Nei videogiochi il sandbox identifica arene di gioco liberamente esplorabili, in cui si sviluppa la storia e dove il giocatore si aggira a suo piacimento. Gli esempi più famosi derivano dalla Bethesda: la noia ripetitiva di Elder Scrolls, le desolazioni post-bomba di Fallout. Il sandbox è letteralmente lo “scatolone” di sabbia dove il giocatore può sbizzarrirsi a esplorare l'ambiente, forgiando una sua personale storia: come il bambino nella sabbiera del parco, o in spiaggia costruisce con paletta&secchiello città e villaggi in cui ambientare le proprie storie, ugualmente al giocatore è dato un “sandbox” con cui giocare ed esplorare.
Ovviamente,
un bambino senza fantasia si diverte poco, e ugualmente un gioco
sandbox mal fatto o poco ispirato può avere risultati disastrosi. E'
obbligatorio che il mondo sia oltre che esplorabile, credibile; deve
offrire al giocatore fondamenta solide, npc dignitosi, quest ben
scritte e in ultima analisi un'attenzione maniacale ai dettagli.
Dev'essere un mondo vivo, reale: il giocatore non deve interrogarsi
se è dentro un videogioco; deve crederci nel momento in cui gioca.
Possiamo applicare il modello sandbox a un film?
Possiamo applicare il modello sandbox a un film?
Ovviamente,
esistono limiti e vantaggi, derivanti dal passaggio di medium, ma nel
caso di questo Mad Max: Fury Road, possiamo legittimamente parlare di
sandbox. Il mondo – desertico e sabbioso, ahah – di George Miller
appare esplorabile su così tanti livelli da perdere il conto.
E'
un mondo vivido, sgargiante, lontanissimo da quei teatrini di carta a
base di supereroi e commediucce familiari che vanno tanto di moda
rispettivamente tra adolescenti e pensionati.
Il
mondo postapocalittico di Fury Road è un panorama talmente
straripante di dettagli che risulta impossibile per qualsiasi vedente
dubitare della sua esistenza. Riesce nell'impresa a dir poco rara di
mostrare un panorama alieno, governato da regole arcaiche e assurde.
Gli npc che vagano per queste lande devastate fanno sembrare gli
abitanti di Borderlands, di Fallout, di Rage, di Mad Max: Thunderdom
cittadini educati e civili. Hanno talmente abbandonato la propria
umanità da lasciare alle spalle un guscio vuoto, un corpo umano
abitato da sentimenti e culture lontanissime dalla nostra. Già di
per sé l'aggettivo “post” implica un abbandono del mondo
precedente, ma nel caso di Fury Road abbiamo un post-post!
Siamo
“post”(eriori) la civiltà precedente: l'apocalisse.
Ma
siamo anche post il survivalismo e la ricostruzione che normalmente
segue. Il post-apocalittico, per l'appunto.
In
Mad Max: Fury Road siamo a post a sua volta il post-apocalittico
stesso: la civiltà – ma dovremmo chiamarla zoologia – che ne è
emersa non condivide nulla col mondo precedente. E' per l'appunto
totalmente aliena.
Eppure,
nonostante questa “alienità”, Miller confeziona un mondo
completamente credibile.
Mentre
il film procede sembra davvero di poterlo esplorare in lungo e in
largo; che dando un colpetto alla telecamera potremmo inquadrare un
altro dettaglio del posto, e non le tende del set, o dei furgoncini degli effetti speciali. Questo carattere si somma bene al sandbox di generi e
tematiche; il motore del plot macina ogni genere di critica,
bruciando ogni politica e ogni tematica contemporanea per alimentare
una trama di scoppi di azione convulsa.
In
tal senso il film è un sandbox, perché lo spettatore ci potrà
confezionare il messaggio e la storia che vuole, oscillando a un
aspetto all'altro. Esattamente come il sandbox è riutilizzabile a
piacimento per avere nuove esperienze, ugualmente Mad Max: Fury Road
può venir guardato e riguardato anche solo mutando protagonista su
cui concentrare l'attenzione.
Il
tema maggiore del nuovo Mad Max: Fury Road è chiaramente il tema
femminista. Considerando che non ho le competenze per giudicare e recensire
i film, non proseguo quest'abbozzo di recensione: ma vi porgo invece
questa intervista condotta dal Time a Eve Ensler.
