venerdì 15 settembre 2017

Lo scrittore nerd deve sparire


Il termine “nerd” non è un concetto filosofico, non è una parola scientifica che denomina una precisa classe di oggetti, non è il prodotto di uno studio di sociologia weberiana. 
Nerd è semplicemente un appellativo che ci si lancia a vicenda, una rete acchiappa-definizioni, un pallone da spiaggia che si calcia malevoli, colpendo il malcapitato di turno. Chiunque definisce nerd chi vuole: è letteralmente impossibile dare una definizione precisa. 
Nerd può essere (era, oggigiorno?) l'appassionato di computer. O il programmatore vero e proprio. O l'appassionato di videogiochi. O il pirata informatico (esistono ancora?). Ma nerd è anche il giocatore di ruolo. Di giochi da tavolo. Di giochi di miniature. Il neckbeard che assembla modellini. 
Nerd è anche l'appassionato di cultura pop. Di fumetti. Di film di supereroi. Di film di genere. Di film horror. Di librigame. Di... certo, c'è un minimo comun denominatore, ma con lo sdoganamento e la conseguente popolarità della cultura di genere e pop(olare) il termine è più che mai volatile



A mio giudizio, il nerd è la persona “fissata” con un hobby, che persegue fino all'ossessione. Questo può avere conseguenze tanto positive quanto negative. Il modo più facile per riconoscerlo è chiacchierarci e provare a chiedergli un'opinione al di fuori del suo campo di competenza: inevitabilmente cercherà di ricondurre il quesito e la risposta alla sua personale ossessione/passione. 
Se si è nerd a propria volta, e sulle identiche passioni, è fantastico. 
In caso contrario, ci si tritura le gonadi nel giro di pochi minuti. 
Il problema ovviamente è che non importa quanto profondo sia un prodotto della cultura “pop”, non avrà comunque tutte le risposte necessarie a ogni quesito morale e/o esistenziale dell'universo. Non è possibile trarre insegnamenti di politica da Game of Thrones. Si può adattare la propria passione – ad esempio, Warhammer – per spiegare con una metafora una situazione contemporanea. Certamente, si può: essendo però ben consci che lo si sta facendo giocosamente, senza spirito di serietà. E' usare un gergo e delle immagini di riferimento per poterci vicendevolmente comprendere. Warhammer 40000, ad esempio, nasce come una satira della fantascienza, Dune sotto spezie: il carattere totalitario dell'Imperium è inteso come una satira, un avvertimento. Non un libretto d'istruzioni. Gli space marines sono dei fanatici religiosi frustrati da un eccesso di testosterone: non degli eroi, se non nel contesto dell'ambientazione. 
Il nerd è invece incapace di distinguere tra basso e alto, tra realtà politica e realtà nerd. A volte, come nel caso dei film di Miyazaki, l'insegnamento è tale da avere ripercussioni positive: Orgoglio Nerd, ad esempio, ha un carattere essenzialmente laico-liberale: niente di che', ma provate a guardare i commenti in calce quando pubblica la frase di Porco Rosso, “Meglio maiale che fascista”, per comprendere come anche una simile, timida rielaborazione non sia affatto scontata.

La maggior parte delle volte, la fissazione monomaniacale ha conseguenze aberranti, o al più fastidiose: come nel caso della vittoria di Trump, dove centinaia di liberal-twitter-cosi, si domandavano perchè mai le generazioni che avevano letto Harry Potter e avevano visto Star Wars avessero potuto votare un simile mostro. Incontriamo qui quella noiosa convinzione che l'individuo sia plasmato unicamente dalla cultura popolare (di cui il nerd è ossessionato), al punto che non si comprende, perchè poi agisca tanto irrazionalmente. 
Allo stesso modo, gli scrittori di fantascienza sono da anni impegnati in una battaglia contro i mulini a vento per sostenere una fantascienza ottimista, contro le distopie “che rischiano di soffocarci”. Ding-Dong, genii: le condizioni economiche e climatiche non miglioreranno per un buon umore della popolazione; sono legate a uomini politici, a sistemi associativi, a ideologie, religioni e sistemi economici slegati dalla fantascienza, che è solo un pesce molto piccolo in un oceano molto grande. Gli anni '50/'60, della fantascienza golden age, ottimistica e protesa al futuro, vedeva maccartismo a go go, brutali genocidi in Corea e una corsa al nucleare senza precedenti. La Cia progettava, se la situazione sarebbe peggiorata, campi di concentramento per i dissidenti politici. Ah! Ma senza dubbio questi cattivi agenti della Cia si comportavano così solo perchè leggevano distopie e fantascienza totalitaria! Andiamo, com'on, è assurdo. Scriviamo fantascienza deprimente e disperata, perchè tale è la nostra situazione economica. Fine. Se volete poi scrivere un romanzo positivista e tecno-fidelico, sarei contentissimo di leggerlo, anzi. Ma non lo spacciate come una lotta per cambiare il cuore della popolazione. Si tratta di gusti letterari. Un altro campo è il giornalismo e al suo interno, in uno sforzo concertato, romanzi e novelle di propaganda. La narrativa risorgimentale, od oggigiorno, chi è convinto che si debba lottare per riprendere una corsa alla luna e alle colonie nello spazio. In quest'ultimo caso, un impegno con cui sono assolutamente d'accordo. Dev'essere però uno sforzo giornalistico, che non può certo limitarsi all'arroganza di un romanzo “positivo”. 

