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sabato 24 agosto 2019

Go east, young man! Cronache di viaggio: Praga-Bratislava-Vienna


Quando si scrive una frase, è la maiuscola dell'iniziale a conferire forza, vigore, carattere.
L'inizio influenza l'intero periodo, lo determina, lo plasma: tutte le altre parole gli rimangono subordinate. Questo vale all'identico modo per la storia dei popoli o per le relazioni tra gli individui. Come annota il filosofo Alain de Benoist, “Dopo, ci si accontenta di sfruttare, con sempre minor forza, quel che costituiva questo cominciamento”. Un ragionamento che funziona particolarmente bene quando applicato alla storia delle rivoluzioni: basti pensare alla Francia con il 1789; agli Stati Uniti con il 1776; e così via. Voler rivivere l'evento storico, l'emozione di questo primo momento porta a esiti tragici, grotteschi: all'arroganza degli ex sessantottini, alle milizie libertarie negli States, al culto di un passato ormai passato. Al contrario, nella storia, così come nella vita, bisognerebbe re-iniziare senza voler recuperare a ogni costo il sentimento della prima volta.
L'inizio conta; nient'altro.

E da quale pulpito la predica, considerando come proprio io ci sia cascato qualche settimana fa, quando mi sono recato in Europa centro-orientale. Io e la mia fiancee volevamo da tanto fare un viaggio visitando tre città della Mitteleuropa con i biglietti dell'Interflix
E non appena il pensiero è volato alle lande del centro-est Europa, un nome mi è balzato alle labbra. Praga! Volevo assolutamente tornare a Praga. Oramai erano passati cinque anni da quando mi ero recato nella bella capitale della Repubblica Ceca; e nonostante fossero stati pochi giorni, mi era rimasta indelebilmente impressa nel cuore
Eppure qui ho commesso l'errore che lamentavo: voler cercare di rivivere la sensazione dell'inizio, invece che ricercare qualcosa di nuovo. Così nella realtà – mentre camminavo mano nella mano con la mia dolce metà tra le strade acciottolate di Praga – continuavo a cercare i segni di quella città vissuta ormai cinque anni orsono. Senza trovarli. Volevo respirare l'atmosfera del primo viaggio, ma presto mi ritrovai cianotico. 
Un'altra città sul tracciato mi destò simili sentimenti: Vienna. Non l'avevo mai visitata, ma dopo quasi due anni a studiare un archivio di un italiano residente a Vienna – Filippo Zamboni – tra il 1875 e il 1914, avevo una chiara immagine della città. Sapevo dei suoi caffè, dei suoi ristoranti, dei suoi tram, dei suoi giardini: solo però dalla peculiare prospettiva di un secolo prima. Pure qui volevo rivivere un'atmosfera che percepivo aver già vissuto... Ma stavolta nelle carte dell'archivio del Civico Museo di Storia Patria. Non è la prima volta che rifletto come studiare un archivio sia un'esperienza simile a quella del viaggio, con l'eccezione che attraversi il tempo invece dello spazio. La mia Vienna mentale in ogni caso non corrispondeva alla Vienna reale e per quanto me lo aspettassi... Well, that was a disappointment.
E in tutto questo, io e la mia compagna avevamo scelto una stazione intermedia, che ci lasciava incerti: Bratislava, in Slovacchia. Come sempre, non avendo aspettative su questa piccola capitale dell'orgoglioso popolo slovacco, siamo rimasti piacevolmente sorpresi.

Che sia Trieste o Bratislava, non si sfugge a Maria Teresa d'Austria (giardini presidenziali)