L'ho
tradotta in questi giorni. Trovo che dia una prospettiva diversa al
film, rispetto a quanto ne hanno parlato i recensori di lingua
italiana, troppo intenti a diatribe “Non c'è Mel Gibson!!1
Bruttoh!” o a inutili nostalgie anni 80' dei precedenti film della
saga.
Ovviamente va preferita la versione in originale, e ovviamente eventuali errori/distorsioni della traduzione si devono alla mia incapacità... ^___^
Ovviamente va preferita la versione in originale, e ovviamente eventuali errori/distorsioni della traduzione si devono alla mia incapacità... ^___^
Time:
E' davvero raro che un film blockbuster con grandi produttori tratti
questi temi, per non parlare di coinvolgere qualcuno con il tuo
background sul set per delle consultazioni.
Com'è potuto succedere?
Eve
Ensler: Ha
sorpreso tanto me quanto ha sorpreso te, che è poi il motivo per cui
ho deciso di accettare. Penso che il (regista) George Miller mi abbia
sentito dare un discorso sui diritti umani a Sidney. Mi ha chiesto se
fossi disposta a venire in Namibia per una settimana, dove stavano
girando e lavorando con i membri del cast – le mogli in
particolare. Voleva che dessi loro una prospettiva sulla violenza
contro le donne intorno al mondo, in particolare nelle zone di
guerra.Ho letto la sceneggiatura e sono rimasta sbalordita. Una donna su tre su questo pianeta verrà stuprata o picchiata nell'arco della sua vita – è un tema centrale dei nostri tempi, e questa violenza è legata a ingiustizie economiche e sociali. Il film affronta questi argomenti senza paura. Penso che George Miller sia un femminista, e abbia diretto un film femminista. E' davvero straordinario da parte sua riconoscere che gli servisse una donna che avesse conoscenze dell'argomento per aiutarlo.
Una parte del motivo per cui vediamo così poche storie femminili nei film è che ci sono davvero poche registe cui vengono affidate le redini di grandi progetti come Mad Max. Ovviamente, questo film è stato diretto da un uomo, ma nel contempo resta un film femminista. Pensa che le femministe risponderanno dicendo, “Bene. Questo è un passo in avanti. Ma non sarebbe stato meglio se fosse stato diretto da una donna?”
Hai lavorato vent'anni per terminare la violenza contro le donne.
Come hai condiviso tutte queste esperienze con gli attori?
Mi hanno fatto domande sui loro personaggi. Che cosa dovrebbe comportare essere uno schiavo del sesso a lungo tenuto in cattività? Come dovresti sentirti ad accudire un bambino di qualcuno che ti ha stuprata? Che cosa dovrebbe comportare sentirsi vicina al tuo aguzzino nonostante l'abuso, perchè è andato avanti così a lungo? Il modo in cui, dopo che sei stata stuprata, il tuo corpo diventi un posto da cui dissociarsi, un luogo di terrore. Volevo dar loro un po' di contesto. Abbiamo parlato delle donne di conforto, che erano tenute come schiave dai giapponesi (in Corea nella Seconda Guerra Mondiale n.d.T.) e riguardo lo stupro e la violenza in luoghi dove ho speso molto del mio tempo, dalla Bosnia, al Congo, ad Afganistan, ad Haiti. Abbiamo parlato del traffico sessuale in America, che è in crescita.
Moltissimi film promettono che avranno “forti personaggi femminili”, ma finiscono sempre per diventare damigelle (da salvare n.d.T.) o aiutanti del protagonista.
In che modo pensi Mad Max sia differente?
George stava studiando come creare donne emancipate, non vittime e penso che ci sia riuscito. Non ricordo d'aver visto così tante donne di diverse età in nessun film prima d'ora. Sono rimasta stupefatta dalle donne più anziane nel film, che sono buone combattenti esattamente come gli uomini. Non l'avevo mai visto prima. Hanno tutte così tanti obiettivi e libertà.
Il personaggio di Charlize inoltre è davvero feroce.
Ma nello stesso tempo, è compassionevole. Ed è un risultato
difficile da raggiungere. Si sente che tutte le donne sono complete,
in termini di background e storie personali. Persino qualcosa di
secondario come i vestiti nel film: nell'incipit sono spogliate e
vulnerabili e oggettificate. Ma verso la fine, hanno di nuovo i loro
vestiti addosso. Si sono riprese i loro corpi indietro e si sono
emancipate in un qualche modo fondamentale.
E la storia del film: donne disposte a fuggire un
carcere dorato per la libertà, e disposte a rischiare la vita per
emanciparsi. E' la rivoluzione femminile contro il patriarcato.