Malvagie distopie!
Tornando all'argomento, il nerd, quello autentico, non sa uscire dal suo campetto. E' incapace della prospettiva altrui; deve tutto risolversi negli argomenti di cui è consapevole. Ascoltate un discorso di due nerd in treno, diretti a Lucca Comics: ripeteranno sempre le stesse battute, gli stessi meme, le stesse opinioni, gli stessi dibattiti. Lo faccio, anch'io, eh? Non prendetelo come un rimprovero. Sono anch'io affetto dall'identica mania. Il problema è quando una simile caratteristica viene presa a modello, esemplificata e vantata come qualità creativa e lavorativa. Uno studente di fisica ossessionato dal suo campo di ricerca sarà un buon scienziato, un nerd ossessionato da Game of Thrones sarà un orribile sceneggiatore. 
Questo è perchè sono contro lo scrittore nerd, della generazione che ha iniziato a scrivere dal 1990. Il nerd rielabora... ma non produce nulla. Sa fare operazioni di copia-incolla geniali, ma restano plagi. Lui li chiama “citazioni”, ma se una scena di Sam Raimi è imitata fino all'ultimo dettaglio con un semplice cambio di personaggi, si chiama plagio. Si chiama copiare. Si chiama non saper uscire dalla propria ossessione. Questo non vuol dire che non si debba copiare. Si deve saper copiare. Si deve spaziare in più campi. In architettura, il primo edificio brutalista di Le Corbusier, copiava una scultura. La casa era costruita come se fosse stata una scultura. Questo le dava un aspetto tanto strano, tanto particolare. Le Corbusier aveva copiato... ma da tutt'altri campi. Il nerd è invece un architetto che conosce solo quello stile architettonico e lo ripete ad oltranza, con gli stessi stilemi, le stesse forme. Lo scrittore nerd degli anni '90 si limita a capovolgere gli stereotipi, a invertire i generi, a cambiare i colori. La forma però dell'edificio resta identica: è solo capovolta, ridipinta, rammodernata. I nerd a loro volta apprezzano questa continuità, perchè rassicurante: ma per i normali cittadini, che vorrebbero qualcosa di nuovo, del 21' secolo per il 21' secolo, è deprimente. 
Tanto fantasy ha macinato nel secondo dopoguerra su questa formula: rielaborazione/plagio per generazioni di lettori nerd. Nel bel documentario “Crystal Lake Memories: The Complete History of Friday the 13th”, il regista Adam Marcus lo ammette candidamente: Jason Goes to Hell è un'arguta rielaborazione di vecchi temi, una massa di “citazioni”. Leggi: plagi, plagi, plagi. Non si tratta di prendere ispirazione, si tratta di copiare. 
Non stai omaggiando Lovecraft, stai copiando elementi della sua mitologia inserendoli a forza in un personaggio quale Jason completamente diverso. 
Non stai omaggiando Evil Dead, lo stai copiando (male). 
Non stai citando Terminator, lo stai copiando (a sproposito). 
Non sei un fan di Landis, sei il bambino che sbircia e lo copia durante la verifica. 
Se si sfogliano le sceneggiature e le storie degli anni '90 si rimane sorpresi di quante e quali storie, indifferente il media, siano pure derivazioni dalle opere precedenti; non c'è alcun avanzamento, è una ripetizione con qualche tocco di colore in più. La stragrande maggioranza del fantasy a cavallo dei due secoli ripete passivamente i due modelli degli anime e di Tolkien, personificati rispettivamente dalla fan fiction della “regina” del fantasy italiano, Licia Troisi, nel primo caso, e dal Paolini di Eragon, nel secondo. 
In altri campi, è illuminante il documentario sul Superman di Nicolas Cage, diretto da Tim Burton: la prima bozza di sceneggiatura è di Kevin Smith, che sorpresa delle sorprese, essendo al nocciolo un nerd, non introduce nulla di nuovo. La sua storia, di cui è tanto fiero nel documentario, è all'interno del canone della DC: non c'è un singolo elemento originale. Al contrario, le idee di Burton per Superman, come si evince dai bozzetti, erano molto più interessanti, proprio perchè non restavano a nuotare nel laghetto delle idee stagnanti. “Goticizzare” Superman, per quanto sia rimasta un'idea irrealizzata, fondeva il gotico tradizionale e il body horror con la narrativa supereroistica tradizionale. Si trattava di copiare... ma come già detto, copiare con classe. L'esempio di Kevin Smith è particolarmente calzante. Ogni correzione che gli viene proposta nel documentario è ricordata con sommo disprezzo, perchè “non è da superman”. 

