Quello che la gente non capisce e non
capirà mai, è che lo Hobbit, pur nella rielaborazione "libera"
di Jackson, non è il Signore degli Anelli. Semplice, no? Lo Hobbit
precede Il Signore degli Anelli, sia nelle vicende storiche sia nella
scrittura effettiva di Tolkien. Se Il Signore degli Anelli mostra i
muscoli di una struttura narrativa e di un worldbuilding ammirevole,
lo Hobbit viene da Tolkien scritto come favoletta per bambini, come
divertissement.
Fiabetta con due palle così, se mi
permettete, ma pur sempre opera minore. Distinta, perchè diversa.
Ma questo la gente non l'afferra.
Leggono Peter Jackson a caratteri cubitali sui poster, guardano il
trailer e pensano che Oh Oh Oh Hanno fatto Il signore degli Anelli 2!
Fico! Guardiamolo!
Lo Hobbit non ha la coerenza interna
del suo fratello maggiore, anzi. E' deliziosamente fiabesco. La
girandola di roba in cui incorrono Bilbo&compagnia ha la stessa
sostanza degli incontri casuali di D&d.
Vera musica per le
orecchie di chi ama il fantasy, ma pur sempre diverso dalle avventure
di Frodo. Parecchio diverso.
La tipica coerenza di Gandalf |
Quindi non mi sorprendo, se anche in
questo secondo episodio fioccano le critiche di chi deluso dalle sue
aspettative di vedere il "Il fosso di Helm secondo round"
commenta alla splendida chiusura del film che...
"Era meglio l'ultimo Harry Potter"
Il mio regno per la testa di quel
fellone in un sacco.
A misurare poi ritmo e azione in questo
secondo episodio, ci si sorprende di quanto risulti serrata l'azione,
quanti eventi vengano compressi, accelerati, velocizzati. Se il primo
film aveva una partenza lenta e incerta, il secondo preme sul turbo,
sfracellando in un'orgia di azione ogni minimo dubbio. La regia
deborda, scivola in splendidi eccessi.
Nella scena della fuga nei
barili, i nani diventano macchine di puro spettacolo.
Rotolano,
volano, s'infrangono. C'è un momento in cui il barile di Bombur si
rompe e capovolto il nano usa legno e ferro come un'armatura. In
quell'istante ho pensato: Wow, un nano in un esoscheletro da
combattimento! Geniale! Nella stessa sequenza, Legolas saltella sulle
teste dei nani come un'acrobata sui ciottoli di un fiume; o più
avanti sempre Bombur- che ricordando una palla permette giochini
registici del genere – piomba sul soffietto gigante delle forge di
Erebor. Molti storceranno il naso. Ma io trovo che l'operazione
compiuta, il senso di grottesco, di pura meraviglia, sia
insostituibile.
Perché lì, scene del genere sono all'ordine
del giorno.
In tal senso, non è un film
tolkeniano. Tolkien possedeva un forte senso dell'equilibrio, della
compostezza. Un tono pacato, lento, molto da campagnolo hobbit
inglese. Peter Jackson al contrario viene dall'entroterra
ultrasplatter del cinema indie e possiede invece un senso del
grottesco molto forte.
Tolkien è neoclassico, Peter Jackson è
barocco.
Il primo scriveva romanzi, il secondo gira film. Solo a
fatica possiamo trovare veri punti in comune.
Questa lontananza ha generato un
effetto paradossale, nello sviluppo della trama. Scene che nel libro
sono “madri”, particolarmente ricche di dettagli e sì, azione,
sono molto ridotte. Altre, come la storia di Bard, facilmente
dimenticabile, vengono ora da Jackson insospettabilmente
approfondite.
Le stelle sono tanto fredde Oh oh vieni che ti scaldo Censura! |
La lotta contro i ragni era una delle parti che più mi
aveva colpito leggendo il libro. Nella versione Jacksoniana, la lotta
contro i ragni è semplificata, tagliata e viene brutalmente
congiunta con due personaggi sostanzialmente estranei all'originaria
sceneggiatura: Legolas e Tauriel.
Nell'ingranaggio della storia,
Legolas a sorpresa funziona meglio di Tauriel. Ha un ruolo centrale
nelle scene di combattimento, un fisico sorprendentemente in forma,
una forte presenza scenica.
Nelle Due Torri surfava sullo scudo,
nella Desolazione surfa sugli Orchetti. Spesso ancora vivi.
Tauriel, oltre a infastidire i fanboy
tolkeniani, recita con poca convinzione e spesso il ruolo di “giovane
elfa” non sembra realistico, per la semplice ragione che un elfo
non può essere giovane non più di quanto un pensionato possa essere
ragazzino. E' un semplice fatto genetico. E se Legolas si comporta
bene, Tauriel viene troppo spesso rovinata dall'outfit imposto; la
parrucca è brutta e posticcia, l'effetto generale ricorda un action
figure, una silhouette stilizzata.
