Mentre gli ingranaggi del mondo si preparano a
masticare milioni di uomini nell'olocausto della seconda guerra
mondiale, il regime continua l'opera di bonifica delle paludi, per
aumentare la coltivazione del grano, com'è desiderio del Duce.
Nello
scavo tra San Marco e il Lido, gli operai rinvengono un gigantesco
monolite assiso nella mota, che funge da pinnacolo di un'anticamera
sotterranea. Il professor Mario Luna, archeologo di Stato, riceve una
lettera d'aiuto d'un vecchio amico, Alberto: il monolite sembra
antico, addirittura proto-etrusco. Sul posto già investiga un
veterano degli scavi in Libia, l'ingegnere De Marinis. Mentre Luna
esamina la scoperta, strane cose iniziano a succedere: l'assicella
graduata impazzisce sui centimetri di larghezza e lunghezza, angosciosi incubi perseguitano gli uomini e gli operai superstiziosi si
rifiutano di scendere giù nel sepolcro, sotto l'architrave...
Dopo essersi fatto coraggio, Luna rinviene nella camera sotterranea migliaia di frammenti di specchi infranti, cocci di un tenebroso ex voto. Uno studio dei reperti rivela un nome ricorrente tra i secoli, dai goti, ai bizantini, ai romani, all'homo paleolitico dell'età della Pietra. E' m'rara, un acronimo impronunciabile, un qualcosa che non è né mostro, né maledizione. Dove m'rara compare, piccole figure stilizzate si contorcono, distolgono terrorizzate lo sguardo. La faccia di queste silhouette appare scavata, erosa via...
Dopo essersi fatto coraggio, Luna rinviene nella camera sotterranea migliaia di frammenti di specchi infranti, cocci di un tenebroso ex voto. Uno studio dei reperti rivela un nome ricorrente tra i secoli, dai goti, ai bizantini, ai romani, all'homo paleolitico dell'età della Pietra. E' m'rara, un acronimo impronunciabile, un qualcosa che non è né mostro, né maledizione. Dove m'rara compare, piccole figure stilizzate si contorcono, distolgono terrorizzate lo sguardo. La faccia di queste silhouette appare scavata, erosa via...
"M'rahra" Bozzetto di Forlani. |
La
produzione di Lovecraft si divide in fasi. Faccio qui riferimento
alla suddivisione che pratica S. T. Joshi nella sua gargantuesca
biografia, che è poi la suddivisione adottata dalla gran parte delle
antologie che raccolgano il maestro di Providence. Nelle ultime opere
di H.P. la spinta fantascientifica è preponderante. Lo sforzo di
verosimiglianza che aveva da sempre spinto Lovecraft è qui
particolarmente pronunciato, esplicandosi nell'incredibile (specie
per l'epoca) lavoro di worldbuilding delle Montagne della Follia o dell'Ombra venuta dal tempo.
Nel
pantheon degli omaggi lovecraftiani, M'rara si colloca con fierezza
nel meglio della produzione dell'orrore puro di Lovecraft. Sia nello
stile e in certe scelte d'incipit, potremmo benissimo inserire questa
novella negli anni tra il 1917 e il 1926, in cui vennero scritte
perle come La Tomba, o La deposizione di Randolph Carter. Il motore
del racconto è orrorifico al cento per cento, mirando con assoluta
forza kamikaze a inquietare il lettore, a trarne sofisticate
sensazioni di nichilismo cosmico. Beninteso, queste sensazioni
abbondano anche negli ultimi lavori. Ma nel campo della narrativa
breve di quel periodo non sono “levigati” da qualsiasi
descrizione oggettiva, spiegazione razionale balbettata da corpi in
fin di vita, o diluita da rivelazioni di carattere
fanta-antropologico. E' orrore puro, spinto dall'acceleratore della
prima persona di un racconto breve.
Naturalmente, M'rara è una novella, non un romanzo. Ed è in
assoluta prima persona, dall'inizio alla fine. Che questa prima
persona rimanga “persona” man mano che l'orrore pre-etrusco
avanza... beh, questo è un giudizio che spetta al lettore.
Non
sono un filologo lovecraftiano e dunque dovete prendere queste
osservazioni cum
grano salis.
Tuttavia,
sarebbe davvero facile confondere l'incipit di qualsiasi dei primi
due capitoli della novella, per un racconto lovecraftiano. Si
consideri, innanzitutto:
Gli agenti lo invitarono a entrare nell'auto.- Due parole con il collega – supplicò De Marinis – se ho ragione, non ci vedremo per molto tempo –Si accostò, mi sorrise e mi abbracciò con l'allegrezza che in quell'ultima settimana certe orribili circostanze soffocarono a entrambi: ma i capelli gli restavano, da ieri notte e per sempre, ingrigiti tutto a un tratto su una fronte di trentenne; gli tremavano le ginocchia, le mani, ed era livido e rauco.