E' innegabile che lo scrittore nerd produca opere confortanti. Altrettanto innegabile è che per la qualità dei materiali di base – la cultura pop degli anni '70 e '80 – è veramente difficile che il prodotto risulti brutto, orrendo. Gli spettatori riconosceranno nelle fondamenta della casa/opera elementi propri della loro infanzia o nel caso dei nerd, della propria formazione: ne deriverà una sensazione confortante, d'immediata sicurezza, quel tepore proprio di una bella coperta in inverno. 
A sua volta, il critico avrà modo di riconoscere le tante citazioni, spesso niente più che plagi, e la facilità con cui si riconoscono, lo farà sentire gonfio d'importanza, specie se appartenente a quella fascia piccolo-medio borghese, che ama “demolire” tutto quello che lo fa sentire “a disagio”. 
Ovviamente quel tepore che sentite non è la coperta dell'infanzia, è il freddo di un'ipotermia. Non vi state riscaldando, state congelando le vostre facoltà critiche a morte e prima che vi risvegliate avrete come minimo perso due dita dei piedi e un orecchio. 
Una conseguenza ancora più grave di questa forma mentis è il progressivo deteriorarsi dei plagi a disposizione; se negli anni '90 lo scrittore nerd poteva “copiare” da un ricco background dei decenni precedenti senza difficoltà, a partire dal '2000 le nuove generazioni sempre più si limitano a imitare copie di altre copie. E' chiaro infatti che non potendo il nerd avventurarsi in campi al di fuori del suo recinto, deve limitarsi a quello che ha a disposizione; si sta rapidamente giungendo all'ipertrofia di plagiare quelli che sono plagi a loro volta. 

