.
- Tutti abbiamo i nostri piccoli segreti, non è così? -
- Già, già – Alla velata minaccia l'uomo si fece paonazzo. Ingollò alcool sporcandosi il colletto e annuì.
- Io non dirò niente e lei farà lo stesso, intesi?- Arrivò infine a dire. 
Katherina alzò la pipa a sugellare l'accordo.
- Vedo c'intendiamo a meraviglia – aggiunse con sbuffo di fumo, metà fastidio, metà vittoria. 



7 commenti:

Alessandro Forlani ha detto...

Ti seguo in silenzio, e finalmente commento: migliori MOLTO di capitolo in capitolo. Personalmente ho qualche difficoltà per la preponderanza dei dialoghi rispetto ai paragrafi descrittivi, ma è una tua caratteristica autorale, non discuto (anche Dumas faceva così, perché aveva le sue porche economiche ragioni... dato che veniva pagato a righe e con i dialoghi si va accapo spesso :-D).

Coscienza ha detto...

grazie! per i dialoghi pensavo per l'appunto nella futura revisione del racocnto di tagliarne qualcuno- almeno nel capitolo Risveglio o un incontro inatteso- il fatto è che per comunicare nuovi dettagli della trama o accennare la psicologia dei personaggi li trovo davvero troppo comodi xD

Unknown ha detto...

Certo che la Miss Katherina è proprio acida!...Mi piace=)...L'automa fa solo una piccola comparsa, ma spero di vedere altri "robottini" in futuro (magari un androide come aiutante della protagonista?... non so, qualcosa del genere=).

Coscienza ha detto...

Grazie, fedele lettore. Diciamo che l'ho resa "acida" in quanto ritrovarsi col sindaco che costringe la segretaria a un brutale servizietto non dev'essere proprio una bella accoglienza ;)

L'automa purtroppo sarà solo una comparsata. Magari in futuro in qualche altro racconto mi piacerebbe lasciargli tuttavia maggiore spazio ^__^

Anonimo ha detto...

Ecco, non per romperti le uova nel paniere, ma a me i dialoghi garantiscono l'immersione nel racconto. Ti direi "Eddai, non tagliarli! :(" (che era la prima versione di questo commento), se non mi rimettessi all'esperienza di Alessandro Forlani e tua. Però uffa xD

Coscienza ha detto...

xD beh alla fine ho pensato di arrivare a una soluzione di compromesso; tagliare solo qualche dialogo superfluo, ma conservare il "grosso" dei dialoghi. la mia perplessità era d'annoiarvi con questi dialoghi, anche perchè mi suonano spesso poco "naturali", molto forzati... però alla fine meglio un dialogo bruttino a un goffo infodump, I suppose xD

Anonimo ha detto...

"meglio un dialogo bruttino a un goffo infodump, I suppose xD"
Assolutamente sì, anche perché non sono parole inutili - contribuiscono, qui in particolare, a definire la personalità di Katherina... e ce n'era un gran bisogno :) -, si tratta solo di ritoccare. Comunque ottimo, non ho pensato a una via di mezzo perché non ho idea di come si faccia, per cui son curiosa di vedere come si fa. :)