venerdì 17 aprile 2015

Di ritorno da Praga


Scusate se negli ultimi giorni sono stato piuttosto assente sul fronte internettiano, ma ho avuto l'opportunità più unica che rara di lavorare a Praga per cinque giorni. Ero parte di un gruppo di scambio culturale Trieste-Praga, imperniato sul mio precedente volontariato alla Centrale Idrodinamica e a diversi concerti di musica classica tra il conservatorio triestino e la scena musicale praghese. Nella pratica, il sottoscritto era tra gli aiutanti/facchini/cammelli porta-roba (cit. Domani) incaricati di spostare pannelli, allestire la mostra e dare una mano quando serviva.
Com'è andata? Piuttosto bene, tutto sommato. 
Non ero mai andato fuori dall'Italia (1) dal viaggetto a Londra post-maturità e visitare luoghi nuovi rappresenta sempre una boccata d'aria per cervelli pantofolai come il mio. Ovviamente nei preparativi dei giorni prima avevo immediatamente preventivato una lunga lista di disastri, dal pullman dirottato, alla mafia russa, a truffe e agguati di ogni genere. E' lo svantaggio di avere un cervello fantasioso: l'immaginazione si fonde con l'ansia della partenza, generando improbabili scenari di distruzione.
Mi scuso qui se non ho risposto a eventuali email/messaggi e se ho messo i commenti in moderazione; ma non potendo accedere a reti internet al di là della cortina di ferro non avrei avuto modo di controllare i commenti, e l'ultima cosa che volevo ritrovare al ritorno era una lunga discussione incontrollata. Solo il povero Madeddu è finito in moderazione, quindi non devo aver fatto troppi danni! ;-) Adesso potete di nuovo commentare come vi pare, non che solitamente vi affolliate per farlo...