Il mio "fantasy". Dalla rivista art nouveau Jugend (1896). 
Io stesso ammetto le mie colpe; sto cercando di redigere una dettagliata scaletta del romanzo fantasy a  cui accennavo a maggio e continuo a inciampare nei ragionamenti qui esposti. Vi sono alcune idee che a una prima istanza sembrano buone, ma che si rivelano semplici capovolgimenti, rovesciamenti di stereotipi che li riaffermano nel momento in cui li si proclama. E' davvero facile cadere nella trappola mentale di pensare alla propria opera come a una variazione di una già preesistente, come alla sovversione di un impianto già precostituito: il confine con la fan fiction è talmente labile da risultare inesistente. Non è infatti un caso, che all'imitazione pedissequa con un altro nome si stia passando direttamente alla fan fiction che diventa successo editoriale. I due elementi sono strettamente connessi. Opporsi all'ideale dello scrittore nerd non vuol dire criticare la fan fiction. Finché esisterà un gruppo di appassionati, esisteranno video amatoriali, telenovele e spin off di fan fiction: tuttavia sono prodotti che danno il loro meglio quando scritti di getto, come scherzosa ammirazione di uno scrittore, o di un regista, o di una mitologia “moderna”. Il bello di un video amatoriale è che sia fatto in casa, tra nerd che vogliono cazzeggiare un poco; questo non vuol dire che debba essere sciatto, ma è caratteristico proprio perchè disinteressato a competere con la sua fonte. Se vuoi produrre qualcosa da distribuire in sala o in home video, non giri un video di fan fiction. Giri qualcosa di tuo. Copialo in parte, se proprio devi, ma non puoi restare nell'ambito originario. Se inoltre hai i mezzi e la creatività per una tua storia, è umiliante che resti nell'alveo infantile da cui sei partito. Credo che una delle aberrazioni per eccellenza di tutto ciò sia il film fan fiction su Voldemort; soldi su soldi per effetti speciali e una fotografia che non importa quanto sublime non potrà mai competere con la saga cinematografica originaria. Cercare di rendere una fan fiction una cosaseria” è una stronzata, un'operazione hopeless. Se davvero pensi di poter scrivere una bella storia, di saper dirigere, di saper raccogliere i fondi necessari, elabora qualcosa di tuo! 
La Disney non ha il copyright sugli animali antropomorfi; la Rowling non ha il monopolio delle scuole di maghi e di giovani studenti bildungsroman. Ma certamente sarebbe difficile trovare lettori e/o spettatori; sarebbe difficile accumulare milioni di visite su Youtube; sarebbe difficile trovare sponsor e backers su Kickstarter. La fan fiction “deluxe” offre facile fama

Quello che serve è spaziare in altri campi, provare operazioni di copia-incolla con materie e argomenti talmente lontani o distanti che non si potrebbero immaginare. Io, dal mio canto, credo di aver trovato il corretto periodo storico a cui ispirare il fantasy in questione – un periodo a mio giudizio poco sfruttato, da cui ruberò a man bassa tecnologie, mentalità, idee e mitologie. E ovviamente sarete liberi di darmi torto, ma trovo un sollievo essere riuscito a uscire dalla prigione degli ultimi cinquant'anni di cultura “fantasy”. E anche così a ogni singolo passo, a ogni singola frase devo sottopormi a un'accurata epurazione; puntualmente risconto che sto ricadendo dentro quel fumetto, quel film; che mentalmente sto impigrendo nel seguire non un “modello” di trama, ma proprio quel romanzo, quella saga fino al dettaglio della scarpa e del colore delle vesti. Lo trovo insopportabile, ma pian piano mi sto disintossicando, mandando nel gulag dietro la Barriera ogni singolo passaggio che mi sembra fan fiction.
Quindi, avanti, scrittori nerd: (s)nerdiamoci

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma tu sei sicuro di conoscere qualche nerd? Perché secondo me conosci solo l'uomo fumetti dei Simpson che, non so se l'hai capito, è la caricatura di un genere non una persona reale.

Coscienza ha detto...

@Anonimo (un nome è chiedere troppo? Uno pseudonimo?)

In effetti I simpson sono un programma nato a fine anni '80 e inizio anni '90, un perfetto esempio di come non riuscite a uscire dal vostro caldo letamaio di cultura po(o)p. ;-)

Mirco ha detto...

A me invece mi è venuto in mente che forse sono io a non conoscere i nerd. Li immaginavo secchioni, onnivori di cultura, e appassionati di video game, fumetti e serie tv... The big bang theory, praticamente. Mi dirai che sto nel caldo letamaio pop, ma dove dovrei andare a trovare un confronto, nei positivisti dell'ottocento?

Coscienza ha detto...

@Mirco

Ho usato il termine nerd, perchè mi sembrava il più adatto. Non è una definizione scientifica. Alcune cose sono nerd per alcuni e normalissime per altri. Avrei potuto mettere nel titolo "geek" o spostandomi al campo accademico "postmoderno" e sarebbe stato lo stesso.

"nei positivisti dell'ottocento"

Ti suonerà incredibile, ma tra il positivismo del 1880 e il 1980 c'è un intero secolo da esplorare. E nell'articolo non mi riferisco solo alla "storia": mi riferisco alle discipline scientifiche, umanistiche, alle scienze sociali, all'arte e all'intrattenimento in altri campi e materie, tutti fruttuosi (Clive Barker ad esempio non è un "nerd", ma un autore originale perchè ha maturato un'esperienza nel teatro. Questo chiaramente influenza e arricchisce i suoi testi).

