Dopo quasi un anno che ho ripreso a scribacchiare non solo articoli, ma narrativa di basso livello, posso con tranquillità affermare che la scena degli esordienti italiani si presenta deprimente a dir poco. Le caratteristiche base che ho intravisto in buona parte dei testi che vengono offerti alla critica su forum di scrittura come Writer's Dream sono all'incirca:
- Ricerca di uno stile particolare, ampolloso e astratto, sul modello dei grandi prosatori del secolo scorso. Salvo rari casi italianissimo ricorrere a frasi musicali, metafore, dissertazioni (pseudo) filosofiche. Il tutto avviene ovviamente a scapito della chiarezza e dell'interesse del lettore, mettendo in secondo piano quanto dovrebbe costituire il fulcro di ogni romanzo: azione e personaggi. In altri termini: parole per amore di parole.
- Personaggi in molti casi monodimensionali, fastidiosamente perfetti, narcisistici, pienamente rientranti nei dogmi del politically correct. Ho anche riscontrato una certa tendenza al ricorso di personaggi Mary Sue: protagonisti ricalcati sulle migliori qualità dello scrittore. In questo senso ho spesso notato il ricorso da parte maschile a protagonisti femminili, che di fatto rimangono tuttavia autentici mary sue, emanazioni dei pensieri e del carattere dello scrittore.
Il risultato? Improbabili femmine d'incredibile bellezza manovrate dal burattinaio-scrittore maschio, che ragionano di fatto come uomini, ma vengono descritte come fuoriuscite dall'ultima rivista di playboy.
tipico scrittore esordiente: morde se provocato |
Non occorre trascurare un certo fastidioso moralismo, in cui ostracizzate appaiono ogni possibile scena di violenza, e non mi riferisco certo a stupri e torture, quanto banali scene di combattimento.
La reazione di fronte all'accurata descrizione di un po' di sangue o cervella sparse da un colpo di pistola è un costernato orrore da gentildonna vittoriana. Un atteggiamento "ah che schifo" che non giova a chi vollesse concentrarsi sull'azione al cardiopalmo.
Non diverso l'atteggiamento nei confronti delle scene di sesso, spesso ricche d'insopportabile buonismo borghese, volgari eppure banali.
Sangue! Tette! Realismo! |
Avete presente quei biscotti da colazione privi di gusto, magari ben confezionati, ma che rapidamente stancano? Ecco, l'impressione è questa. E cosa ne fate dei biscotti insapori? Li mettete da parte, a malincuore, ma risolutamente.
10 commenti:
- Ricerca di uno stile particolare, ampolloso e astratto.
- Improbabili femmine d'incredibile bellezza manovrate dal burattinaio-scrittore maschio, che ragionano di fatto come uomini, ma vengono descritte come fuoriuscite dall'ultima rivista di playboy
Nel primo caso faccio meaculpa... ma, pur con fatica, cerco attraverso la lingua, lo stile, di raggiungere uno scopo. Nel secondo caso... cazzo (molto maschile!) come hai PURTROPPO ragione! :-(
Grazie del prezioso commento :-) La verosimiglianza del protagonista femminile rimane sempre un problema non indifferente :P
le (poche) volte che ho provato a scrivere con personaggi femminili, scelgo sempre di caratterizzarli con qualche difetto fisico più o meno evidente, che almeno all'inizio m'impedisce di sfociare nelle descrizioni che spesso trovo in alcuni romanzi dell'eroina che esce dalla doccia, o per motivi non proprio molto chiari esibisce una gratuita descrizione dell'abbigliamento e della biancheria intima :D
Secondo te, gli scrittori prima di produrre qualcosa di buono si mettono davvero a tavolino per programmare una scaletta?