Ho anche apprezzato che queste donne forti siano
compassionevoli e non vengano punite per esserlo.
Tutte le donne nel film mantengono la loro femminilità.
Sono capaci di affetto e amore, e nel contempo sono combattive.
Finiscono per diventare tutte queste cose. E' un quesito
fondamentale: come possono le donne sopravvivere in una cultura
violenta, e patriarcale? Come possono mantenere pure le loro anime in
una zona di guerra?
E questa domanda non viene abbandonata a favore di
qualche storiella d'amore.
Non è fantastico? (George) avrebbe potuto facilmente
mettere assieme Charlize e Tom. Ma l'idea è stata, non gireremo un
film su una donna che abbandona ogni sua conquista per innamorarsi di
un uomo. Combatteranno fianco a fianco, e la donna salverà l'uomo in
un dato momento, e lui salverà lei in un altro.
Pensa che se il film avrà successo al box office,
proverà che gli spettatori vogliono vedere anche storie femminili?
Lo spero. Penso che George l'abbia fatto in un modo che
ha qualcosa di geniale, e sia riuscito a intrecciare queste storie in
un film che attirerà tantissime persone per diverse ragioni. Al suo
nocciolo, è la storia di una donna. In una delle scene, mostra
queste macchine mungitrici dove le donne non sono altro che il loro
latte, ed è talmente simbolico. Persino il primo cartello, dove c'è
scritto, "Le donne non sono cose". Dove l'abbiamo mai
visto prima?
E' una sorta
di femminismo camuffato. Quando annunci nelle anteprime – una donna guerriera fugge con delle schiave del sesso – non sembra
necessariamente un blockbuster. Ma considerando che è un film
d'azione, gli uomini andranno a vederlo. Qualcosa di simile è successo con un altro film estivo: Amy Schumer, che è una
commediante femminista dichiarata, sta per avere successo con la commedia romantica Trainwreck.
C'è LeBron James nel film, che penso potrebbe attirare spettatori
maschili che altrimenti non sarebbero interessati. E' questa sorta di
femminismo camuffato, il modo migliore per affrontare le
diseguaglianze contro le donne, al cinema?
Un giorno,
non avremo da camuffarci. Un giorno sarà tutto finito. Una delle
grandi cose di questo film è che quando hai delle donne al tuo
fianco, hai migliori possibilità di sopravvivere. E' chiaro che
staremo tutti meglio, quando le donne raggiungeranno l'eguaglianza.
Non vogliamo dominare. Vogliamo solo che alle nostre storie si dia
eguale considerazione – di poter avere anche noi una chance sul
campo da gioco.
Fonti:
Un'interessante
recensione di Dangerous Minds, che avvicina George Miller al grande
Jodorowsky.
Nel
documentario "Dune", Jodorowski considera la fantascienza
come un grande scenario dove ambientare le passioni umane: astronavi,
pianeti e lotte interstellari sono fondamentali per immergere lo
spettatore in una scenografia barocca, ne più ne meno come nei vecchi teatri. A rifletterci un po'... Non fa lo stesso Miller,
solo sostituendo a razzi e jet spaziali, automobili modificate?
L'uso
del termine sandbox per altri generi compare nella recensione al
primo n. di Providence, di Alan Moore (in uscita a fine maggio).
L'uso che faccio del termine è lo stesso.
5 commenti:
Sarà un piacere vederlo!
Senza dimenticare che uscirà davvero un gioco sandbox di Mad Max, creato dallo stesso team che ha fatto il gioco sandbox più bello di sempre, ovvero Just Cause 2 ;P
@MarcoGrandeArbitro
Un piacere per gli occhi e per l'adrenalina!
@Pixel
Sei il 666' commento sul blog, sentiti onorato! :-D
Just Cause 2 lo trovavo leggermente noioso dopo un po', ma la distruzione totale mi divertiva parecchio. Vedremo... L'anteprima mi sembrava promettente.
Ciao!
Ho appena scoperto questo blog, ti faccio i miei complimenti perché è molto bello e ben fatto.
Questo film già mi attirava prima, dopo aver letto questo articolo voglio vederlo per forza!
@Arya94
Benvenuta!
Il blog è tutt'altro che bello, gli manca un'immagine di copertina e tanti gadget che hanno i blog "famosi". Ma se ti piace son contento :-D
Il film merita! Se ti va, fammi sapere poi che ti è sembrato.
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