E' il 30 di novembre del 1935, anno XIV del calendario fascista. Ora sono alieno tutta un'era geologica dal mondo che credete di conoscere: eppure son trascorsi sette giorni, soltanto! Da che viaggiavo sulla linea adriatica con l'espresso che da Bologna mi portò fino a Fermo.
Nel
primo caso, tratto dal cap. 1, disponiamo d'un classico strumento
narrativo: l'amico che implora di non recarci in quel
dungeon/hotel/castello/stanza maledetta. Appare orribilmente
trasformato e per quel meccanismo perverso che conosciamo tanto bene,
la sua supplica ci spinge ancora di più a investigare. Notiamo l'uso
dell'esclamativo a termine del primo capitolo, così come
nell'incipit del secondo (soltanto! Da che...) usato come occasionale
intercalare anche da Lovecraft, generando così l'effetto di un
lamento, quasi il guaito di animale intellettuale. L'era geologica,
inoltre, aggiunge una dimensione temporale, introducendo il concetto
di un tempo ultraterreno, molto al di là dei nostri limiti. Eoni, non
secoli.
Per meglio chiare la somiglianza, cito l'incipit del racconto di Lovecraft Da altrove (1920, From Beyond)
Per meglio chiare la somiglianza, cito l'incipit del racconto di Lovecraft Da altrove (1920, From Beyond)
Orribile, al di là di ogni immaginazione, era il mutamento verificatosi nel mio migliore amico, Crawford Tillinghast.
Non lo avevo più rivisto dal giorno in cui, due mesi e mezzo or sono, mi aveva rivelato a che cosa mirassero le sue ricerche fisiche e metafisiche e, in risposta alle mie timide e quasi spaventate rimostranze, mi aveva scacciato dal suo laboratorio e dalla sua abitazione in preda ad una esplosione d'ira incontenibile. (…)Non è certo piacevole vedere un uomo robusto come lui diventare magro d'improvviso, ed ancor peggiore è lo spettacolo di una pelle flaccida ingiallita e ingrigita, di occhi incavati, cerchiati e accesi da una luce inquietante, di una fronte venata e raggrinzita, e di mani tremanti scosse da involontarie contrazioni.
Come
Mario Luna constata stupefatto l'invecchiamento precoce di De
Marinis, così il narratore di From Beyond descrive con dolorosa
accuratezza di dettagli la metamorfosi di Crawford Tillingast.
L'uso
di questo genere d'incipit, alternato a descrizioni nichiliste del
mondo destinato alla distruzione totale, è tipicamente
lovecraftiano. Per averlo così fedelmente “mimato” occorre uno
studio impressionante, lontano (beyond? Ahah!) dalla trita e ritrita
imitazione dei miti di Cthulhu.
Segue un altro esempio, collegato stavolta all'esordio del secondo capitolo di M'rara. Il riferimento è al racconto Il Tempio (The Temple, 1920). Ancora una volta Forlani imita con efficacia la descrizione particolareggiata di geografia&date qui elencate da H.P. pedissequamente:
Segue un altro esempio, collegato stavolta all'esordio del secondo capitolo di M'rara. Il riferimento è al racconto Il Tempio (The Temple, 1920). Ancora una volta Forlani imita con efficacia la descrizione particolareggiata di geografia&date qui elencate da H.P. pedissequamente:
Il giorno 20 agosto 1917, io, Karl Heinrich, conte di Altberg-Ehrenstein, comandante in seconda della Marina Imperiale Germanica e responsabile del sottomarino U-29, affido questa bottiglia e il documento in essa contenuto all'oceano Atlantico, in un punto del quale ignoro l'esatta posizione ma che presumo sia di 20 gradi di latitudine Nord e 35 gradi di longitudine Ovest. Qui la mia unità giace in avaria sul fondo dell'oceano.
La
ripresa fedele d'un certo stile mi appare evidente. Questo
d'altronde, viene anche bene esemplificato dall'uso del corsivo,
applicato con giusta cura per dare una pennellata aliena a parole
altrimenti innocue.
Un
altro luogo comune di Lovecraft, che può venir conosciuto da chi
H.P. lo legge per davvero, senza aggregarsi alle orde di lettori che
condividono Cthulhu vs Godzilla, è lo strambo senso delle misure.
Spesso può succedere che gli strumenti scientifici non funzionino, o
diano risultati fuorvianti e/o impossibili. Un classico in tal senso
è l'angolo-che-non-c'è nel racconto La casa delle streghe. Geometrie
non euclidee, o generiche “misurazioni possibili” si contano a
iosa nella produzione di serie b, sia di fantascienza che d'horror.