by Matty17art, Deviant Art
Un paio di annotazioni su Praga e sul viaggio di lavoro: mi perdonerete se vi suoneranno banali, ma viaggio poco, specie fuori dall'Italia.
  • La campagna austriaca ricorda quella inglese: nei primi dieci minuti la trovi ordinata e “carina”, dopo mezz'ora “troppo” ordinata, dopo quattro ore inizi a implorare di vedere un graffito, un mucchio di letame, il rottame di un'auto... Qualunque cosa, purché infranga quello specchio di perfezione tedesca. Il passaggio dall'Austria alla Repubblica Ceca è infatti dapprima tattile: senti sotto i tuoi piedi le ruote del pullman sussultare sotto un asfalto malmesso e pieno di buche. Seguono villaggi abitati da greggi di pecore e casette raccogliticce, mentre lo sguardo inorridisce sull'invasione di pubblicità capitaliste ai bordi delle strade.
  • Sembra “far fine” sottolineare quanto sia brutta l'architettura sovietica. Va di moda in particolare prendersela con i casermoni operai ai margini delle città, giganteschi parallelepipedi con finestre piccole e strette. E, per carità, tutto vero: il marchio distintivo degli edifici popolari è sempre stata la bruttezza funzionale. Perdi più nel servizio di un vecchio National Geographic dell'85' questi appartamenti sono neri di carbone, risultando se possibile ancor più opprimenti. Quindi, nessuna nostalgia. Tuttavia, dobbiamo notare che identici edifici costellano la periferia parigina, come i quartieri operai inglesi e irlandesi o le aree di boom “urbano” del giappone degli anni sessanta. Sono, in altre parole, abbondantemente presenti nei quartieri in espansione industriale, e non sono certo prerogativa dell'ex blocco sovietico.
  • L'alloggio era una divertente via di mezzo tra un ospedale psichiatrico e un albergo degli anni sessanta. Pareti gialle attorniavano un materasso più rigido di una lastra di legno, col solo accompagnamento di una coperta dallo spessore del piombo isolante. Tubature scorticate dalla ruggine seguivano a una sgangherata maniglia pronta a cadere solo a guardarla. Io ho apprezzato cotanto realismo socialista, la mia schiena un po' meno... In cambio la colazione era eccellente.
  • Per gli addicted alle miniature, Praga offre qualche chance. Nel viale di S. Venceslao, sotto l'insegna “Rococo” troverete una galleria nello stile art nouveau, con un negozietto di giochi da tavolo. I prezzi sono convertiti dalla sterlina prima all'euro e infine alla corona ceca. Pertanto non farete grandi affari, ma il personale è molto gentile. Vi trovate anche un paio di giochi usciti via kickstarter negli ultimi due anni, in particolare sotto la supervisione del colosso Cool Mini or Not. Un'estenuante ricerca nei quartieri a sud del National Museum, tra le viuzze dei quartieri popolari dovrebbe farvi scoprire un club/ negozio di wargaming interessante. Lo trovate in via Moravska, vicino a una scuola media. Purtroppo era chiuso, e sono rimasto agonizzate a fissare le miniature in vetrina. C'era accanto alla “solita” Games Workshop, le miniature del gioco steampunk Dystopian Wars. Con una considerevole dose di culo abilità, sono anche inciampato nel negozio di modellismo statico/da collezione Pecka-Modelar. Lo trovate nella via laterale Karoliny Svetle 3 del centro storico. Il negoziante se la cava coll'inglese, ma le scale sono quelle dei collezionisti, 1/35 e 1/72. Si risparmiano dai venti ai trenta euro, rispetto all'acquisto in terra italica.
  • Spiace dirlo, ma di rado ho incontrato compagni di viaggio più snob, arroganti e insensibili degli studenti del Conservatorio. Posso comprendere che in effetti per dei diplomati che suonano, l'idea di dover viaggiare assieme a feccia come il sottoscritto, che è lì per svolgere un'attività manuale, debba disgustare. Tuttavia fare un segno con la mano, salutare o intrattenere semplicemente una conversazione di cortesia non costano nulla. E' triste dover constatare nel ventunesimo secolo, tra “giovani” fratture di classe così profonde.
  • Il sacrificio di Jan Palach contro il regime comunista fu un gesto ammirevole e coraggioso. Tuttavia sarebbe stato altrettanto ammirevole lasciare almeno quella parte della piazza che circonda il suo rogo immune dalle pubblicità e dalle multinazionali che affollano il viale.
  • A proposito delle multinazionali, è desolante osservare come intere porzioni della città siano virtualmente indistinguibili dalle città americane, o europee. L'architettura viene coperta dai cartelloni pubblicitari, il germe di Starbucks, MacDonald e delle solite marche cancella un'identità altrimenti forte. Persino la folla parla più in inglese che ceco. Si avverte chiaramente che l'anima locale viene “biancheggiata”, svuotata di significato.
  • Il museo Nazionale della Tecnica di Praga è una fermata obbligatoria per qualunque steampunk che sia tale. La ricchissima esposizione comprende all'ultimo piano un'esposizione di motocicli e velocipedi che comprendono alcuni prototipi alquanto bizzarri. Le rassegne di motociclette dai primi modelli di fine ottocento agli ultimi degli anni cinquanta possono anche interessare, ma vera gemma del museo sono le due bellissime locomotive del 1850. Ho preso un po' di appunti tecnici, osservando inoltre come la tecnologia ottocentesca sia molto più grande, chiassosa e ingombrante di come venga raffigurata negli attuali romanzi steampunk. E' un dato che occorre tener presente. La miniaturizzazione della tecnologia è un fenomeno recentissimo, che dobbiamo stare attenti a non trasporre troppo nella fantascienza ottocentesca.
  • Sempre nel museo della Tecnica è possibile ammirare la Mercedes in cui il gerarca nazista Heydrich venne assassinato nel 1941, grazie a due paracadutisti cechi addestrati a spese dell'Inghilterra. E' un bestione di metallo verniciato di nero, che dopo l'attentato venne ricostruito coi vetri antiproiettile. Guardandola dal vivo, si comprende subito perché sorgano tante leggende metropolitane sulle macchine “assassine” o demoniache, sull'esempio della novella Imperial, di Alessandro Girola.
  • E per concludere, ho scoperto che nella piazza di Mala Strana v'era nell'ottocento un monumento dedicato al conte Josef Radetzky, il generale (di nazionalità ceca!) passato alla storia per aver inflitto le due batoste di Custoza e Novara, cui deriva la ben nota Marcia.
    Davanti alla statua, sorgeva nella belle epoque il magnifico Radetzky Cafè.
    Ma erano tempi più civili: ora c'è solo uno Starbucks e con questo ho detto tutto.   
(1) Coll'eccezione della Slovenia, ovviamente...