Lo sviluppatore della saga di Penumbra (e recentemente SOMA) proponeva ad esempio di applicare gli studi di neurologia alla narrativa di stampo lovecraftiano, per adeguarlo al 21' secolo. E' un'idea affascinante, ma non gli sarebbe venuta rimestando nel calderone delle idee usate e strausate...

https://lovecraftzine.com/2015/01/07/interview-with-thomas-grip-creator-of-the-lovecraftian-games-amnesia-the-dark-descent-and-soma/

Molto banalmente, mi accontenterei di vedere un nerd (uno solo...) che legga qualcosa al di fuori della sua principale passione. Che affianchi a un fantasy un volume di narrativa mainstream. Qualcosa di diverso.
Ci si lamenta tanto che ci siano lettori che rifiutano "per principio" di leggere narrativa di genere, ma quando siano noi a farlo, quando sono i nerd a rifiutare di leggere un classico, o un autore al di fuori del letamaio di preferenza... ah, allora, quello va bene. Se è il nerd a farlo, magicamente non è discriminazione.

"onnivori di cultura, e appassionati di video game, fumetti e serie tv"

Tutti ormai sono appassionati di videogiochi. O fumetti. E quando mai è stato "essere nerd" o motivo di vanto, seguire le serie tv?
Inoltre, il nerd "onnivoro" lo vedo francamente poco. Forse nel senso che consuma una grande quantità di media diversi. In questo effettivamente il nerd di inizio 2000 ha anticipato le tendenze attuali.

I nerd di "The Big Bang Theory" sono disadattati e superficiali. La serie nasce come una caricatura di nerd e geek, non come un modello. Non so se intendevi quel "The big bang theory, praticamente." in senso ironico.
Inoltre i nerd della serie sono affetti da sociopatia. Al di fuori di Penny, sembrano incapaci di comprendere i sentimenti altrui, è tutto ridotto allo scherzo goliardico. Questa è una necessaria caratteristica della serie, ma diventa inquietante quando viene assunta come modello da imitare. Metà delle battute derivano dal fatto che sullo schermo vediamo o un sociopatico, o un bambino intrappolato nel corpo di un adulto.

Inoltre essere bravo in qualcosa, cioè "secchione", non è essere nerd, altrimenti lo sarebbero tutti gli appassionati del mondo. Com'era prevedibile, il termine è inaffidabile, può voler dire tutto o niente.

Se anche accettiamo per buona la definizione di nerd come "una persona che ha una passione che voi non capite" dimentichiamo che quella passione è spesso incomprensibile perchè è il nerd in prima persona a difenderla come sua e solo sua, ribadendo a ogni piè sospinto di essere il nume tutelare dell'argomento in questione. Fai un esperimento: prova a entrare in un gruppo, o un circolo di amici, o cercare un contatto con dei nerd, dichiarando di avere anche tu le stesse passioni. Commetti poi un piccolo errore... e voilà magicamente riceverai tante di quelle critiche che vorrai andartene, o verrai direttamente cacciato via. Questo ovviamente prevedendo che sei maschio e benestante, altrimenti difficilmente entri a tutti gli effetti.

LorenzoD ha detto...

Che poi se un nerd è "una persona che ha una passione che voi non capite", allora in questa definizione dovrebbero rientrare anche i membri dell'ISIS, molto appassionati, anzi fanatici, in quello che fanno, ma che sinceramente ho difficoltà a comprendere.

Coscienza ha detto...

@LorenzoD

Come detto, definire cos'è nerd o meno è un po' come discutere del sesso degli angeli. Senza due millenni di volumi di teologia a supportarti :-D

LorenzoD ha detto...

In realtà il riferimento alla religione è molto più serio di quanto credi. Tempo fa mi è venuta l’idea che le varie “fan theories” create per spiegare mancanze o contraddizioni interne di una serie televisiva non fossero molto diverse dai vari apocrifi o da certi testi religiosi, dove, per esempio, si tenta di spiegare come la madre di Gesù è rimasta incinta (l’orecchio! Dico: via l’orecchio! Ma neanche su youporn la trovi questa catergoria :-D). Ho fatto delle ricerche su internet perché tanto sapevo che non potevo essere il primo ad aver avuto questa idea, e in effetti ho trovato vari testi (da post su blog a saggi su pubblicazioni più serie ed ufficiali, addirittura convegni sull’argomento) dove in effetti si mette in relazione il fandom con la religione. Ed è un discorso interessante, che in effetti devo ancora approfondire, e sul quale forse tornerò in futuro, visto che al momento sono ignorante come una capra su simili questioni.