M'rara non fa eccezione:
D'improvviso riluttante e sudato, coi pensieri incastrati tra i denti, l'amico inghiottì; si tolse dalle tasche un'assicella graduata:
- Quant'è grande, secondo te? -
- Un metro e mezzo sul lato corto, due metri e mezzo sul lato lungo. –
- Misurala – mi prestò l'assicella. Sbagliai qualche centimetro in eccesso sui lati. – E fissala, adesso: per alcuni secondi. –
- E allora, che succede? –
Ritornò, con lo strumento, sul perimetro della lastra: a occhio era identico, ma mancavano centimetri in altezza e lunghezza.
Vacillai di vertigine: gli alberi, gli sterpi, la fossa e le pozzanghere mi apparirono, in quell'istante, fuori posto e ribaltati, e il terreno mi mancò sotto i piedi. Mi sostenni al granito, inspirai profondamente; resistetti al calore e i vapori malarici, cui attribuii quell'improvviso malessere.
- Deve essere un'illusione: come quelle di certi quadri ed edifici barocchi. –
- L'occhio umano può essere ingannato: ma un metro da falegname... riprovaci cento volte: io ci ho perduto tutt'un'intera giornata. –
In
particolare, la scenetta mi ha sovvenuto il paragone con Xenos, di
Dan Abnett (per restare nella fantascienza derivativa,
d'intrattenimento). Abnett compie una buona descrizione
dell'incommensurabile, chiaramente ispirato a Lovecraft:
- Quanto è grande? – domandai a Midas.
- Cosa? –
- Questo... posto –
- Non saprei – rispose indicando gli strumenti. – Cento, duecento... trecento chilometri. Forse migliaia. –
- Non puoi essere più preciso? –
Mi rivolse uno sorriso preoccupato.
- Gli strumenti dicono che non ha confini, il che è impossibile, quindi suppongo che siano fuori uso e non posso fidarmi di loro. –
- Allora come fai a mantenere la rotta? –
- Con gli occhi... o con il fondoschiena, dipende da cosa trovi più rassicurante. –
Dan
Abnett, che pure ammiro molto, è solo un abile mestierante. Xenos è
un romanzo ambientato nel mondo di Warhammer 40000, che è tanto più
interessante quanto più si allontana dal backgroud tradizionale.
Eppure, pur essendo fantascienza d'azione “bassa” incorpora
notevoli elementi lovecraftiani. E come in Xenos, così in tanta
narrativa d'intrattenimento potremmo rivenire influenze nettamente
cthuliane.
La
narrativa breve lovecraftiana difficilmente funzionerebbe altrettanto
bene se trasportata nel ventunesimo secolo. Occorre aggiornarla
radicalmente, installare un'upgrade
che terrorizzi a nuovo il lettore. E' quanto gli autori di pastiche
lovecraftiani proprio non comprendono, limitandosi a un'avvilente
riproposizione di tropos ormai consunti.
M'rara
tuttavia aggira questo dilemma, restando semplicemente ancorata agli
anni trenta. Di conseguenza, le inquietudini filosofiche di H.P.
restano attuali, senza doverle traslare al presente.
Mario
Luna, ad esempio, è una versione italiana del gentleman puritano
inglese, la cui professione di archeologo sottintende bene l'amore
viscerale per il passato. Inoltre il cast scelto da Forlani riflette
una suddivisione tradizionale: pochi uomini di scienza, pronti a dar
di matto davanti all'inspiegabile, attorniati dalla solita plebe
superstiziosa, da un'amministrazione incompetente e dall'assenza di
personaggi femminili.
L'ambientazione
fascista, anziché naufragare negli usuali nostalgismi, si pone fin
dalle prime righe apertamente ostile a Mario Luna e De Marinis: il
regime vuole grano, non cultura. Il monolite e quanto contiene vanno
spianati dai bulldozer, cancellati dalla faccia della Terra.
L'archeologia interessa solo quando legittima la dittatura, quand'è
limitata all'impero romano: nel nome di alcuni secoli, se ne
cancellano altri.
Volendo,
si possono rintracciare dei riferimenti al presente in alcuni
dialoghi, alcune punzecchiature. Ma questi meta-riferimenti li lascio
volentieri ad altri. Quello che mi preme sottolineare, è l'ostilità
preponderante di un'ambientazione storica bruta e ignorante, che
martella un Mario Luna già stranito dall'orrore nel sepolcro.