Non saprei dare una risposta alla mia domanda... credo invece che il cosiddetto aspirante medio italiano non si ponga troppe domande su quale sia il proprio stile o quale sia il linguaggio che più gli appartiene. Forse, allo scrittore medio italiano piace semplicemente scrivere e scrive. Io stessa -pur non essendo aspirante- mi perdo in frasi ampollose, ogni tanto filosofiche, ma non che io ci pensi ad uno stile preciso. Io scrivo e basta, perché mi piace farlo. Mi soffermo sulla sintassi e amo i sinonimi e credo che il mio modo di scrivere sia conseguenza di un desiderio, di una voglia di estraniarmi dall'analfabetismo di cui siamo affetti.
Forse, un altro grande problema è che le grandi opere sono già state pubblicate, che si finisce con l'essere banali perché prima di noi ci sono già stati dei grandi scrittori. Questo non vuol dire che adesso non vi siano più i big, ma siamo nel 2012 e viviamo nell'abbondanza, nell'eccesso. Così, l'aspirante medio italiano non può far altro che scrivere ciò che gli viene spontaneo, ciò per cui si emoziona. E infine, forse, il vero problema è che a te piace leggere altra roba. Azione, personaggi? Non ti sembra che ci sia già abbastanza caos? :) Io sono una fan delle pippe mentali yeee e dopo aver letto questo tuo articolo e amando la tua scrittura, ho ben voluto iniziare a leggere quel po' di narrativa che stai offrendo al popolo internauta. Ma i commenti ad un altro giorno...
Allora.
Precisiamo alcune cose: io non ci vedo nulla di male in un linguaggio complesso e articolato, solo ritengo che prima di ogni cosa ci si deve assicurare che il racconto/articolo/ romanzo sia comprensibile al lettore. Solo allora possiamo permetterci d'aggiungere orpelli retorici.
Il più delle volte noto invece bizantinismi, frasi artefatte, parole messe per il gusto di mostrare quanto s'è eruditi (affogando poi negli errori di battitura e grammaticali lol)
Secondo te, gli scrittori prima di produrre qualcosa di buono si mettono davvero a tavolino per programmare una scaletta?
Ma anche sì. E' certo meglio che procedere a tentoni :-D
Ovviamente mi sto riferendo a racconti e romanzi, non poesie, dove immagino sia diversa la questione.
"Secondo te, gli scrittori prima di produrre qualcosa di buono si mettono davvero a tavolino per programmare una scaletta?"
Io, per esempio, senza scaletta non scrivo neppure la prima parola del racconto!
hahaha gli errori di battitura e grammaticali... quanto odio leggerli! Anche se, vuol dire che l'elaborato è stato forse riletto poco o male. Ma questo è un altro discorso.
Caro Alessandro, credo saresti stato proprio simpatico alla mia prof di italiano, vero Zeno? :)
Io con le scalette ho invece un rapporto piuttosto avverso. Non penso di averne mai fatta una. Forse per questo non ho più scritto racconti :( .
Comunque Zeno, quando su repubblica non ti piace qualche mio scritto, fammelo notare pure, ci tengo alle tue opinioni ( ciò non vuol dire che andrei a modificare quanto scritto :P).
Per la scaletta non devi per forza immaginarla come l'articolato schema del temino delle superiori, quanto piuttosto un utile canovaccio, una legenda che ti permetta di pianificare cosa vuoi mostrare, quanto, come. Insomma, anche nel progettare lo scheletro del racconto si può tranquillamente seguire l'ispirazione :D
Per repubblica@scuola ti farò sapere^^ Ma per il momento sono in una fase di stanchezza, per quanto riguarda articoli e affini.
"Io, per esempio, senza scaletta non scrivo neppure la prima parola del racconto!"
Vedi, anche Forlani mi dà ragione ^-^
Non dico che sia una cosa sbagliata ma ma .... l'unico canovaccio che conosco è quello della cucina. Non son buona, non ci riesco proprio. Imparerò, anche perché il tempo che ho a disposizione per apprendere è molto. :)
Per repubblica fai pure con calma, tanto non ci sono chissà che capolavori.. noia di vita noia di scrivere...
Mi viene da pensare allora che io sia proprio bravo. :-)
Felice per lei ^^ ma non si preoccupi, qualche critica da fare la si trova sempre :D
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