Mi ha sorpreso la storia d'amore. Mi
aspettavo che tirassero fuori dal cappello qualche ramingo solitario,
un Aragorn caricatura. Invece hanno scelto una relazione col nano
giovane, Kili. Nonostante alcune ingenuità, poteva andare peggio.
Potevano scegliere Thorin come vittima di Cupido e sarebbe risultato
in un disastro. Si sopporta, si brontola, ma alla fine Tauriel
riveste il ruolo di guaritrice che era stato di Galadriel, più che
d'improbabile amante focosa.
Elfi razzisti, stronzi e isolazionisti come l'America del primo Novecento |
La compagnia dei nani agisce come un
corpo unico, un'entità organica che più che costituire una libera
aggregazione di individui dà più l'idea di una fratellanza
profonda. Un senso di lealtà che va al di là dell'acciaio, che
affonda nell'eredità dei nani. Barbe e sangue.
Alcune scene- l'attacco concertato ai
ragni, la fuga nei barili, la vertiginosa sequenza per sconfiggere
Smaug- sono a tal punto bene coreografate che ti viene da chiederti
se hai a che fare con dei nani, o con dei ballerini. I nani
combattono all'unisono, agiscono come le dita di una mano, ognuna
concentrata nel suo ruolo, nel suo obiettivo. Il primo film della
trilogia tentava la strada dell'individualismo, distinguendo nano e
nano, riuscendo nella titanica impresa di fornire carattere a nomi
che Tolkien abbozzava solo sulla carta. Nel secondo, queste
distinzioni scompaiono e solo pochi nani emergono dal mucchio:
Bombur (il grasso), Thorin (il capo), Balin (il luogotenente), Fili e Kili (i
nani giovani).
Si arriva al drago.
Il rosso drago
Smaug.
Altra scena madre, altra sequenza mutilata. Nella versione
cartacea, che occorre ricordare non dev'essere per forza migliore
perché fonte originale, Bilbo andava e veniva dal Drago parecchie e
parecchie volte. Dialoghi sul filo del rasoio. Inganni. Piccole
ruberie. Peter Jackson invece accelera brutalmente. In uno strano
processo osmotico, i dialoghi di Smaug ripetono parola per parola
quelli del libro. Ma li dice tutti in una volta! E con una violenza
che nel libro molto più ironico mancava.
Il drago, maledettissima,
sornione creatura, raggiunge con Peter vette di cattiveria notevoli.
E' astuto, è ironico. Ha una voce, una cadenza lussuriosa, che
accompagnata al moto sinuoso di coda e membra lo trasforma in
qualcosa di più di un grosso rettile. Hanno chiaramente infuso
grande attenzione ai movimenti del drago, che in ogni scatto di
artiglio svela un'arroganza profonda, una cattiveria difficilmente
replicabile.
Sono andato poi a confrontarlo con le
vecchie immagini di D&d 3.5 e anteriori e sono rimasto
piacevolmente compiaciuto della somiglianza. Smaug è in un certo
senso il fratello cattivo di Dragonheart. Uno degno avversario per
ogni Paladino powerplayer.
Larry Elmore l'avrebbe molto
apprezzato.
Sempre in tema di draghi e miniature che non siano della Games Workshop... |
E insomma, questo è lo Hobbit (2) La
Desolazione di Smaug.
Un opera che riesce a unire il Fantasy
Tolkieniano Classico con un'insospettabile regia dell'action movie
alla Kung Fu di Hong Kong. Mi aspettavo il mio contentino, il mio
nauseante Guilty pleasure... E invece ho trovato qualcosa di
fondamentalmente diverso.
Dicembre 2014 non è mai stato così
lontano...
Fonti: Qualche recensione.
Il Preludio che vince la Desolazione, di Meditazioni Tolkeniane.
Cinefollie. Lo Hobbit- la Desolazione di Smaug
Le caricature sono dell'artista Otis
Frampton Fun Lord of the rings and Hobbit art
Il Drago è un vecchio progetto Kickstarter in collaborazione con Larry Elmore della Dark Sword Miniatures
2 commenti:
Momosa recensione davvero bella, e ieri sera momosamente sono andata anche io a vedere la "Desolazione di Smaug". Devo essere momosamente sincera: come negli episodi momosi di "Star Was" i primi tre (quelli più momosamente recenti) non mi ha entusiasmata. Sarà che sono legata agli episodi vecchi, forse per questo mi viene da dire "Ni" e non "Sì. Però le ambientazioni mi sono piaciute tantissimo! Inoltre c'è da dire che del momoso Gandalf non mi piace la voce del doppiatore, ma vabbè quello si può ancora perdonare. :3
Grazie dei complimenti <3
Gandalf, poverino, fa una figura da cioccolataio in quest'episodio, dal lasciare i nanerottoli al buon senso del signor Baggins al correre su e giù nella tana del negromante... Deve avere un debole per farsi imprigionar ein luoghi inospitali
Però no, dai, la seconda trilogia di Star wars ha quell'orrore di Jar Jar Binks, la peggior cosa mai partorita dalla mente di uno sceneggiatore xD xD
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