Particolarmente
pregnante a questo proposito il seguente dialogo:
- L'essenziale è la terra da coltivare! –
- Sono certo che a Roma non la pensino così – insinuò De Marinis – esporrò a chi di dovere. -
- Interessano i risultati, il consenso del popolo: che è un popolo d'operai, di contadini, di figli. Ci ponete un'alternativa assolutamente ridicola: granoturco o cultura? E noi abbiamo scelto che cosa?! Voi ridurrete questo bivacco di moscerini a un agro gaio e verde: è inteso, Ingegnere?! E farete il più presto! Voi, professore, non vi immischiate di queste cose. -
L'inaspettata
moda di Lovecraft che imperversa ormai da (quasi) un decennio ha
superato diverse tappe importanti: dal semplice ritorno in forze
dell'autore in libreria, a nuovi&necessari chiarimenti
saggistici, ai primi dichiarati omaggi divenuti letture mainstream.
Oggigiorno, nell'ambito geek se dici “Cthulhu!” tutti riconoscono
il riferimento, o per dirla all'inglese “get the joke”. Tuttavia,
per quanto la mitopoiesi degli Antichi sia importante, occorre non
smarrire l'importante nozione che H.P. Lovecraft è molto più di
questo. E' un filosofo che scrisse acuti testi di analisi
filosofico-letteraria, è un grafomane con alle spalle centinaia di
migliaia di lettere, è uno scrittore dell'orrore completo, con una
produzione di tutto rispetto ben prima che giungessero tentacoli e
divinità dall'oltrespazio. M'rara, di Alessandro Forlani è un
innegabile omaggio lovecraftiano, ma nel contempo si discosta
sdegnato dall'usare semplicemente la mostrologia già creata dal
Solitario di Providence. Al contrario, pur nella stretta aderenza del
canone, segue una sua strada con molta più efficacia. Oltre che una
lettura avvincente, M'rara dovrebbe illuminare la via per future
opere di altri autori. Altrimenti, il passo successivo alla
popolarità di un'opera è la sua trasformazione in commedia, aspetto
che con i Miti di Cthulhu sta già avvenendo.
Per
evitare ciò, dobbiamo scoprire tutto Lovecraft, senza limiti di
sorta.
Diversificazione,
anche nell'orrore.
Erik Kriek, presa da Fumetti di Carta |
Fonti:
M'rara, di Alessandro Forlani (Pagina Amazon)
Nel
campo dei giochi da tavolo, il gustoso Kingsport Festival, le cui
descrizioni sono opera di Forlani, vedrà un'espansione a tema M'rara.
Le
citazioni dei racconti di Lovecraft sono tratte dall'edizione
Newton&Compton (Grandi Tascabili Economici). So che non è il
massimo, ma l'avevo comprata a quattordici anni, quando le
preoccupazioni filologiche ancora non mi attanagliavano! ^___^
Xenos,
di Dan Abnett (traduzione Hobby&Work).
4 commenti:
Come sempre i tuoi articoli sono una bella lettura, strutturati e completi, complimenti! Da amante degli scritti di Lovecraft condivido quanto dici sulle nuove ondate "lovecraftiane" e su come spesso l'obiettivo fallisca per una mancata comprensione di ciò che era veramente Lovecraft, nella sua completezza artistica. Mi permetto di aggiungere che un dettaglio a mio avviso spesso dimenticato (volutamente?) è il suo concetto di meraviglia. So di averlo già detto altrove, ma ormai son vecchio e mi ripeto :D ma è uno degli aspetti dei suoi racconti che più mi manca nella letteratura orrorifica pseudo lovecraftiana moderna (e non solo in quella). Che fossero tombe dimenticate o città nel regno dei sogni, città sottomarine abitate da creature inumane o spazi siderali oltre la nostra comprensione, lui riusciva a comunicarne la potenza immaginifica, la meraviglia, che anche il terrore riesce a destare nell'animo umano (per quanto incapace di sostenerlo).
PS - non conoscevo questa novella di Forlani, e me l'hai decisamente venduta ;-)
PPS - bisognerebbe organizzare un ritrovo triestino di HPL lovers per qualche bella partita ad Arkham Horror & affini
@Matteo Poropat
No, no, fai bene a ripeterti, anzi. La meraviglia è una componente fondamentale di Lovecraft. Ne Il tempio, ad esempio, il sommergibilista prussiano rimane incantato di fronte allo spettacolo della città sottomarina, più che terrorizzato. Adesso che ci penso, ricorda un po' il sublime di Burke, "l'orrore che affascina". Può funzionare, come paragone?
P.S. Tu quoque! Facci dopo sapere che ti è sembrato, mi raccomando :-D
P.P.S. Assolutamente! Credo paradossalmente d'avere più lettori della zona della Toscana&co che di Trieste, a giudicare dalle statistiche...
Uh, lei mi lusinga, ma tanto eh?!
Insomma, è deciso e irrevocabile! Dove/quando ci si vede per evocare?
@Alessandro Forlani
Oh suvvia, sono solo appunti raccolti durante la lettura, e confezionati in una recensione, non esageriamo :)
Devo colloquiare con i cultisti universitari, ma prima o poi ci vediamo a evocare uno shoggoth...
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