Coscienza ha detto...

@LorenzoD

Interessante! Se te la senti, linkami pure testi e/o articoli al riguardo. In effetti mi ha sorpreso l'arrabbiatura di alcuni "nerd", perchè ritenevo che l'odio sarebbe venuto dagli scrittori di fan fiction... evidentemente non se ne sono accorti, complici le piccole dimensioni del blog.

Non mi piace particolarmente fornire una lettura "religiosa" di alcuni fandom, perchè non considero la religione di per se stessa come un fenomeno così determinante; è un'ideologia come le altre, che si presta a utilizzi più o meno negativi. Si può usare la Bibbia per sostenere la schiavitù, come tra fine '700 e inizi '800, ma la si può anche citare contro la schiavitù, come Martin Luther King nel 1960 (allo stesso modo tuttavia il Pastore citava anche il Dizionario.. per dire).
Forse sarei d'accordo con te nel senso che si ricerca sempre più una posizione fondamentalista, qualsiasi sia il campo, dalla politica agli argomenti nerd. Bisogna sempre estremizzare la propria passione/hobby, fino a identificarsi completamente in essa.

Sul culto della Apple ad esempio il seguente articolo è emblematico (bisogna un po' smistare il materiale, perchè anche gli haters di qualcosa sono una religione a se... vedi gli anti-vegani, gli anti-apple, ecc ecc)
https://www.notkristenbell.com/what-i-actually-said-about-apple

AndreaP ha detto...

Mi piace questo tuo post, che gira il coltello nella piaga più grande dell'attuale mondo dei "generi" e dei media che su quei binari si muovono. Ormai questi "nerd" hanno vinto tutto, da anni: sono a Hollywood, scrivono libri, scrivono fumetti, scrivono serie. Quella che poteva essere una delle più grandi vittorie si è tramutata nel più ridicolo degli autogol, in cui è praticamente impossibile trovare un briciolo di originalità in produzioni che copiano, echeggiano, citano, rimasticano quello che piaceva agli autori, in un costante giochino a due col loro pubblico, ammiccanti nei bro-fist e nelle strizzatine d'occhio. Fan a scrivere, fan a leggere e guardare. Tutti compongono una grande e finta famiglia disposta a raccontare e farsi raccontare sempre la stessa storiella, che è sicura, tranquilla e piace a tutti.

Coscienza ha detto...

@AndreaP
Amen! :-D

Essere "fan" di qualcosa dovrebbe essere una caratteristica tra le tante, non bisognerebbe costruirci sopra la propria esistenza.
Dai tributi all'infanzia ormai siamo passati ai tributi di sangue, in termini di occasioni e creatività perse...

Marco Grande Arbitro ha detto...

Pur non essendo uno scrittore, trovo sacrosante ogni parola di questo post.
Io ormai non mi definisco più un nerd. Forse lo faccio per fare l'alternativo del caxxo, ma proprio non mi ci riconosco più. Ormai è una moda.... E pure percepita male.

LorenzoD ha detto...

Ecco qua un paio di link che mi ero salvato sull'argomento fandom/religione:

Un post in un blog dove la blogger la mette giù abbastanza semplice:
http://gretachristina.typepad.com/greta_christinas_weblog/2007/10/why-religion-is.html

Un articolo che devo ancora leggere:
http://www.kinephanos.ca/2013/sacralising-fandom/

Il programma di una conferenza intitolata "Fandom and Religion"
http://www.research.ed.ac.uk/portal/files/25062126/Fandom_and_Religion_Programme.pdf
(da notare l'intervento "A Case Study of Fan Fiction as Theological Reflection in My Little Pony Fandom")

Esperienze religiose guardando telefilm di vampiri:
https://ojs.abo.fi/index.php/scripta/article/view/329/282

Buona lettura!

Coscienza ha detto...

@Marco Grande Arbitro
E' una moda e sta producendo gravi danni. Speriamo passi al più presto.
Dopo, riconosco anch'io di essere un nerd in tante cose (i giochi di miniature, diamine), ma non è l'essere nerd che mi definisce...

@LorenzoD
Grazie!
Ho trovato particolarmente interessante l'articolo sui telefilm di vampiri (moda peraltro vecchia... c'era già dagli anni '90)